In Italia e nella maggior parte dei Paesi europei la celebrazione del Natale si riconduce a due elementi simbolo della festività: l’albero di Natale ed il presepe. In ogni nazione, però, le culture locali hanno aggregato a questo momento dell’anno tradizioni di retaggi più o meno arcaici, e anche i nostri elementi decorativi più comuni sono il frutto di commistioni culturali che si sono poi estese ad aree geografiche molto più vaste.
L’albero di Natale è una tradizione nata in Germania tra il XV e il XVI secolo, che si è poi diffusa in tutta Europa a partire dal tardo Novecento. Il primo presepe, invece, pare sia stato realizzato da San Francesco d’Assisi nel 1223. Era un presepe vivente, ideato con lo scopo di diffondere tra le popolazione il culto di Gesù e ispiratogli da una visita in Terra Santa, dova aveva raggiunto anche il tradizionale sito della natività nella Basilica di Betlemme.
Le figure tipiche di ogni presepe sono la Sacra Famiglia, gli angeli, i pastorelli e i Re Magi, ma ogni tradizione popolare vi aggrega le immagini più insolite e disparate. La più curiosa – e raccapricciante – di tutte è il Caganer della tradizione catalana: un povero sventurato che si è trovato a dover fare i conti con violenti sommosse intestinali proprio nel momento cruciale dell’evento.
L’esatta origine di questo elemento è incerta, ma potrebbe ricondursi alla fertilità della terra – si finisce sempre lì! – e oggi aggiunge un tocco di ironia alla scena della natività.
Come se non bastasse questa buffa figura nel presepe, i bambini spagnoli sono soliti ricordare il Caganer anche con un’altra tradizione. Nascosto sotto una coperta, in casa viene posto un ceppo di legno dalle fattezze umane, noto come tio de Nadal o cagatìo. I bambini devono trovarlo e bastonarlo finché dai suoi intestini egli non abbia “espulso” dolci e frutta secca.
In altri Paesi, pur non disponendo di figure altrettanto caricaturali, la tradizione prevede altri personaggi apparentemente volti a infliggere ai più giovani paura e disperazione sufficienti a traumatizzarli fino alla vecchiaia. In Islanda Babbo Natale si circonda di una gang di teppisti proni a qualunque perversione noti come Yule Lads. Si tratta di oscuri figuri le cui abitudini secondo il folklore islandese variavano dall’attuare innocue burle al divorare i bambini.
La tradizione moderna ne conta tredici e uno alla volta fanno visita ai bambini nei tredici giorni precedenti al Natale. Ognuno ha un nome che ne identifica il carattere maligno: ad esempio Hurðaskellir (“Sbatti-porta”) sbatte le porte durante la notte, Gluggagægir (“Guarda-finestre”) è fondamentalmente un guardone e Ketkrókur (“Uncinatore”) se ne va in giro con un uncino. Con delle visite così spettrali, vorrei proprio vedere quale bambino si azzarda a chiedere dei doni per Natale.
Un’altra versione demoniaca dei personaggi tipici del Natale è proposta dalla tradizione di Austria e Germania con un popolare personaggio protagonista di sfilate in maschera, Krampus. È anche lui uno degli assistenti di Babbo Natale – che a questo punto dovrebbe domandarsi seriamente se ha collocato le persone giuste all’ufficio risorse umane – e mentre il gioviale vecchio porta doni e felicità ai bimbi buoni, Krampus si occupa di quelli cattivi e, a seconda dell’uso locale, li divora, li annega o li trascina all’Inferno.
Conterranea di Krampus, Perchta è un personaggio con la simile funzione di dissuadere i bambini scalmanati dal logorare i nervi dei genitori. La sua apparizione però si colloca durante i dodici giorni precedenti all’arrivo di Babbo Natale e del suo demonico assistente. In particolare Perchta diventa particolarmente furiosa se durante le celebrazioni viene mangiato qualcosa di diverso dal tradizionale pasto a base di pesce, nel qual caso interviene e squarcia il ventre dei malcapitati per imbottirli con la paglia.
Perchta può venire raffigurata come una donna candida e bellissima oppure come una vecchia strega simile alla nostra Befana. Spesso la si associa all’arte del filare e il suo mito si riconduce alla figura di Holga, antica guardiana del mondo animale nelle culture cacciatrici pre-cristiane.
Mi resta soltanto un’ultima considerazione da proporvi. A Natale, il giorno in cui celebriamo la nascita di un adorabile pargoletto la cui vita sarebbe stata ricordata per i secoli a venire, saltano fuori demoni, streghe, teppisti e intestini deboli. A Pasqua, quando ricordiamo una morte avvenuta per tortura tramite crocifissione, arriva un simpatico coniglietto… I misteri delle tradizioni religiose.
Buone feste a tutti, qualunque sia l’evento che state celebrando o che celebrerete!