E dopo aver affrontato il discorso animali dal punto di vista religioso, oggi andremo ad affrontarlo dal punto di vista politico. Puntiamo quindi i riflettori sulla (complessa) tematica partendo dalla domanda:
Perché posso mangiare il coniglio ma non il gatto?
Eh, bella domanda, soprattutto quando la storia locale nostrana (son di Vicenza) ci ha forse tristemente insegnato che in periodo di crisi non importa il mezzo (il tipo di carne di cui ti nutri) ma il risultato (mangiare).
Bigazzi l’ha imparato a sue spese nel 2010, non vedo perché non dovrebbe essere argomento di discussione anche oggi.
<animalisti> Premessa: io con questo post non intendo incitare nessuno al maltrattamento di animali. Intendo solo fornire degli spunti di riflessioni su alcune normative che ritengo (personalmente) ingiuste. </animalisti>
Correva l’anno 1991, secondo questo PDF di salute.gov.it. Esce la “Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo”, che apre con questa premessa:
Lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali di affezione, condanna gli atti di crudeltà contro di essi, i maltrattamenti ed il loro abbandono, al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l’ambiente.
Già qui ho molto da criticare a quanto riportato… che definizione vogliamo dare al termine “animale da affezione”?
E’ la classica cosa volutamente soggettiva che non dovrebbe mai esistere in ambito legislativo. Non può esistere una definizione di “animale da affezione” perché ognuno può interpretare come vuole. Tornando quindi alla domanda di apertura di questo post, il fatto che io non possa mangiare un gatto o un cane ma qualsiasi altro animale sì è stabilito da una Legge, e questa è palesemente discriminatoria in quanto si limita a citare queste due specie. E’ un fottuto assioma imposto dall’alto, secondo il parere soggettivo di qualcuno.
Da un lato ci sono personaggi come l’On. Michela Vittoria Brambilla (attuale Forza Italia) che assieme ad Associazione come LAV ed ENPA chiedano il riconoscimento di altri animali sotto questa legge, ad esempio i cavalli. E questa è una cosa abbastanza recente, si parla di ottobre 2013.
Dall’altro lato, ci sono io. Credo, e penso sia anche abbastanza logica come cosa pensarlo, che essendo la definizione di “animale da affezione” soggettiva come già spiegato, nessuno possa impossessarsi della prerogativa di decidere al posto nostro. Parlare a nome della collettività significherebbe in questo caso, analizzando il fenomeno in termini statistici, prendere l’intervallo centrale della gaussiana scartando brutalmente i pareri di chi sta agli estremi, e quindi delle minoranze. Già sapete come la penso, non condivido.
Si va verso quindi una politica del tipo “niente, o tutto”.
Niente nel senso che non devono esistere animali da affezione e animali da altri scopi, lasciando al singolo la libertà di scegliere secondo la sua etica cosa farne di ogni singola bestia. Voglio mangiarmi carne di gatto? Lo faccio. Voglio fare come Clooney e tenermi un suino come animale domestico? Va bene. Sarebbe la scelta meno ipocrita di tutte, e probabilmente la migliore. In tal caso, proporrei di rivedere anche gli scopi della Legge stessa, perché un “al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale” non mi convince. L’uomo è un fottuto animale come gli altri, e anche questo andrebbe regolamentato come si conviene se non è già stato fatto, altrimenti si rischia di acconsentire al cannibalismo.
Tutto, d’altro canto, è quella che ho proposto come altra possibilità. Quella di riconoscere ogni specie animale sulla faccia della terra come possibile oggetto di affezioni da parte dell’uomo, e come tale proclamare una sorta di Dittatura del Veganismo. Anche qui, sapete come la penso in merito. E poi, paradossalmente…
… se io fossi affezionato ad una piantina?