Andrzej Bursa
Nacque il 21 marzo 1932 a Cracovia e morì nella stessa città il 15 novembre 1957, a causa di una grave malformazione congenita dell’aorta. Della sua breve intensa vita soltanto 3 anni furono dedicati all’attività letteraria, come poeta, prosatore, drammaturgo e giornalista. Studiò slavistica all’Università Jaghellonica di Cracovia, specializzandosi in lingua e letteratura bulgara. Nel 1952 sposò Ludwika Szemiot, una studentessa dell’Accademia di Belle Arti di Cracovia, e nello stesso anno nacque il figlio Michał. Debuttò come poeta sul settimanale “Życie Literackie” nel 1954. Da questo stesso anno fino al 1957 lavorò come reporter presso il giornale “Dziennik Polski” di Cracovia. Individualista, non fu legato a nessuno dei pur numerosi gruppi letterari allora esistenti. Dal 1967 ai giovani poeti viene assegnato il Premio Letterario che porta il suo nome.
La sua creazione fu pubblicata postuma. Essa comprende: il poema “Luiza”, “Wiersze” (Poesie, 1958), “Utwory wierszem i prozą” (Opere in versi e prosa, 1969, più volte riedito), il romanzo “Zabicie ciotki” (L’uccisione della zia, 1981, adattato per lo schermo nel 1984), i drammi grotteschi “Karbunkuł” (Carbonchio), messo in scena nel 1957 al Teatro Cricot, “Żakeria” (Jacquerie), “Zwierzęta hrabiego Cagliostro” (Gli animali del conte Cagliostro), messo in scena al Teatro Groteska di Cracovia nel 1972, lo sketch “Rozmówki chłopskie, czyli Socjalistyczne daleko” (Conversazioni contadine, ovvero Socialista lontano), rappresentato nel 1957 dal celebre cabaret Piwnica pod Baranami di Cracovia, il racconto grottesco “Smok” (Il drago). In particolare la sua creazione poetica viene suddivisa in: poesie ribelli, poesie in cui emergono sogni arcadici non realizzati (ad esempio il poema “Luiza”) e la lirica riflessiva, sorprendente per profondità di pensiero, la maturità della forma e il celato lirismo.
“La sua poesia ribelle – scrive Jarosław Fazan nel Dizionario degli scrittori polacchi edito da “Zielona Sowa” nel 2004 – circondata dalla leggenda, rappresenta un elemento essenziale della svolta del 1956, smaschera in modo intransigente la falsità dell’ideologia e discredita gli schemi del realismo socialista. La suggestiva, pessimistica aura di questa creazione rispecchia gli umori della metà degli anni cinquanta”. E’ una creazione in cui troviamo molto spesso la ribellione, la brutalità e il cinismo. Era un poeta che cercava i valori umanistici duraturi e la verità sull’uomo e su se stesso. Ma la ribellione contro le norme della vita sociale, della tradizione romantica, contro le convenzioni, la moralità è soltanto ciò che si percepisce da una lettura superficiale della creazione di Bursa. Il poeta vedeva il male che lo circondava e lo rappresentava con adeguati mezzi letterari, tuttavia nelle sue opere si avverte una evidente esigenza di ricerca del bene.
5 poesie di Andrzej Bursa tradotte da Paolo Statuti
Il telegramma
In redazione è giunto un telegramma
Dal contenuto seguente
“Ammazziamo tutti i poeti
Dal primo settembre”
Il cronista impallidì come bollettino
Si può inserire
Si può inserire
Questo telegramma giunto fuori tempo
Con un contenuto così ambiguo
Dunque chiama il Capo
Ma nella cornetta rimbombò un qualche demone
E’ disorientato
Non ne sa niente
Dunque cerca nelle enciclopedie
Sotto “antipoetizzazione” e nei bollettini
E nei volumi di Lenin
Ma anche in Lenin niente
E soltanto notte parete di piombo
E al Comando Provinciale chi trova a quell’ora
E con questo telegramma
E con questi poeti
Ah nerissima disperazione del redattore
1956
Colloquio col poeta
Come rendere il profumo in poesia…
certo non con una semplice parola
ma tutto il verso deve odorare
sia la rima
che il ritmo
devono avere le temperature d’una radura color miele
ed ogni balzo ritmico
qualcosa del soffio d’una rosa
lanciata su un giardino
abbiamo parlato in perfetta simbiosi
fino al momento in cui ho detto:
“ti prego porta fuori quel secchio
perché si muore dalla puzza di piscio”
forse fu una mancanza di tatto
ma non potevo più resistere.
1957
* * *
Diversamente avevo immaginato la morte
credevo ingenuamente
che l’orgasmo culminate dello spavento
mi avrebbe tolto alfine dalla sfera del dolore
Invece tutto sento
tutto vedo
restando nei diritti di un cadavere
senza possibilità di gemito
di tremore
di movimento
partecipo con tutta la scorta di paura e sofferenza
alla solita solfa del dr Tulp
Uno studente timido e zelante
mi trapana il cervello con uno strano arnese
Guardando la brutta faccia del ragazzo
l’abituccio fuori moda la peluria sopra il labbro
penso
è possibile ch’egli sia ancora illibato
e una maligna soddisfazione mi arreca un certo sollievo
(per quanto si possa provare sollievo
durante la trapanazione del cervello)
Conosco tutti i vizi del vecchio professore
pelato come un uovo
conosco le cupe facezie degli studenti
riuscii a ricordare gli assurdi paroloni della medicina
la cui copertura è a quanto pare
il mio corpo straziato
condannato a scoprire
i sempre più crudelmente sorprendenti
mazzi di fiori delle torture.
1957
Amore
Solo attento che non ci scappi un bambino
solo attento che non ci scappi un bambino
Questo neonato inesistente
è il beniamino del nostro amore
gli compriamo i corredini nelle farmacie
e nei negozietti di tabacco
nonché cartoline con le vedute di monti e laghi
ci occupiamo di lui più che se esistesse
eppure malgrado ciò
…aaa
piange e fa l’isterico
allora bisogna raccontargli una storiella
sulle pinze di precisione
il cui tocco non duole
e non lascia traccia
allora si calma
ma non per molto
purtroppo.
Il buon psichiatra
(ventoaeroterapia)
Dapprima era come supponevo
percosse
docce gelate
compagnia puzzolente
d’ ispirati artigiani di provincia
finché non è giunto un buon psichiatra
non ci faceva domande stupide
non ci maltrattava
su lunghe corde
ci permise di volare a volontà sul giardino
la lunghezza delle corde superava l’altezza
delle più vertiginose sommità delle nostre visioni
oh come stavamo bene
il dottore incitava ancora
più in alto più in alto miei cari
oh come stavamo bene
questo metodo si chiama
ventoaeroterapia
ven-to-aero-te-ra-pia
ven-ta-pia
ae-ra-pia
pia!pia!pia!
1957
(C) by Paolo Statuti