Ripubblichiamo una breve serie di pezzi ironici sugli “animali da fiera dei fumetti” che scrisse per noi Marco Schiavone diversi anni fa. Ci sembra materiale ancora divertente e attuale, e che trova nel blog la sua collocazione naturale.
Il cacciatore di disegni popola le fiere di fumetti, ma fumetti non ne ha mai comprati. Si aggira con un album fabriano tra le fauci, ed uno zaino invicta sulle spalle, pieno di altri album fabriano, che appesantiscono lo zaino e costituiscono un’arma importante per farsi largo tra le code.
Il cacciatore si nutre di disegni originali, di chiunque siano. Non sa che cosa fa un disegnatore: non sa se scrive, dipinge, inchiostra. Non sa se sia italiano o tedesco, se lavora per Marvel, Bonelli o indipendenti. Il cacciatore accumula gli A4 imbellettati dal tratto, e porta a casa il bottino con cui nutre I suoi pargoli.
Il cacciatore di disegni, superati i trent’anni, tende a muoversi in branco, ed è riconoscibile per l’abbigliamento da quattordicenne e l’incipiente pelata: come Renato Pozzetto in Da Grande, più brutto di Tom Hanks in Big.
Per difendersi dal branco di cacciatori di disegni, che spesso occupano tutta la visuale degli stand escludendo possibili compratori dalle fiere, l’unico rimedio conosciuto è obbligarli a comprare qualcosa dell’autore che nel frattempo si affanna a riempire gli spazi bianchi del foglio. A questa richiesta, I più timidi accetteranno di tirare fuori un portafoglio, inutilizzato da anni, abitato da ragni e polvere, e pagheranno in talleri d’oro. Altri, rifiuteranno sdegnati, increduli che l’arte abbia un prezzo: devono per forza mangiare, ‘sti disegnatori?
Si narra che in alcune remote mostre mercato, alla richiesta di vil denaro alcuni antichi cacciatori di disegni si siano ridotti in polvere, come vampiri esposti ai raggi del sole.