A pensarci bene mi rendo conto che conosco meglio Parigi, Nizza o Londra della mia Milano e non è una bella cosa, in fondo in questa città ci abito da sempre e le voglio bene, dovrei pure testimoniarlo prima o poi. Scontate la curiosità e l'energia che si scatenano in viaggio, a casa ci si impigrisce, quel "c'è sempre tempo" o "prima o poi ci andrò" rallentano occhi e gambe. Ho deciso di rimediare e comincio dalla Bovisa, complici queste belle giornate che ottobre ci regala.Nato come zona industriale periferica della Milano nord, tutto attraversato dalla ferrovia, a partire dagli anni '50 del secolo scorso, il quartiere subisce un graduale declino per lo smantellamento delle molte industrie della zona. Gli ultimi anni hanno però visto un proliferare di cantieri e il recupero di alcune strutture industriali dismesse, operazione in uso da sempre a New York per esempio, molto più recente da noi.
In piazza Pompeo Castelli seguo il cartello Triennale Bovisa e imbocco una lunga strada con le pareti rosse tutte istoriate, è sabato, nel quartiere solitamente popolato di giovani non c'è anima viva. Ci sono già venuta più volte a vedere delle mostre, ha un suo fascino questa succursale della Triennale per la moderna semplicità che vi si respira.
Nel cortile dello spazio museale, c'è sempre il bellissimo e luminoso bar-ristorante, purtroppo hanno chiuso da qualche mese la libreria, forse non era sufficientemente frequentata.
In questo momento c'è una mostra dal titolo ambizioso "Il futuro è a Milano? Colani Biodesign Codex Show". Opere, progetti, installazioni e prototipi di vari settori che pongono la natura e l'uomo al centro della riflessione di Luigi Colani, industrial designer, artista, filosofo ed architetto, considerato un guru dell'eco-design che già negli anni '60 predicava il risparmio energetico, la riduzione dei consumi e l'impiego di fonti alternative. Veramente avveniristici dei suoi prototipi di macchine del futuro, ho pensato ai film di Batman, tre modelli pare siano già stati realizzati. E fanno riflettere queste parole di Colani: " Tornare indietro per andare avanti. L'umanità deve tornare alle origini e reintegrarsi con la natura e il BioDesign ci indica come vivere in armonia e in pace con essa. Possiamo imparare a salvaguardare quella che conosciamo e amiamo".Proprio di fronte alla Triennale Bovisa una vecchia casa riattata e colorata; credo appartenga al comune e fuori c'è scritto che è un centro studi per l'Expo 2015.Bella sorpresa urbanistica, a pochi metri di distanza, gli edifici delle sedi staccate del Politecnico di Milano, un polo di eccellenza, una delle pochissime realtà universitarie italiane riconosciute anche all'estero. La zona è divisa in due Campus universitari, quello Nord per la facoltà del Design ed Architettura (ricavato da un ex-industria) e quello sud per Ingegneria con varie specialità.Ho passeggiato per i viali del campus e mi sono letta il giornale bella tranquilla seduta al sole nello stupendo bar degli studenti, loro non c'erano, perché? di sabato non si studia? Poco lontano dal Politecnico il prestigiosissimo Istituto per la ricerca, la formazione e l'informazione sulle scienze biomediche "Mario Negri", fondazione no profit. E' stato il primo istituto di ricerca in Italia indipendente dall'università, dall'industria e dai privati. Ha iniziato ad operare nel 1963 grazie al lascito testamentario del filantropo milanese Mario Negri. Nei primi anni solo 22 ricercatori, nel 2006 pare fossero 900.Il modernissimo passante ferroviario Milano Bovisa collega questo angolo di periferia con la città. Qui non siamo in centro, nessuna sfavillante vetrina, i monumenti dell'area, a testimonianza di archeologia industriale, sono le vecchie strutture dei gasometri, quel che resta della grande centrale di produzione e stoccaggio del gas di città, ormai dismessa e in demolizione. Mi piace questa Milano.
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