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Aniballi e l’estetica dell’anatomia

Creato il 04 novembre 2013 da Theartship

 

Aniballi e l’estetica dell’anatomia
La valenza del mezzo espressivo – il valore della pittura

 

Il ritorno della mano nelle arti dell’ingegno è un fenomeno che accomuna oggi molti artisti. Cosa risponde a chi taccia questa espressività come obsoleta e incapace di rendere la complessità dell’oggi?

 

La manualità, perfino lo sfoggio di tecnica se necessario, valgono in quanto apportatrici di invenzioni, cioè rielaborazioni attive e consapevoli di un patrimonio preesistente. La complessità è di tutte le epoche, e la manualità non è indifferente, anzi ne segue gli sviluppi e gli ampliamenti concettuali.

 

La ricerca sul soggetto

 

Per la sua ultima mostra alla Galleria imolese Il Pomo da DaMo ha compiuto una scelta chiara, prediligendo un soggetto femminile che pare teso tra la caduta e la volontà di trasformarsi in icona. Qual è l’interrogativo cogente alla base della sua ricerca?

 

Più che interrogativo lo definirei una tensione, una reciprocità: quella che esiste  fra realtà e la rappresentazione,  sublimazione e desiderio. Vorrei che le mie figure venissero viste come “stati”, condizioni particolari dell’Essere. Un essere unico e indivisibile, di cui percepiamo i pensieri più nascosti.

 

Aniballi e l’estetica dell’anatomia
L’uso delle maschere

 

Termine abusato e spesso appiattito nell’uso, la maschera pare avere all’interno delle sue opere una componente apotropaica, di svelamento dell’Io sottostante; in più concorre alla definizione di una ambiguità molteplice ed incline alla carne, dove lo spirito si rivela solo attraverso la sua invocazione primordiale, sempre indicata ma mai palesata. Tuttavia questa maschera non si definisce mai esplicitamente nell’uno ma sfuma i tratti rendendo l’espressività del volto mutevole. Quale divenire conservano questi volti?

 

La maschera è tale perché si associa ad un nome. Il divenire di una cosa che non è nominabile, la cui identità si sposta, e un processo di conoscenza una continua scoperta.

 

La componente mistico – sacrale

 

Figure brune che ricordano tribù aborigene o corpi bruciati i soggetti sono pervasi da un simbolismo non casuale dove aureole e cabala sembrano conversare introducendo una spiritualità ibridata: personale, della cultura, meta – testuale. Vorrebbe parlarne?

 

Oggi è difficile se non impossibile appoggiarsi ad una  spiritualità condivisa, ad un sacro in senso proprio. Il mio tentativo – spero riuscito – è quello di riattribuire alla figura un’anima. Non alleggerendone i connotati ma, al contrario, indurendoli, dotandoli di una sensualità forte ed impenetrabile. 

 

Aniballi e l’estetica dell’anatomia
L’inserimento di oggetti all’interno delle opere – la camera dell’anatomia

 

Come ex voto in un’edicola, all’interno della bidimensionalità della tela, vengono innestate delle piccole finestre a vetro attraverso cui lo spettatore può osservare ossa, pesetti e piccoli oggetti come dentro una camera anatomica. Quale valore assumono questi innesti e con quale criterio vengono selezionati? E legato a questo, vanno letti in rapporto all’opera o devono essere considerati come organismi a se stanti?

 

Concettualmente essi vivono in rapporto all’opera, compositivamente sono estranei e funzionano come una sorte di suggeritore, di “memoria  esterna” collegata al soggetto, ma separabile da esso in qualunque momento.

 

Disegnare con la parte destra del cervello

 

Da quali studi, rimandi teorici, indagini prende le mosse per la creazione delle sue opere?

 

Conosciamo la duplice natura del pensiero umano: quello verbale – analitico, situato sopratutto nell’emisfero sinistro e quello visivo – percettivo, situato in particolare nell’emisfero destro; sono processi che vanno educati e sensibilizzati  quotidianamente.  E’ nell’ambito del comune vivere che ricerco le tensioni emotive che mi portano successivamente ad un indagine interiore, in cui lo spazio è senza tempo; un incontro simbiotico fisico e spirituale.

 

Aniballi e l’estetica dell’anatomia
Le prospettive della ricerca pittorica

 

Nel rapsodico universo dei linguaggi espressivi la pittura sembra reggere il colpo dell’ingresso nel contemporaneo ma pare avere a un tempo l’esigenza di rinvigorirsi, di riprendersi il primato di maestra delle arti visive. Pensa che questo sia possibile e se si come?

 

La pittura non ha tempo. Vive nel limbo dell’immortalità perché attinge l’energia pura, direttamente nell’individuo che lo porta al fare. Operatività manuale  è lo specchio del suo pensiero. Nel vasto universo espressivo non esistono sudditanze, ma tutto si confina nel profondo dell’artista il quale è destinato a liberare tutto il suo potenziale creativo.

 


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