Magazine Cinema
L'eco della bravata di Leo arriva anche a Milano e il padre, Luciano, viene bonariamente richiamato da un boss locale, venendo di fatto umiliato.
I fratelli tornano da Milano per dargli manforte ma di fatto innescano una faida sanguinosa in cui ci rimetteranno tutti.
E' la 'ndrangheta che funziona in questo modo.
I morti cominciano a fioccare.
Anime Nere di Francesco Munzi è il classico film italiano che mi fa incazzare come una biscia e scusate se ho detto biscia.
Perché allora se solo vogliamo noi lo sappiamo fare del bel cinema, del cinema con delle palle grosse così e che non attinga necessariamente a Gomorra, Romanzo Criminale o roba simile.
Certo si parla sempre di malavita ma si cambia contesto geografico e si entra in un campo relativamente vergine al cinema.
Francamente non ricordo di aver visto altri film incentrati sulla 'ndrangheta , un'entità misteriosa sia al cinema che nella vita reale e non ricordo di aver visto film che invece di fossilizzarsi sui fatti criminosi, per certi versi più facili da raccontare, se non altro per la presenza di innumerevoli modelli di alto spessore da seguire , sceglie di narrare altro.
Munzi preferisce raccontare le dinamiche familiari, i riti ancestrali che caratterizzano la vita di un paesino situato nel cuore di tenebra dell'Aspromonte, sfondo geografico peculiare per i suoi tratti durissimi e ingenerosi nei confronti di coloro che lo abitano.
Anime Nere non è un film di gangster pur parlando di malavita organizzata, non parla di traffici di droga pur avendone l'occasione dopo un inizio stile French Connection, parla fondamentalmente di tre fratelli e di tutto quel crocevia di diatribe, umiliazioni e veti incrociati che descrivono al meglio l'humus di Africo, il suo background che si perde nell'oblio degli anni.
Impietoso il confronto tra la Milano da bere e da sniffare tratteggiata nei primi minuti di film e il cuore dell'Aspromonte simboleggiato da un paesino incastonato tra le montagne, isolato geograficamente e culturalmente che sembra essersi fermato a vari decenni fa con le sue case semi diroccate e l'urbanizzazione come minimo rivedibile.
Sono diversi anche i tre fratelli : Luciano in un certo senso non ha mai voluto evolversi, aprirsi alle novità del mondo, imprigionato in una specie di bolla temporale che è Africo e il suo allevamento di capre.
Rocco e Luigi conoscono invece la bella vita, sono borghesi arricchiti a tutti gli effetti e mostrano in un impeto di sciovinismo barocco, tutto quello che il denaro ha permesso loro di comprare, dai bei vestiti, alle macchine costose.
Anime Nere è una tragedia greca, di fatto ne rispetta tutti i crismi, girata in terra calabra , ne studia antropologicamente i caratteri del territorio, è un dramma familiare che si innesca per la più banale delle scuse, è una crudele rappresentazione dell'orgoglio e del senso di appartenenza che non permettono di fare un passo indietro, anche quando è necessario.
E' un progetto verace in cui la scelta linguistica, il calabrese ( e spesso si va di sottotitoli per chi non è avvezzo all'idioma calabro), contribuisce a regalargli quell'ulteriore aura di realismo.
Anime Nere è un noir impietoso che preferisce raccontare il silenzio prima dello sparo piuttosto che lo sparo stesso, un film doloroso e lancinante che deflagra in un finale shock, di quelli che non si dimenticano tanto facilmente.
Così come non si dimentica la faccia di Luciano, il suo sguardo assente, un uomo che da solo ha deciso a far terminare la faida innescata per una stupidaggine.
E lo fa a modo suo.
Grande successo di critica e di pubblico allo scorso Festival di Venezia.
PERCHE' SI : dramma familiare e 'ndrangheta non erano mai stati raccontati così al cinema, sfondo ambientale utilizzato nel migliore dei modi, approccio antropologico e realistico( uso della lingua), finale shock
PERCHE' NO : difficile trovare difetti: i sottotitoli necessari per l'uso del calabrese forse potranno scoraggiare qualcuno
LA SEQUENZA : a parte il finale shock direi la sequenza dell'omicidio in auto, perfetta per tempi e montaggio.
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
Il calabrese è una lingua a parte e spesso ho dovuto usare i sottotitoli
Si può fare un film in Calabria senza nominare la 'nduja, il peperoncino di Soverato e la cipolla di Tropea
Oltre Gomorra c'è di più
A volte l'idiozia non è ereditaria
( VOTO : 7 + / 10 )
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