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Angosciosa profezia di don Pizzarro: il giornalista non esiste!

Creato il 03 ottobre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

leggendo giornali

leggendo giornali (Photo credit: aaamsss)

L’obiettività di cui parlavo quando ho scritto che il giornalista deve fornire gli strumenti necessari al lettore è proprio quella che citi tu (ormai ci conosciamo, sebbene virtualmente, quindi mi permetto la confidenza data dal ‘tu’) quando dici che il giornalista deve andare al di là delle agenzie, quantomeno approfondendo la notizia. La cronaca ‘nuda e cruda’, di cui parlo nel commento, rappresenta solo un accontentarsi ben sapendo che un’analisi critica obiettiva non è possibile. O almeno non lo è in Italia, per tutte le questioni che ho già illustrato. Il problema sta a monte. Nel manico. Giornali sleati da interessi se non quelli dell’editore, che deve però essere puro. Questo è l’unico modo per garantire obiettività. L’unico. Tu scrivi: “(…) compito del giornalista non è interpretare il fatto, ma contestualizzarlo, metterlo in relazione con quanto il giornalista, in virtù del suo ruolo e delle competenze acquisite, sa oltre a quel fatto e in relazione ad esso”. E fai l’esempio, calzante, della dichiarazione del politico. In termini ideali tutto fila. Ma solo in termini ideali. Il giornalista, porto il tuo esempio, che “raccoglie il parere di altri politici sullo stesso tema; (…) ricorda al lettore cosa sono e a quanto ammontano i costi della politica”, beh, non esiste. Perchè il giornalista sentirà quei politici che gli faranno comodo (avviene regolarmente così), non sentirà gli altri, parlerà dei costi della politica solo in termini generali (la crociata contro la Casta tira sempre, sia a destra che a sinistra, solo per restare in campo politico). Insomma, farà magari un triplo salto carpiato senza rete, ma con un occhio sempre alla sua stessa polare: l’interesse di chi lo paga. “Io editore ti pago per scrivere questo, sennò quella è la porta”. “Tengo famiglia, ok”.
Insomma per veicolare un messaggio non è necessario offrire una certa visione di una notizia: è sufficiente tacerne un’altra. Mi accorgo di dire ovvietà, ma è solo per dimostrare che ci vuole poco, proprio poco a far passare un certo messaggio, a mettere sotto una luce favorevole una cosa e sfavorevole un’altra. Complice l’assenza in gran parte dei lettori di quegli strumenti culturali, anticorpi contro l’omologazione, che potrebbero garantirgli un approccio critico ai fatti.
Una opinione il lettore se la può fare se gli offri una notizia grezza (d’agenzia. Sì, d’agenzia. Solo un po’ più approfondita e magari, questo sì, contestualizzata). Se la vesti – anche solo un po’ – stai già imboccando il cittadino privo di anticorpi. Mettere in relazione il fatto con quello che il giornalista “sa oltre a quel fatto”, per il giornalista vuol già dire mettersi un cappello. Sì, sono pessimista. Se non altro perchè gli esempi che mi offrono tv e giornali vanno in questa direzione. Ossia

Noemigate

Noemigate (Photo credit: zak mc)

nella direzione del cronista scendiletto, reggimicrofono, eccetera eccetera).
Sul fatto che ogni giornale è legittimamente libero di dare alla notizia la chiave di lettura a esso confacente, invece, nulla quaestio. Chiaramente.
Fatti separati dalle opinioni. Alla fine torniamo sempre al punto di partenza. Il lettore ne beneficerebbe, la figura del giornalista ne uscirebbe svilita. Giornalista che finirebbe – una volta trovata la notizia – per buttarla giù meccanicamente. Per questo l’idea dei ‘fatti separati dalle opinioni’, che pur sposerei, rappresenta una questione assai delicata per il mondo dell’informazione.
Per concludere: il giornalista che tu hai nella testa (e che dovrebbro aver tutti nella testa) è lo stesso che ho io. Il problema è che non esiste. Ahinoi!
Cordialmente
Don Pizzarro

P.S.: Quanto al palazzo Fodri, io nel mio piccolo, su questo blog, ho cercato di ricorstruire le vicissitudini dell’edificio, l’assenza di Perri all’inaugurazione, la presenza ingombrante di Lonardi in prima fila. E ti invito, se mai lo vorrai leggere, a cercare il pezzo.

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