Magazine Diario personale

Andrea Zanzotto, poeta di campagna

Da Kisciotte @Kisciotte_Dixit

Come sono stupido e presuntuoso a volte. Maledetti black bloc e soprattutto maledetto me. Ho scritto un post sugli incidenti di Roma, di sabato 15 ottobre. E a quei lettori che hanno commentato ho promesso un secondo post per dare la dovuta visibilità alle loro considerazioni e alla mia risposta.
E oggi ero così affannato nell’argomentare sul senso della violenza e sul fare del male agli altri, magari fino alla morte, che mi sono distratto dal senso della vita. Oggi, all’età di 90 anni è morto, Andrea Zanzotto poeta di Pieve di Soligo, in provincia di Treviso. Lo conoscevo di fama, per opere lette, e nel suo paese una volta sono passato in bici da corsa, come in processione, essendo Egli un cantore “della mia terra”, uno che ha visto i miei stessi cieli, le stesse nuvole, le stesse montagne, fin da bambino.Un uomo di terra e di campagna. Quale io purtroppo non sono.
Credo che nulla come la poesia possa avvicinarci al senso della vita. Penso che ci siano più significato, valore e concretezza in una riga di poesia, che in dieci pagine di argomentazioni logiche e “sensate”. I poeti riescono là dove falliscono gli scienziati, i filosofi e i teologi.
Perciò ora, metto da parte le bestie – i black bloc, la violenza e io che ne voglio disquisire e perseverando bestialmente ne disquisirò – e, nel mio piccolo, piccolino piccolissimo essere, rendo omaggio a un uomo. A un poeta.
Vi offro una poesia (anzi due) di Andrea Zanzotto, un breve contributo video, e l’invito a leggere qualcosa di lui, qualcosa che ci ha lasciato, in forma di parole.
I politici mediocri passano, i violenti muoiono, mentre la poesia, discretamente, sopravvive a ogni bassezza della natura umana.
E infonde dolcezza e sentimento in ogni animo rabbioso. Quando ciò non accade, non è per difetto di poesia, ma per mancanza d'animo.
*****
Mucchietti di fieno, la mattina presto
Mucchi di fieno che sembrano cespugli colore del ferro qua e là per i prati rasi di rugiada
stecchi e filidi erbette arruffate stregate diventate storte diventate morte diventate gonfie di ventate zuppe di ventate diventate diventate
Ne aggiungo una seconda, dedicata a un’amica di blog che ama il mare, credo ricambiata. Poiché tutti i fiumi, nel mare trovano pace. E la pace è un valore più forte di qualsiasi violenza.
Fiume all'alba
Fiume all'alba acqua infeconda tenebrosa e lieve non rapirmi la vista non le cose che temo e per cui vivo
Acqua inconsistente acqua incompiuta che odori di larva e trapassi che odori di menta e già t'ignoro acqua lucciola inquieta ai miei piedi
da digitate logge da fiori troppo amati ti disancorit'inclini e volioltre il Montello e di caro acerbo volto perch'io dispero della primavera.
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Ciao Andrea, grazie per essere passato da queste parti.
K.


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