Dopo aver letto l’ultima fatica letteraria di Fabio Stassi - giunto secondo lo scorso anno al Premio Campiello con lo splendido libro “L’ultimo ballo di Charlot” - “Come un respiro interrotto” (Sellerio), linguisticamente e stilisticamente affascinante quanto contenutisticamente sgradevole e, a tratti, blasfemo, ho gustato e degustato il romanzo “Andorra” (Adelphi) dello scrittore statunitense Peter Cameron.
L’eleganza e l’aristocrazia della scrittura avviluppa una storia che nasce sonnecchiante, per poi arricchirsi di elementi che rendono la trama sempre più coinvolgente, fino all'inaspettato coupe de theatre finale.Il microbico Principato di Andorra, situato lungo i Pirenei fra la Spagna e la Francia, assume nel racconto di Cameron tratti immaginifici: collocato sulle coste di un mare inesistente, la cui capitale La Plata - delicato scenario ove si svolge l’azione narrativa – in realtà è il nome fittizio della vera città di Andorra la Vella.I dialoghi che piacevolmente scorrono in ambienti alberghieri o all’aperto, le cui sonorità di sottofondo sembra di udire, fanno pregustare al lettore una conclusione a lui ignota.Fabrizio Giulimondi