Quando affrontiamo racconti o storie mitiche, spesso capita di incappare in animali, o pseudo tali, dalle caratteristiche fortemente diverse da quelle che noi stessi siamo soliti conoscere. È il caso di geroglifici e sculture antiche in particolare, ed è il caso di specie che vengono scoperte, potremmo dire, quasi “casualmente”, da zoologi o anche da semplici pescatori e cacciatori che si imbattono in prede del tutto inattese. Soprattutto negli ultimi tempi, causa i forti cambiamenti climatici cui è sottoposto il nostro pianeta, via mare o simili, è stato facile trovare pesci e calamari giganti che si credevano pure leggende o estinti da milioni di anni, sul fondo di laghi e corsi d’acqua profondissimi, quasi privi di luce ed abitati da poche, rarissime specie animali. La lista sarebbe lunga, complessa e di difficile approfondimento, ma potremmo comunque annoverare tra gli avvolti da una aura di mistero (in quanto si crede che esistano solo sulla base di avvistamenti e resoconti di testimoni) anche uno che risulta poco noto ai più ma che zoologi e scienziati stanno ricercando da più anni: parliamo del Dahu.
Il Dahu è noto in cripto zoologia (dal greco antico: kryptos= nascosto; zoon= animale e logos= discorso, o studio; cioè: “studio degli animali nascosti”, o “studio degli animali non ancora ufficialmente scoperti e che sono sospesi tra tradizioni, miti, leggende e un pizzico di verità”) col nome scientifico di Dahutusmontanus.Si tratta di un animale simile a un Cervide, ma di taglia più piccola, rassomigliante nell’ aspetto ad uno stambecco o una capretta dal pelo morbido. Il Dahu ha le zampe asimmetriche, due delle quali sono più corte delle altre, cui arrivano poco al di sotto. Questo consente loro di potersi muovere con maggior agilità sui ripidi e scoscesi pendii montani, mantenendo le zampe più corte orientate verso la vetta, e le due altre due a valle, così da poter camminare in un solo senso seguendo il profilo della montagna. Questa caratteristica garantisce loro anche di cambiare direzione in maniera più rapida e “pulita” e di avere, altresì, un’ eccezionale stabilità.Secondo la tradizione si possono distinguere due diversi tipi di Dahu:
Probabile genetica
Una piovra gigante spiaggiata.
A questo punto, però, viene da chiedersi, date le varianti cui siamo di fronte, se abbiamo a che fare con Dahu omozigoti per quel carattere oppure no. Ogni nostra caratteristica genetica, infatti, come ben sappiamo, è codificata nel nostro patrimonio genetico (il DNA) e, per così dire, “definita” da una coppia di geni che proviene dai nostri stessi genitori. Stessa cosa, d’altro canto, può essere detta per gli animali. Un fenotipo recessivo, ad esempio, è quello degli occhi-azzurri. Se abbiamo anche noi gli occhi azzurri, allora ci troviamo di fronte ad un soggetto omozigote per quel carattere, in cui si sono uniti due soggetti dallo stesso fenotipo; viceversa, nel caso in cui possedessimo un colore diverso (occhi marroni), avremmo a che fare con un soggetto eterozigote per quel carattere, dove solo il carattere dominante dei due emergerebbe (colore marrone), mentre l’altro (quello azzurro, recessivo) rimarrebbe latente.Viene da chiedersi, allora, se siano possibile o presenti linee genetiche “pure” nel Dahu perché, come capiremo bene, questa rarissima specie animale (al limite tra il mito e la pura leggenda), qualora esistesse potrebbe anche essere il frutto di un incrocio tra specie diverse. Basti ad esempio considerare il caso più che “strano” dell’ornitorinco, che presenta muso e becco d’anatra, zampe palmate, coda simile a quella di un castoro e un corpo che pare quasi assemblato da parti prese da altri animali. Se non ne conoscessimo l’esistenza ma ne sentissimo solo raccontare l’aspetto, chiaramente crederemmo ad uno scherzo o che si tratti di un mito. Tuttavia, avendo in mano un’ampia documentazione su questo curioso essere, e sapendo dove e in che periodo trovarlo, ci sembra chiaro che potremmo e, soprattutto, che dovremmo applicare un ragionamento del tutto analogo al Dahu.Ma chi sono allora i “genitori” del Dahu?Non lo sappiamo con certezza, così come non sappiamo ancora accuratamente quale sia la sua origine. Definire il Dahu, eventualmente, un’ aberrazione genetica, tuttavia, sarebbe quantomeno esagerato.
DiffusioneDi indole pacifica, il Dahu è timido, innocuo e curioso, al pari di uno stambecco o di una capra di montagna. In Italia è presente su tutto l’arco alpino, principalmente in Val d’ Aosta, e lontano da tutti i centri abitati. Data la crescente urbanizzazione del territorio degli ultimi anni soprattutto, a causa anche dei forti cambiamenti climatici, il suo habitat si è però molto ridotto. Il Dahu si riprodurrebbe in inverno, ma con alcuni, ovvi problemi che derivano dalle sue caratteristiche fisiche e di movimento. Il maschio e la femmina possono infatti girare in senso opposto senza mai incontrarsi e, se poi ci riuscissero, non sarebbero comunque in grado di accoppiarsi senza che il maschio precipiti lungo il pendio nel tentativo di aggirare la femmina. Se la incontrasse di spalle il problema sarebbe risolto. Sembra che non sia possibile che Dahu destrogiri si possano accoppiare con Dahu levogiri. La femmina del Dahu, inoltre, depone le uova come i Mammiferi Monotremi dell’ Australia (tra cui vi è appunto anche l’ornitorinco).
Per quanto riguarda la cattura, secondo alcuni il periodo migliore è l'inverno, periodo in cui l'animale è costretto ad uscire fuori dalla tana (se si riesce a trovarla); altro sistema è quello di portarsi alle sue spalle e cercare di attirare la sua attenzione; qualora si girasse, trovandosi con le zampe più corte rivolte a valle e senza più appoggio, il Dahu perdererebbe l’equilibrio ruzzolando lungo il pendio finendo a valle dove non sarà più in grado di rialzarsi, probabilmente a causa delle ferite. Metodo cruento ed evitabile per ovvie ragioni di tutela e protezione della fauna. Eventuali prove a supporto della sua esistenza
L'ornitorinco.
Tutto ciò che si sa del Dahu proviene dalle tradizioni orali dei luoghi dove esso vive. Non ci sono molte prove, foto, filmati (quelli presentati e che si trovano in Rete sono risultati dei falsi), scheletri o resti, che ne possano attestare la sua esistenza, e nessun Museo di Scienze Naturali ne possiede una qualsivoglia prova a supporto. Nonostante questo, tuttavia, vista la sua massima adattabilità all’ ambiente montano di cui è diventato un simbolo e per la sua valenza culturale, esso è stato scelto come mascotte per l’Universiade Invernale di Torino del 2007, dove è stato rappresentato con ambedue le zampe anteriori più piccole rispetto a quelle posteriori ed in posizione eretta. Esso è testimonianza, forse, della sua esistenza, ma, certamente, non una prova. Probabilmente, così come è stato con gli esemplari di polipi giganti di cui abbiamo parlato più sopra e di cui vi alleghiamo il video di alcune loro scoperte, anche per il Dahu avverrà lo stesso.Non resta allora altro da fare che attendere e sperare che, prima o poi, davanti gli occhi e l’obiettivo di qualcuno, questo animale, uno dei molti che sono rimasti ancora avvolti nel mito, si manifesti e riveli che tutte le storie che si sentono narrare sul suo conto siano più che vere.Giuliana Farinaro
FARINARO GIULIANA è nata a Marcianise(CE), il 29/10/1957, è Laureata in Scienze Naturali all' Università "Federico II" di Napoli con tesi sperimentale in Ecologia animale (studiando l' assetto ecologico di un fiume) e tesina sperimentale sulla Chimica delle argille, ed è docente a tempo indeterminato su A060 di Scienze Naturali ,Chimica, Geografia e Microbiologia. Specializzata in Giornalismo e comunicazioni di massa, fa parte della Protezione Civile del suo paese ed ha la passione per la fotografia naturalistica. Il suo rapporto con il mistero è di vecchia data e, nonostante una solida base scientifica, a priori non rimegetta alcuna ipotesi, cercando con decisione quale sia la verità attorno a quel fenomeno che, spesso, non ha ancora una giustificazione scientifica universalmente accolta. Giuliana Farinaro è testimone di avvistamenti UFO, ha vissuto un "missing-time" nelle piramidi della valle di Giza ed ha spesso fotografato oggetti che non erano presenti al momento dello scatto.Giuliana Farinaro scrive anche poesie e piccoli racconti, ed ha avuto vari riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale.