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Con uno stanziamento di 1.3 milioni di Euro, con il piano triennale delle opere pubbliche, il monumento sarà reso visitabile e contemporaneamente potrà continuare a svolgere il ruolo di luogo di spettacolo e attività culturali.
Il futuro del monumento è scritto nero su bianco nella delibera della Giunta comunale, approvata su proposta dell'assessore ai Lavori Pubblici Luisa Anna Marras, che fissa le linee guida del concorso di idee per il recupero e la riqualificazione della più importante testimonianza di epoca romana in città e nell'Isola.
Il concorso, aperto a professionalità esperte le cui diverse idee progettuali saranno messe a confronto, avrà tre linee guida. La prima tiene conto del fatto che in origine si accedeva all'Anfiteatro a sud, attraversando uno dei quartieri più eleganti della città nell'area della Villa di Tigellio, lungo la strada che passava attraverso l'attuale Orto Botanico. La seconda riguarda la valorizzazione dei collegamenti sotterranei, in particolare del percorso di circa 96 metri che collega l'Anfiteatro al "cisternone" dell'Orto dei Cappuccini.
La terza direttrice è legata al viale Buoncammino, punto di collegamento tra la zona dell'Anfiteatro e il quartiere di Castello. L'intervento dovrà prevedere la rimozione delle strutture ancora presenti e il restauro del monumento, la predisposizione di un percorso per i visitatori e la sistemazione di uno spazio da 2.000-2.500 posti per lo svolgimento di spettacoli che non dovrà interessare le attuali gradinate e l'arena, tenendo conto di eventuali reperti archeologici affiorati nel corso dei lavori. I progettisti dovranno inoltre adottare delle soluzioni tecniche nel segno della sobrietà e semplicità e guardando ad aspetti come l'innovazione, il risparmio energetico, l'impatto ambientale e l'eco-compatibilità dei materiali.
L'anfiteatro è per metà scavato nella roccia mentre la parte restante era in calcare bianco, e la facciata sud doveva superare i 20 metri. L'anfiteatro ospitava combattimenti tra animali, tra gladiatori e tra combattenti specializzati che venivano reclutati anche fuori dalla Sardegna. In egual misura venivano eseguite le pene capitali davanti alla folla esultante. Poteva contenere 10.000 spettatori circa, quasi 1/3 degli abitanti della Carales romana.
Fu edificato tra il I e il II secolo d.C., quando la Sardegna era controllata dai romani. A seguito della diffusione del cristianesimo nei territori dell'Impero romano, le lotte gladiatorie divennero sempre più impopolari tant'è che nel 438 d.C. l'imperatore Valentiniano III le proibì per legge. L'anfiteatro cadde così in disuso e a partire dal periodo altomedioevale fino al medioevo venne utilizzato come cava dai vari conquistatori (bizantini, pisani, aragonesi ecc.) che necessitavano di materiali a buon mercato per la costruzione di nuove fortificazioni.
La zona fu acquisita dal comune di Cagliari nel XIX secolo che affidò gli scavi archeologici al canonico Giovanni Spano. Oggi l'anfiteatro è ricoperto da una struttura in ferro e legno che permette di ospitare spettacoli e concerti durante la stagione estiva. Gli ambientalisti e la sovritendenza archeologica hanno spesso criticato questa struttura (ufficialmente amovibile ma di fatto presente ormai da dieci anni) che ha causato già durante la sua edificazione numerosi danni al monumento e che sta causando, per via della poca circolazione d'aria sotto le tribune, la formazione di muffe le quali stanno lentamente corrodendo la pietra. Dal 2011 con il cambio dell'amministrazione della città, la nuova giunta ha iniziato il graduale procedimento di rimozione delle strutture con l'obiettivo di riportare l'anfiteatro alla sua originaria funzione di sito archeologico.
Fonte dell'immagine della ricostruzione ipotetica dell'anfiteatro: Wikipedia.org
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