Aníbal González, l'architetto che ha ridisegnato la Siviglia del XX secolo con lo stile regionalista
Da Rottasudovest
Se è vero che molte città hanno un architetto di riferimento, che le ha
disegnate e cambiate, allora per Siviglia quest'architetto è Aníbal González. E' considerato l'architetto
sivigliano più importante del XX secolo e a lui si deve buona parte della
Siviglia dell'Esposizione Iberoamericana del 1929: pensate a un edificio
sivigliano di quel periodo ed è difficile che non lo abbia progettato lui,
cominciando dall'immaginifica Plaza de España, diventata uno dei simboli più
riconoscibili del capoluogo andaluso.
González è considerato il padre dello stile regionalista, che esaltò la
cultura e la storia andalusa, a base di azulejos, archi, mattone, balaustre
classiche e ricordi dell'arte mudéjar. La sintesi della sua arte e della sua
concezione regionalista dell'architettura è la plaza de España, costruita nel
1928 per l'Esposizione Iberoamericana, di cui fu direttore dal 1911 al 1927,
quando dimise per contrasti con il commissario José Cruz Conde. Fino ad allora
aveva già realizzato gli edifici della plaza de América: in stile neogotico,
l'edificio del Museo Archeologico e, di fronte, in perfetto stile neomudéjar,
l'edificio del Museo de Artes y Costumbres Populares. Tra i due, nascosto tra i
giardini del Parco di Maria Luisa, il magnifico Padiglione Reale, probabilmente
il più bell'edificio dell'Expo Iberoamericana costruito nel Parco di Maria
Luisa (lo siento, non ho il culto della plaza de España); con pianta a croce
greca, con una forma ottagonale che si eleva dalla base, colpisce per lo stile
gotico-plateresco e per l'uso decorativo del mattone, mescolato agli azulejos.
A pochi passi dalla plaza de América, a un lato del Parco di Maria Luisa, c'è
la plaza de España, uno dei posti più spettacolari di Siviglia. Ha una forma
semiellettica, che simbolizza l'abbraccio della Spagna alle sue colonie; la
parte edificata, che definisce il profilo della piazza centrale, è formata da due torri laterali, unite all'edificio centrale da
due costruzioni in stile mudéjar a ricordare lo schema caro ad Andrea Palladio
e visto nella Villa Badoer di Fratta Polesine. Ceramica, ferro battuto,
balaustre e, soprattutto, mattone, in tutte le sue versioni, caratterizzano
questa grande piazza, diventata un omaggio di Siviglia alla Spagna: lungo le
pareti degli edifici che fanno da perimetro alla piazza ci sono 48 panchine con
pitture su ceramica, che rappresentano le province spagnole; lungo il perimetro
della piazza, corre anche un canale, attraversato da quattro ponti,
rappresentanti i quattro regni di Spagna. La plaza de España è uno dei must dei
turisti in visita in città: le sue torri si vedono da lontano, quasi quanto la
Giralda, ed è altamente raccomandabile una visita durante l'atardecer, quando
il colore dei mattoni e degli azulejos è esaltato dal sole al tramonto (da non
perdere è anche una visita notturna, con la plaza de España sapientemente
illuminata).
Anche Triana conserva un edificio realizzato da González, fedele al suo stile
regionalista e ai suoi materiali, il mattone e l'azulejo. E' la piccola cappella
del Carmen, situata alla fine del ponte di Triana, a salutare l'ingresso nel
quartiere, prima del Mercato trianero. E' davvero un piccolo edificio, formato
dalla cappella e da un campanile ottagonale, con le cupole di entrambi decorate
con ceramica trianera; la porta d'ingresso alla cappella è di ferro battuto, un
altro materiale essenziale nella poetica dell'architetto sivigliano, così da
rendere possibile la preghiera per il raccoglimento in ogni momento.
Nell'Avenida de la Constitución ci sono vari edifici firmati da González. I più
importanti sono due: quello dell'Ufficio del Turismo, frequentato tutti i giorni
da centinaia di turisti; è stato costruito nel 1927, è costituito da quattro
piani ed esalta il mattone anche come elemento decorativo: capitelli, pilastri e
frontoni sono tutti realizzati con i mattoni. Poco più avanti, quasi di fronte
alla chiesa del Sagrario, appartenente al complesso della Cattedrale, c'è la
casa del Marchese di Villamarta, uno degli edifici più singolari dell'Avenida;
ancora una volta ci sono i mattoni, il ferro battuto e la ceramica a decorare la
facciata, ma l'elemento caratterizzante dell'edificio, sull'angolo, è una
colonna ottagonale, che parte dal secondo piano, supera in altezza il resto
della costruzione e contiene un'agile scala interna.
Nei pressi della Campana c'è l'edificio che l'architetto costruì nel 1907 per
Manuel Nogueira; è il suo primo edificio neomudéjar, quello che annuncia la
rottura con lo stile modernista che aveva utilizzato fino ad allora. La
caratteristica dell'edificio è il grande uso di archi e la loro grande
varietà: ci sono archi a tutto sesto, a ferro di cavallo, lobati; i mattoni e
gli azulejos enunciano il manifesto di González per la sua architettura
seguente.
Superata la Campana ed entrati nel Barrio de San Lorenzo, nella calle Trajano,
c'è la Capilla de los Luises, attaccata alla chiesa del Sacro Cuore; realizzata
nel 1926 per la Compagnia del Gesù, è costituite da una sola navata divisa in
tre parti, coperta con volte a nervatura. Sia all'interno che all'esterno la
decorazione utilizza elementi neogotici, esaltati dall'ingresso, decorato da
magnifici archi polilobati, che si incrociano tra di loro.
Se, a Jerez de la Frontera vi capiterà di guardare la bella stazione
ferroviaria in stile mudéjar (una delle più belle dell'Andalusia) o il
delizioso (e famoso) Edificio del Gallo Azul, che divide la calle Larga e la
calle Esteve, e di sentirli familiari, non vi preoccupate: anche loro sono opera
di Anibal González.
González morì a Siviglia il 31 maggio 1929, pochi giorni prima di compiere 53
anni, e il suo funerale fu uno dei più affollati che la Siviglia del XX secolo
ricordi. Basti pensare che centinaia di tassisti si offrirono di portare
gratuitamente al cimitero le persone che volevano assistere alla sua sepoltura.
Al vedere quante sue architetture sono sparse tra Siviglia e le altre province
andaluse e quanta varietà di proposte ha saputo esprimere, rimanendo fedele al
gusto e alla cultura andalusi, si sente la mancanza di un Museo o di uno spazio
che a Siviglia ricordi la sua vita e la sua carriera (o anche solo un percorso
turistico che segnali in tutta la città le numerose case da lui firmate,
disseminate tra il centro storico e la prima periferia, fuori dalle mura arabe).
Su abc.es c'è una bella galleria fotografica dell'opera di Gonzalez, a Siviglia e in altre città dell'Andalusia.
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