Animali domestici e divinità animali nell’antico Egitto
JustNews.it Il portale delle news
Sono amati come dei figli. Sono coccolati e viziati ma anche rimproverati e qualche volta puniti, eppure gli animali domestici da compagnia come i cani e i gatti riescono a provare per il padrone e per la sua famiglia un affetto incondizionato.
Secondo Erodoto, in Egitto, quando moriva un animale domestico regnava una grande desolazione tra gli abitanti della casa, che si depilavano le sopracciglia se moriva un gatto o addirittura tutto il corpo se si trattava di un cane.
Nell’Antico Egitto, all’inizio del IV millennio a.C., gli Egizi realizzavano utensili per cosmesi con forme di animali e intorno al 3500 a.C. le divinità erano metà umane e metà animali.
Il valore attribuito all’immagine, detentrice di un potere magico e religioso, era così tanto da realizzare delle sculture, dei rilievi o delle pitture affinché il padrone e l’animale potessero continuare a convivere nell’Aldilà. Non solo: anche la mummificazione era molto diffusa, ma in questo caso l’animale sarebbe stato solo un tramite tra l’uomo e la divinità.
A ogni animale si dava una certa valenza. Per esempio il falco era associato ad alcune rappresentazioni del dio Sole, Horus e Ra, tant’è che, a partire dalla IV dinastia, il faraone fu chiamato “Figlio di Ra”. Così il falco era diventato il simbolo della sovranità del faraone.
Anche al serpente gli Egizi davano un valore simbolico e in particolare la femmina del cobra era associata alla dea Wadjet. Spesso il faraone aveva sulla fronte proprio un serpente femmina, il dio del Sole Ra, emblema della forza distruttrice al servizio del sovrano. Ma a parte la distruzione, al serpente era attribuita un’altra funzione, la protezione: Wadjet (“la verde”) proteggeva il Basso Egitto dall’inondazione – era un serpente che impediva che il caos non piombasse sul mondo. In opposizione a Wadjet c’era però Aphophis, il grande serpente cosmico, nemico del Sole.
Immagine: Pixabay
La dea Hathor era invece associata alla mucca, in qualità di divinità dell’amore e della fertilità, governatrice della bellezza e della musica. Hathor era una donna con corna di mucca, e di conseguenza il latte diventava fondamentale nei rituali di resurrezione e di purificazione.
Nessuna divinità egiziana fu associata, invece, al cavallo, che fu introdotto soltanto durante il Medio Regno dagli Hyksos. Furono proprio loro a insegnare agli Egizi a cavalcare e a guidare il carro.
Così come il Sole era il Dio Ra, anche la luna aveva una propria divinità: si chiamava Thot, il dio della saggezza ed era rappresentato come un babbuino. I babbuini si sedevano spesso con la testa rivolta verso est, all’alba, e agitavano le zampe alla vista del sole, così gli Egizi pensarono che potessero predire l’arrivo del sole. Thot era considerato l’inventore della scrittura e patrono degli scribi.
Le scimmie e i babbuini – accanto ai cani e ai gatti – erano gli unici animali domestici nell’Antico Egitto. Non soltanto comparivano spesso nelle raffigurazioni ma dall’Antico Regno le scimmie, simbolo di amore e di fertilità, potevano accedere alla casa, dove potevano intrattenere la gente con acrobazie e smorfie. Talvolta erano portate perfino al mercato, attaccate al guinzaglio, come surrogato delle guardie del corpo.
Grande importanza ha rivestito il gatto, non soltanto nell’Antico Egitto. Gli Egizi si erano accorti di quanto fosse abile come cacciatore di roditori, di serpenti e di altri animali che si intrufolavano nei granai. Per questo, nel Medio Regno, intorno al 2000 a.C., iniziarono ad addomesticarlo. Tra le sue tante rappresentazioni, il dio Ra incarnava, talvolta, anche un gatto, capace di proteggere dalle insidie del serpente Aphopis.
Dal 1567 a.C., il gatto divenne una manifestazione della dea Bastet, protettrice della fertilità e delle gioie terrene come la danza, la musica e la sessualità, nonché dea della salute. Per questo fu inevitabile salvaguardarlo punendo la sua uccisione con la morte.
I gatti potevano essere ornati con collari o nastri ed erano obbligati a restare immobili sotto la sedia dei loro padroni durante un convivio.
L’altro animale domestico per gli Egizi era il cane, che secondo gli storici sarebbe stato il primo animale addomesticato al mondo. Nato in origine nel Tibet e poi esportato in tutto il mondo, secondo le teorie darwiniane il cane è un discendente del lupo, del coyote e di altri canidi.
Il cane, a differenza del gatto e del babbuino o della scimmia, non era utile solo per la compagnia ma anche per la caccia, la guardia, la custodia di un gregge o il traino di slitte.
Non soltanto gli Egizi ma anche gli Incas imbalsamavano e rappresentavano i cani nelle sculture. In particolare, gli artisti Egizi testimoniarono la varietà delle razze canine, dal pelo uniforme alla pelle maculata, orecchie lunghe o appuntite. Ma oltre al cane da caccia, per la quale il levriero trova le maggiori testimonianze in dipinti sulla caccia nel deserto, c’era quello domestico, libero di vagare per la casa e di dormire dove voleva. Il cane, come il gatto, doveva essere anche bello, quindi non mancavano collari e guinzagli fini.
Nei secoli successivi, i Romani, i Greci e i Macedoni avrebbero allevato con cura il cane e avrebbero contribuito in maniera significativa alla nascita di nuove razze.
Animali domestici e divinità animali nell’antico Egitto
JustNews.it Il portale delle news