Ogni lettura di Pinketts è un imprescindibile viaggio nel personaggio (ir)reale che è lo stesso autore in carne ed ossa. Non si può entrare in un suo libro senza dimenticarsi la sua voce, la sua stazza o il suo volto capace di iperboli espressive inimmaginabili.
L’ultimo parto mentale dello Zeus milanese è “Ho una tresca con la tipa nella vasca” (Mondadori), in cui veniamo a diretto contatto con la materia corrosiva della narrativa pinkettsiana.
Racconti che si rifanno alle tresche con le muse, con l’arte, che prendono spunto da queste per poi gettarsi a capofitto in quel mondo fatto di strade, corridoi, angusti salottini di anime in pena, pene in animali, grotteschi eroi e grotte esistenziali in cui nascondersi.
C’è proprio tutto, in questo libro, della scrittura di Andrea, il suo humor, la sua penna che si lascia andare a giochi di parole, poesiole e climax divertenti e surreali che si susseguono senza sosta o remore.
Pinketts è l’unico scrittore che riesce a creare un potente afrodisiaco fatto di gusto e disgusto, che non lascia scampo a chi ne viene catturato, un afrodisiaco composto anche dalla sua vita unica -per stile e attitudine- e soprattutto da una penna indomita e senza mezze misure.
Buona scelta
IBD
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Ho una tresca con la tipa nella vasca
Andrea G. Pinketts
Mondadori 2014