ANGELI RIBELLI di Connie Furnari (GDS EDITRICE)
TRAMA:
STRALCIO DEL LIBRO:
Il Tower Bridge aspettava ottenebrato dalla nebbia, la luna cresceva nel cielo stipato di nubi. Nulla avrebbe potuto fermare il corso degli eventi, la fine sarebbe giunta silenziosamente, nella notte.
Nella camera buia che lo nascondeva, Victor presagiva lo sfogo animale che si sarebbe scatenato; le pupille erano diventate verticali, segno che la fame lo stava divorando e le ali d’ebano fremevano agitate. Avrebbe dovuto uccidere ancora. La ragazza lo ignorava. Non sapeva cosa lui in realtà fosse. L’angelo premette i pugni sulle tempie mentre dal cuore del castello giungeva il rumore che più di ogni altro odiava sentire. Il silenzioso scorrere delle lacrime. Si pentì di averla portata laggiù e di non averla ammazzata subito, così da non ascoltare quel lamento straziante. Cercò di tapparsi le orecchie, ma il pianto giunse amplificato, risalendo attraverso i muri e oltrepassando i mattoni di pietra. Era un pianto di donna il suo Inferno, l’avrebbe udito finché fosse vissuto, finché avesse ricordato. E in quel dolore, non desiderò altro che un solo attimo di pace. LA SIMBOLOGIA IN “ANGELI RIBELLI”: La protagonista indiscussa del romanzo è la Londra Vittoriana: città gotica, silenziosa e oscura, perennemente avvolta dalla nebbia. Londra è concepita come un universo a se stante, soggetta a regole sovrannaturali che i viaggiatori non riescono a comprendere. La città è spaccata in due: la società medio alto-borghese e i bassifondi, ma entrambe le parti vengono trascinate nel turbine di perversione e ribellione. La rosa è il fiore che viene più volte citato, come simbolo di giovinezza effimera, delicato e per questo destinato a essere corrotto, a morire precocemente, al culmine della bellezza. I colori predominanti nel romanzo sono il bianco e l’oro (Emily) come simbolo di innocenza, e il rosso e il nero (Victor) simbolo di peccato, perdizione, Inferno. Emily e Victor rappresentano le due facce dell’io: Yin e Yang, la luce e il buio, il bianco e il nero, la vita e la morte. Sono agli antipodi ma complementari, finché ognuno di loro non diventa l’opposto di ciò che crede di essere, invertendo il proprio significato nel contesto generale della storia. I nomi racchiudono il succo della caratterizzazione: Emily, come la poetessa Emily Dickinson, la solitudine e l’emotività. Victor invece l’impulsività e la sessualità, seguendo la forma arcaica del suo cognome Wilde, nel senso di selvaggio; un omaggio allo scrittore Oscar Wilde e alla sua opera Il ritratto di Dorian Gray, alla quale il romanzo si ispira. I tratti somatici che distinguono Victor sono quelli dell’attore e modello Ian Somerhalder, quelli di Emily invece sono ispirati all’attrice Gwyneth Paltrow. Il giovane ispettore Albert Thompson di Scotland Yard e Oliver, il fidanzato di Emily, rappresentano i due diversi modelli di uomo vittoriano, due modi di vivere in una società bigotta e ipocrita: Albert esprime la ribellione, l’insofferenza alle regole, l’individualità e l’indipendenza, il rifiuto di un mondo fittizio in cui predomina l’apparenza. Cosciente del potere nascosto nelle donne tende a non sottovalutarle, trasformando la sua diffidenza in vera e propria misoginia. Oliver, essendo cresciuto in una famiglia aristocratica, crede che tutto gli sia dovuto e che le donne si dividano in solo due categorie: virtuose e peccatrici. Si sottomette alle regole imposte dalla società e cerca di non porsi domande. Affezionato a Emily, non riesce a vederla come un’amante bensì come una bambola: essendo stata scelta per la sua virtù, viene trattata come un oggetto asessuato da lui, destinata a essere soltanto la tipica moglie bella e silenziosa alto-borghese, da esibire ai ricevimenti. Uno degli elementi fondamentali e trascendentali del romanzo è la virtù, per la quale si lotta, intesa non solo come perdita della verginità ma come perdita di innocenza, di ingenuità, di purezza e di luce. In Victor esprime la privazione dell’anima e dell’amore, in Emily l’abbandono della vita precedente: due mancanze che vengono temute fino a quando l’uno e l’altra non ne accettano la perdita, per compiere la trasformazione decisiva. Angeli Ribelli riprende il tema del suicidio de I dolori del giovane Werther di Goethe, ovvero il manifesto dello sturm und drang, un anticipo del romanticismo ottocentesco. Victor, giovane angelo ribelle, è come Werther: colto, educato, ingenuo e onesto ma schiavo delle passioni e delle tentazioni. Scopre un amore che non è terreno ma sovrannaturale, istintivo e totale. Il suicidio è l’estremo atto di ribellione contro Dio e soprattutto contro la società: l’unica soluzione per liberarsi dalla sofferenza, dall’amore che porta più dolore che gioia, l’atto di sublimazione per legarsi alla persona amata. La tipologia d’angelo a cui appartiene Victor, i Ribelli, è da ricercarsi nel poema Paradiso Perduto di John Milton; il romanzo segue gli assiomi che Milton illustra nella sua opera, ma aggiunge particolari poco adoperati nel paranormal romance, creando una figura angelica inedita. La storia si delinea prendendo spunto dal romanticismo gotico de La Bella e La Bestia (la fanciulla illibata tentata dalla passione selvaggia, soprattutto nelle scene al castello), dalle atmosfere cupe e cruente di Jack Lo Squartatore (la perversione e i delitti nei bassifondi della Londra vittoriana, l’East End, Whitechapel), e dall’attrazione esplicitamente sessuale di Dracula. Le vicende sanguinose che si intrecciano, tra il fantastico e il reale, sono il grido d’aiuto delle persone dell’epoca che riescono a ribellarsi alla repressione bigotta, trovando ognuno a modo proprio lo sfogo dei naturali istinti primordiali di odio e d’amore. Ogni personaggio cerca la realizzazione del proprio essere, con egoismo, fino a giungere alla conclusione che il bene e il male, la Luce e il Buio, possono convivere indistintamente dentro lo stesso animo. L’AUTRICE:Oppure acquistalo su Amazon, direttamente dal box qui sotto: