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Andrzej Sapkowski: Il tempo della guerra

Creato il 15 marzo 2013 da Martinaframmartino

Andrzej Sapkowski: Il tempo della guerraLasciamo un attimo da parte A Memory of Light e George R.R. Martin, altrimenti non parlo d’altro. Archiviata la lettura dei racconti per selezionare quello che sarà pubblicato sul prossimo numero di Effemme, archiviato un articolo-monstre e un altro paio di incombenze, spero di riuscire a tirare un po’ il fiato e a rimettermi in pari. E quindi torno agli altri scrittori, che in giro ce ne sono parecchi e magari sono anche bravi.

E allora come mai al Tempo della guerra di Andrzej Sapkowski su anobii ho assegnato solo tre stelline? Mi piace Geralt di Rivia, mi piace la sua moralità e il suo procedere come uno schiacciasassi, impossibile da fermare, in un mondo che sembra di averne abbastanza di figure come lui. Uno strigo? No, grazie, non sappiamo che farcene, i mostri si stanno già estinguendo da soli e c’è poco da fidarsi di un essere che è tutto tranne che naturale.

E Ciri, ansiosa di crescere, erroneamente convinta di saper fare tutto nel modo giusto solo perché è enormemente dotata e ha avuto i maestri migliori, per certi versi mi fa pensare a un’altra belvetta che amo molto, Arya Stark. Nessuna delle due è disposta ad arrendersi in un mondo enormemente più grande di loro e pronto a schiacciarle al primo errore.

Di Yennefer mi fido poco. Geralt è innamorato di lei, ma di solito le persone innamorate non sono i giudici migliori del carattere e delle intenzioni di un’altra persona. Le concedo il beneficio del dubbio, ma… non so…

La loro storia comunque mi piace, anche se probabilmente mi divertivo di più all’inizio, quando nei racconti del Guardiano degli innocenti Sapkowski giocava con le nostre convinzioni, con i nostri archetipi e con miti e fiabe che ben conosciamo per poi ribaltare tutto quanto. Già La spada del destino, pur continuando a essere costituito da racconti, era più organico, con le vicende che venivano portate avanti in modo molto più unitario. E meno sorprendente. Ciri non era più la figlia non ancora nata di Pavetta, un dono ignoto su cui giocarsi il proprio destino. Ciri era diventata una bambina le cui vicende attraversavano tutta la storia, protagonista come e più di Yennefer e di Ranuncolo. Fra l’altro mi affascina quest’amicizia a distanza con Ranuncolo, fatta di pochi incontri ma di una complicità indissolubile anche se non priva di tensioni.

E mi affascina il modo di Sapkowski di raccontare la storia, spesso vista con gli occhi di qualche personaggio secondario o narrata intervallandola ad altri eventi, con continui salti di tempo e di luogo che destabilizzano ma che sono straordinariamente credibili ed efficaci. Una storia non deve necessariamente essere lineare, anzi, se non lo è propone molti più spunti alla fantasia del lettore, e dimostra la straordinaria capacità dell’autore.

Quello che non mi ha entusiasmato è stata la dimensione romanzesca dell’intrigo, in cui mi sono persa. Chi è Tissaia DeVries? E Triss Merigold? Chi è Filippa-non-ricordo-il-cognome? Ecco, mi sono persa negli intrighi politici, al di là del fatto che sono sicura di odiare i Nilfgaardiani, ammesso che si scriva così. Non ricordo chi è alleato con chi. Ho capito ben poco di piani, alleanze e tradimenti. Ciri è nei guai, questo è evidente. Geralt non sta troppo bene, ma qualcosa mi dice che lo strigo non ha intenzione di lasciarsi fermare da quisquilie di questo tipo. Yennefer è dispersa, e non sappiamo da che parte stia. Per la verità non lo so neppure con gli altri, ed è questo che mi irrita.

Non dico che tutto deve essere sempre chiaro e semplice, se odiamo i Lannister perché nel Trono di spade non possiamo fare a meno di fare il tifo per Tyrion? Però almeno capire dove stiano i regni, chi li governa e chi ha tradito chissà quale alleanza lo avrei gradito. Sapkowski lo avrà anche detto, ma i nomi sono scivolati via dalla mia memoria.

Consiglio per la casa editrice Nord: la prossima volta inserite nel romanzo la cartina, vi seguo meglio. Quando ho letto La guerra dei regni di Harry Turtledove all’inizio ero in serissima difficoltà. Per forza, i punti di vista sono numerosissimi e sparsi su tutti i fronti di un conflitto che ha le dimensioni, e spesso anche lo svolgimento, della Seconda guerra mondiale, ma questa cosa ho dovuto capirla. E per farlo mi sono disegnata la mia cartina schematica, con l’indicazione di quale stato si trovava a nord di quale altro stato, chi c’era a est e così via. Due tipi diversi di frecce indicavano alleanze e conflitti. E man mano ho iniziato a trovare analogie, al punto che non pensavo più agli unkerlanter come unkerlanter ma come russi, mentre i kauniani erano diventati gli ebrei. Poi tutto è filato liscio, ma Turtledove ha messo nei suoi libri molte più indicazioni geografiche di Sapkowski, e meno intrighi. Voglio la cartina, magari col prossimo libro va meglio. E pure un elenco dei nomi, è chiedere troppo?

Eccole qui le tre stelle: belli i personaggi principali, bello il modo di portare avanti la storia, ma della trama più grande ho capito ben poco, e la cosa non mi rende certo felice. Per chi vuole dare uno sguardo alle prime pagine del romanzo qui http://www.fantasymagazine.it/anteprime/18392/il-tempo-della-guerra/ c’è una breve visione del mondo in cui si muove Geralt visto con gli occhi di un personaggio minore.



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