Magazine Cultura
Il regno animale del titolo è quello in cui viene a trovarsi Joshua (detto 'J'), un adolescente timido e complessato come tanti che una sera si ritrova a guardare la tv accanto al cadavere della madre, morta per overdose. Sembra il tragico epilogo di una storia qualunque, e invece per il problematico ragazzino è appena l'inizio di una discesa agli inferi che si rivelerà inarrestabile: sarà infatti 'adottato' dalla nonna, la quale anziana vegliarda (ma non troppo!) è a capo di una famiglia di gangsters che semina il panico per le strade della metropoli. Comincia così il periodo di 'iniziazione' di J alla malavita, fatto di pericolose quanto drammatiche azioni criminali, che si alternano ai rari momenti di intimità dove il ragazzo è inizialmente vittima (e poi carnefice) delle morbose attenzioni dell'energica nonnina...Il regista è bravo nel raccontare visivamente, con freddezza (appunto) documentaristica, le vicende sballate e cruente di questa famiglia sui-generis, anche grazie alla propria esperienza diretta che, prima di dedicarsi al cinema, lo vedeva impegnato come reporter e giornalista freelance.
Quello che però lascia un po' perplessi è la troppa 'perfezione' della messinscena, nonchè la meticolosa, distaccata e infallibile preparazione di ogni sequenza, di ogni inquadratura, che finisce col rendere piuttosto artefatto l'universo in cui si cerca di far entrare lo spettatore... insomma, sembra quasi che la trama serva al regista come pretesto per sciorinare un 'manuale' di stile indubbiamente efficace: il che, per carità, è più che legittimo, ma che stona decisamente in un racconto di finzione. Animal Kingdom vorrebbe sconvolgere, indignare, dare cazzottoni negli stomaci di chi lo guarda, ma la sua perfezione stilistica va decisamente a scapito dell'emotività, e all'arrivo dei titoli di coda sembra di avere assistito, più che a un racconto 'maledetto', ad un freddo trattato di criminologia.
VOTO: * * *
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