Andrea Benetti è l’ideatore dell’Arte Nerorupestre, di cui ha presentato il Manifesto alla 53esima Biennale di Venezia presso il Padiglione “Natura e sogni”.
Il Manifesto dell’Arte Nerorupestre è stato presentato anche dal Museo di Arte Contamporanea Italiana in America. Nel corso degli anni importanti nomi della critica e della storia dell’arte hanno scritto in merito alla sua pittura ed ora è stato così gentile da farsi intervistare anche da noi di Sushit!
I suoi quadri conquistano lo sguardo dello spettatore riportandolo alle origini grazie ad un senso del primordiale e dell’incontaminato. In queste opere si può leggere una semplicità che parla di complessità; le potete trovare esposte Rinaldi – Paladino Art Museum Foundation (Lugano – Svizzera), Museo di arte Contemporanea Fondazione Nazionale Logudoru Meilogu (Banari – Italia), Collezione Facchini La Fenice et Des Artistes (Venezia – Italia), Ambasciata d’Italia in Cina (Pechino – Cina), Pinacoteca Silvestro Lega (Modigliana – Italia), Museo di Arte Contemporanea Italiana in America San José – Costa Rica, Ambasciata d’Italia in Nuova Zelanda per il costituendo Museo di Arte Contemporanea Italiana (Wellington – Nuova Zelanda), Pinacoteca Amedeo Modigliani (Follonica – Italia), Istituto Europeo Pegaso (Foggia – Italia).
Com’ è iniziata la tua “AVVENTURA”?
Iniziai fin da bambino a sentire l’esigenza di creare, di esprimere una parte di me, attraverso le varie discipline che l’arte e la creatività in generale, offrono. Poi, dopo varie esperienze, tra cui 10 anni nel mondo della musica come professionista, passai alcuni anni scrivendo testi, soprattutto comici. Successivamente, ho ripreso la mia vecchia passione adolescenziale per la pittura, che avevo studiato al liceo artistico e presso la “bottega” di alcuni artisti bolognesi. Un giorno mi alzai convinto di voler diventare un pittore professionista e vivere della mia arte (idea alquanto folle, ma con determinazione ed impegno è realizzabile). Contemporaneamente iniziai anche a scrivere sui temi che trattavo con la mia pittura e, quest’ultimo, è diventato un mio “modus operandi”, ovvero di scrivere e dipingere su un medesimo tema.
Qual’è il significato della pittura neorupestre e cosa vuoi comunicare?
All’alba dell’umanità, ancor prima di inventare la scrittura, l’uomo sentì la necessità di comunicare, di lasciare una traccia di sé nel mondo; tutto ciò lo fece grazie alla pittura. Quell’uomo si rapportava ogni giorno con il sole, con la terra, con l’acqua, con il cielo… integrandosi armonicamente nella natura; e quand’anche la natura non rappresentasse una minaccia, egli la rispettava, con il rispetto che si deve ad una divinità. L’uomo contemporaneo ha rinnegato quei limiti e calpestato quel rispetto, ponendosi prepotentemente al centro del mondo e mettendo al primo posto le proprie esigenze, il proprio egoismo. Così facendo, ha stupidamente distrutto un incantesimo e profanato la sacralità della natura e della vita. Allora, facciamo un passo indietro. Azzeriamo e ripartiamo da quel doveroso rispetto per la natura e per l’essere umano; l’arte deve ripartire dalla prima forma artistica, ovvero l’arte rupestre. Purtroppo, nella società, l’uso improprio e l’abuso di molti beni è ormai la prassi, divenuto un consolidato “modus vivendi” . Siamo dunque “pilotati” come una macchinina radio comandata ed abbiamo la sensazione di essere liberi, di decidere noi ciò che determina il nostro futuro; ma liberi non lo saremo mai, finché non spezzeremo questa catena di tacita e, molto spesso, inconsapevole obbedienza. Ecco perché l’arte deve simbolicamente ripartire dalle proprie origini!
Se ti chiedessi l’opera che per te è più importante?
Sinceramente, sarà scontato dirlo, ma le opere sono come figli e si amano tutte e, come capita sovente coi figli, si amano un po’ di più quelle che ti danno maggiore soddisfazione.
Quindi sicuramente le opere pubblicate nel catalogo della Biennale di Venezia e le otto opere che sono state acquisite nelle collezioni permanenti di musei, istituzioni internazionali ed importanti collezioni private.
Un progetto importante invece?
Il progetto che più mi sta a cuore è il libro “Esplorazione inconsueta all’interno della velocità” e le dodici opere che ho realizzato sul tema. Dopo un’attenta osservazione della metamorfosi comportamentale dell’uomo, sviluppatasi negli ultimi due secoli di storia, appare chiara la relazione tra i mutamenti comportamentali dell’individuo ed il progredire della velocità, introdotta nella dinamica ociale dalle scoperte meccaniche, tecnologiche e scientifiche. La genesi cruciale del processo di “velocizzazione” coincide con l’utilizzo su larga scala della macchina a motore nei settori della produzione, del trasporto, della comunicazione, ecc. Perché questa sete di velocità colpisce l’uomo contemporaneo? Perché non si sottrae a questa folle corsa? Ritengo che le ragioni siano molteplici. Sicuramente una motivazione è che l’uomo sia ormai un ingranaggio, prigioniero di un meccanismo inarrestabile, che ha creato lui stesso. Ho ipotizzato, allora, la “teoria della fisarmonica”, in cui il musicista accresce nello strumento il numero delle “pieghe del soffietto”, con l’intento di aumentarne l’estensione; ovviamente, oltre la lunghezza delle braccia del suonatore, l’estensione del soffietto non potrà andare ed il probabile risultato sarà unicamente di peggiorare la qualità del suono. alla ricerca di controllare tutto, “l’effetto fisarmonica” appare come un’impropria risposta materialista dell’essere umano, all’atavica ricerca di immortalità.
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