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Andrea Mohìa

Da Arkavarez

Memorie romantiche di un naufrago: Robinson Crousoe.
Ricordo una donna. Era fatta di sabbia, sembrava non finire il suo abbraccio tanto era grande ai miei occhi. Accanto a lei si arenavano i toni  levigati d’azzurro verde e corallo le pietre morbidamente immerse … 
trovai anche i raggi del sole: adagiati nel fondale come lingotti d’oro. Un giorno bevvi controvoglia un sorso d’azzurrità nera affondava come una lama tra i miei capelli che fluttuavano mentre io persi i sensi nello scacco dell’oceano. In quell’attimo vidi il mio destino. 
Mi apparvero lontani: gli abiti d’organza delle donne che amai e i miei compagni, petali rosso grondante sparsi in un silenzio tombale e noncurante. Piombò un presente fatto di onde,  che emetteva fiati echeggianti nelle grotte … … ci faceva così paura, non se ne andava mai, mai davvero. Ricordo una donna, aveva palme e noci di cocco per seni ( il candido siero che ne bevvi)
Cangiavi i suoi veli di sabbia fine, d’oro di giorno, argentati di notte …  erano così meravigliosi. Posavo sul suo lungomare come un colombo  posa le uova dei suoi piccoli, su un vaso di terra umida. 
Io per anni deposi lì le mie radici. Il giorno mi svegliava il mare I ricordi riemersero come dolci terrori.  Allora la odiavo con tutto me stesso. Amata e odiata l’isola, fu la donna che segnò il mio avvenire mi sostenne come un relitto le speranze e i sogni mentre gli abiti d’organza e le donne  che amai erano così lontani.
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