Io sarei stata la prima.
Io detesto Candy con tutta me stessa perché un tale concentrato di sfiga e amore sfortunato deve stare il più lontano possibile dalla sottoscritta che, in quanto a relazioni sentimentali, sta messa piuttosto male e non ha certo bisogno di aiuti supplementari.
La sua autrice, Yumiko Igarashi appunto, è considerata una delle maestre del manga anni Settanta e nell'arco del suo manga più famoso è riuscita a dare libero sfogo ad una tale sequela di disgrazie che credevo solo le CLAMP sapessero preparare per i loro dannati protagonisti [per maggiori info al riguardo e qualche risata si veda Kill Clamp by Wren].
Come sapete ho una certa passione per i manga, i manhwa e anche i manhua, rispettivamente fumetti giapponesi, coreani e cinesi/taiwanesi e adoro vedere come gli orientali hanno saputo caratterizzare le storie tipiche della letteratura da ragazze, questo era molto più frequente prima degli anni Novanta, quando molte autrici, oltre ad attingere a piene mani al feuilleton di fine Ottocento e primo Novecento, producevano anche proprie creazioni altrettanto tragiche [vogliamo parlare di Milly oppure Georgie?] facendo concorrenza a molte autrici del genere sentimentale del XIX. Tra le molte anche Lady Oscar può essere considerata della partita.
Dalla letteratura ottocentesca a cui attingevano, le mangaka del Novecento hanno ereditato anche la passione per il dramma, cosa che negli anni Settanta era parzialmente tornata di moda per l'influsso di molti sceneggiati televisivi dell'epoca sempre ispirati dallo stesso periodo e dalle stesse storie.
Se posso permettermi un'osservazione personale, non influenzata da libri o teorie altrui, trovo che il genere sentimentale ottocentesco sia di parzialmente di derivazione shakespeariana e presenta una certa inclinazione al dramma di stampo teatrale, miriadi di eroine sono state condannate a morire di tifo, parto o in miserevole disgrazia per il gusto letterario dell'epoca, una fine che gli scrittori del Novecento hanno adottato per le loro creazioni solo se strettamente necessario dalla trama e dal contesto, perfino Michael Faber, autore dell'acclamato Il petalo cremisi e il bianco ha graziato la sua Sugar quando solo che un secolo prima avrebbe fatto una fine ben più lacrimevole e disperata, mentre la povera Tess dei d'Uberville, nata in altro periodo, non ha avuto la medesima buona sorte.
Anna Shirley
illustrazione di copertina (1° vol.)
by Yumiko Igarashi
Oserei dire che, a scapito dei suoi poveri protagonisti, è riuscita pienamente nel suo intento, coronato da un briciolo di speranza solo sul finire della vicenda -e della pazienza dei lettori-
Ma quando la nostra mangaka abbandona la propria fervida fantasia in favore di storie scritte da altri e in periodi più luminosi, storie di qualcuno che, magari, non dovrebbe essere internato d'urgenza per maltrattamenti, sa essere una delle più meravigliose autrici e illustratrici del nostro secolo. Se Candy Candy mi fa venire l'orticaria al solo pensiero per i motivi elencati all'inizio e tre dei più classici cliché (l'orfanella, l'amore disperato e le cattiverie date dall'invidia), ci sono altre sue opere che, invece, hanno saputo ampiamente incontrare la mia approvazione ed una di queste è Anna dai capelli rossi.
Scritto da Lucy M. Montgomery e ambientato nell'idilliaca isola canadese di Prince Edward, il romanzo di Anna è un must have immancabile nella biblioteca di qualsiasi donna. Poiché è stato scritto già nell'ottica del Novecento, Anna non muore tra atroci sofferenze, il che è un autentico sollievo.
Molto spesso è un romanzo che viene letto da ragazza perché fa parte di quel genere di narrativa definita (oserei dire un po' troppo alla buona) da signorina, ma credo che, per quanto ormai datato, sia un'opera veramente eccellente e ideale per il periodo adolescenziale in quanto affronta in maniera istruttiva e costruttiva problemi e tematiche anche profonde con garbo e la dovuta dose di drammaticità; non mancano le lacrimucce, certo, ma è molto positivo e speranzoso nel suo messaggio di fondo, il che a quindici anni e circondati dai problemi della crescita non è un male.
Certo, essendo un romanzo d'altri tempi non parla di droga o di gravidanza, ma per quello ci sono mille altri romanzi adatti, lasciate Anna coerente col suo tempo, opportunamente casta e religiosa.
La storia di una delle più famose orfanelle canadesi (l'altra è Emily Murray Starr della medesima autrice e del libro Emily della luna nuova) e d'America (cfr. Pollyanna) ha saputo attraversare un secolo e mezzo in piena evoluzione tecnologica.
Nato come libro, è diventato un prodotto televisivo di grandissimo successo durante gli anni Settanta/Ottanta con svariati passaggi sulle reti nazionali anche italiane di film, serie e, soprattutto, dello splendido cartone animato a cui lavorò in gioventù perfino il maestro Hayao Miyazaki.
Probabilmente con il futuro in continuo turbine tecnologico, Anna saprò cavarsela anche tra i computer, l'interattività e le amenità hi-tech che non abbiamo ancora visto e neppure immaginiamo.
In tutta questa evoluzione, il prodotto della Igarashi si colloca nel mezzo, tra il libro e il cartone. Il manga infatti è una produzione a metà, fedele all'originale della Montgomery, ma illustrato e a figure che possono richiamare quello che è diventato l'anime.
L'autrice e il manga
Nonostante la sua collocazione in terra di mezzo, il manga è seguente alla messa in onda del cartone animato, risale infatti al 1997 ed è una delle ultime creazioni di quest'autrice.
Anna Shirley e Diana Barry
illustrazione di copertina (2° vol.)
by Yumiko Igarashi
Senza contare che per gli anni (e i romanzi seguenti) ci ha pensato Chieko Hara, altra autrice del genere della Igarashi e dal tratto molto simile (è quella che scrisse Faustine inspiegabilmente tradotto in Fostine, vabbè, i traduttori italiani sono tremenderrimi, basti vedere come il secondo libro di Anne da Anne of Avonlea sia diventato L'età meravigliosa ¬_¬).
Purtroppo solo i primi tre libretti sono giunti nel nostro Paese perché le nostre case editrici sono estremamente coerenti e hanno preferito pubblicare solo metà della storia.
Sgrunt! Scusate, ma ci voleva...
Anna dai capelli rossi non è l'unico manga della Igarashi ispirato alla cultura e alla letteratura europea, infatti durante gli anni Ottanta quest'autrice ha letteralmente saccheggiato sia le favole (da Andersen a Perault ai fratelli Grimm) eseguendo lavori che parlassero di Biancaneve, della Bella addormentata nel bosco, della Sirenetta e perfino di Pollicina e Cenerentola!
Non solo, ma ha eseguito anche adattamenti di Flaubert (Madame Bovary) e di alcuni autori russi come Tolstoj con Anna Karenina, oltre che al classico shakespeariano Romeo e Giulietta.
D'altra parte le stesse storie partorite dalla mente dell'autrice non sono poi così distanti dal canone europeo, si veda quanto detto sopra sui feuilleton.
Nonostante sia passata un'eternità da Candy e anche da Georgie, entrambi prodotti anni Settanta con il relativo tratteggio di moda all'epoca, le linee sottili e gli occhi grandissimi, la Igarashi ha mantenuto una certa coerenza nel suo tratto e, soprattutto, nella caratterizzazione estetica dei suoi personaggi.
Poichè nei primi libri Anna porta costantemente lunghe trecce rosso fuoco, i capelli boccolosi in lei sono stati accantonati, ma non per questo definitivamente debellati, visto che li sfoggiano molte delle amiche dell'esuberante orfanella, a cominciare dalla dolce Diana, che nel cartone eravamo abituati a riconoscerla per le due trecce a forma di bretzel portati ai lati del capo e che qui, invece, sembra una principessa in puro stile CLAMP.
Analogamente una criniera lunga e morbida col ricciolo finale, marchio di fabbrica della dolce Georgie è la pettinatura della snobbissima amica Ruby Gillis e di qualche altra comparsata.
Anna Shirley con Matthew e Marilla Cuthbert
illustrazione di copertina (3° vol.)
by Yumiko Igarashi
Ovviamente solo tre volumi, per quanto bellissimi, non riescono a riproporre la stessa Anne del libro, così come alcune scene sono state tagliate, altre non rendono appieno la comicità delle imprese dell'orfanella o la loro sconsideratezza. Il manga soffre, soprattutto, di una certa frettolosità e impersonalità, probabilmente dovuta al fatto che la figura di Anne non è una creazione dell'autrice che la sta disegnando e che, quindi, non sente come sua, come una delle sue pupille.
A dispetto di tutto, credo che i due volumi seguenti a quelli dell'infanzia, quelli ambientati alla Queen's Academy e poi all'università di Redmond, rendano molto di più alla trama in quanto la Anne più adulta e matura descritta dalla Montgomery si abbina meglio sia con la brevità della narrazione e con il messaggio che trasmette piuttosto che col mare emozionale che investe il lettore quando la protagonista è solo un'undicenne iperattiva.
Disegnare la freschezza, l'esuberanza e la fantasia di una bambina di undici anni che può vivere per la prima volta libera e spensierata penso sia un'impresa difficile per qualunque illustratore e artista, l'anime per rendere appieno questo compito ha prodotto qualcosa come duecentomila puntate, non si tratta di una bazzecola risolvibile in poco spazio... la Igarashi riesce solo in parte nel suo intento.
Una nota pregevole va, invece, alla ricerca costumistica fatta dall'autrice per riproporre con correttezza storica abbigliamento e modi di una ragazza o ragazzina. In un punto in cui fin troppe storie cadono, la Igarashi, ormai espertissima dopo Georgie e Candy Candy ha saputo portare a termine il suo compito con correttezza. Le maniche sono correttamente a gigot e i cappellini di paglia come usava in campagna. Non posso fare alcuna critica alla sua coerenza storica e credo che questa sia una novità per me e anche per voi che leggete, fin troppo spesso si ha a che fare con una storia valida rovinata dalla superficialità culturale riferita al periodo di ambientazione...
Anne in Italia
Uno dei commenti più odiosi che ho letto sulla rete riguardo il presente manga recita, pressappoco, che quegli stupidi giapponesi dovrebbero smetterla di servirsi delle storie dell'Occidete, la loro carenza letteraria dimostra quanto siano culturalmente inferiori e proprio per quello non dovrebbero permettersi di "interpretare" opere che non capiscono.
Trovo che siano parole dure.
Copertina originale del quarto volume
Anna no seishun
dal libro L'età meravigliosa
Sarebbe buona cosa che chi non sa cosa dire non si riempisse la bocca di sciocchezze che fanno scena da intellettuale: ma per piacere! Che assurdità! Come diceva la prof di Lettere: hai appena perso una buona occasione per stare zitto.
La loro letteratura cinese e giapponese che noi stiamo scoprendo solo di recente, diversa dalla nostra e per questo difficile da comprendere, viene spesso malamente interpretata dagli ignoranti e il fatto che solo pochi la conoscano non significa che sia scarsamente presente, solo scarsamente pubblicizzata. Perché siamo in un Paese dove a volte la pubblicità conta più della cultura.
Forse questa odiosa persona che si permette parole tremende con tanta leggerezza, dovrebbe farsene una, di cultura, visto che evidentemente manca di sapere una cosa fondamentale: se Anna dai capelli rossi è arrivata in Italia è solo grazie al cartone animato che tutti conosciamo. E nulla più. Non certo per il suo contributo.
Nessuno sponsor e nessun riconoscimento da parte della comunità culturale italiana per spingere alla traduzione di Lucy Montgomery, rimasta nel dimenticatoio per più di mezzo secolo.
Un misero anime in tv seguito da migliaia di appassionati.
Già, perché l'Italia moderna è sempre stata famosa per arrivare in ritardo agli appuntamenti con la cultura...
Negli anni Ottanta, infatti, la Montgomery era pressoché sconosciuta nel nostro paese, mentre all'estero, Giappone compreso, era famosa e ammirata. Anne, in particolare, era un vero personaggio di culto nel Paese del Sol Levante, come lo diverrà la Alice di Carroll a seguire e lo era perché la sua spontaneità cozzava con l'ideale di donna mite e repressa con cui le giapponesi stavano combattendo nel dopoguerra per affermare la propria emancipazione.
In Giappone la Montgomery ed Anne arrivarono negli anni '50, dopo la fine della II Guerra Mondiale, quando il Giappone sconfitto iniziò un'intensa opera di apertura e modernizzazione, importando specialmente dall'America tutto ciò che poteva servire a portare il Paese a quel livello di progresso e industrializzazione. Con il materiale culturale arrivo pure l'orfanella canadese. Anne era il loro mito perché viveva a sua volta il dramma della figura femminile ottocentesca sottomessa a quella maschile, svilita per i suoi natali di donna, ma Anne reagiva con forza a tutto questo senza abbattersi e senza piegarsi ed era un comportamento positivo e ammirevole e lo riconoscevano anche le donne nipponiche del tempo.
Ma in Italia no, la Montgomery non arrivò.
Quando, negli anni Ottanta, le televisioni iniziarono a mandare in onda i primi cartoni animati giapponesi, le scelte caddero su ciò che poteva maggiormente interessare il pubblico. I robottoni erano ideali per un pubblico maschile, ma per le femmine? Una storia di stampo ottocentesco poteva facilmente attirare le ragazze e le bambine, specie con richiami alla letteratura riscoperta da poco (molte autrici americane arrivate per la prima volta in Italia negli anni Settanta) e per questo venne proposta Anna dai capelli rossi, il qual cartone bissò tutte le più rosee aspettative di share, rendendolo un cult televisivo.
Copertina originale del quinto volume
Anne no aijoun
dal libro Il baule dei sogni
(sono Anne e Gilbert, non sono
meravigliosi insieme?)
Ovviamente le case editrici capitanate dall'allora famosissima Mursia si affrettarono a pubblicare buona parte della bibliografia della Montgomery.
Alla luce di ciò, non mi sento di condannare un manga che si rifà alla storia di Anne, così come di dire che che è indubbiamente un'opera miseramente inferiore, come ho letto in giro.
L'Italia deve alla Anne Nipponica più di quanto piaccia ammettere, bisognerebbe sponsorizzare di più il contributo che un misero cartone animato, tacciato di infantilismo per di più, ha dato al nostro Paese per il reperimento di un prodotto culturale che all'estero era già consolidato.
Ma Anna dai capelli rossi, che è un romanzo imprescindibile di libreria femminile e ci pare vecchio di secoli, lettura perfino delle nostre nonne è, in Italia, più recente di quanto ci piace ammettere. In pratica ha solo qualche anno più di Sailor Moon.
Sebbene il fatto che solo mezza serie sia stata portata in Italia, e ciò mi dà moltissimo fastidio perché mollare le opere a metà è frustrante, io consiglio comunque questa lettura a tutti gli appassionati e a coloro che in tempi più rapidi e in un modo diverso desiderano rivivere le vicende della dolce e stravagante Anne.
Links
Animeclick | Akage no Anne
Animeclick | Anne no seishun
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Shoujo Manga Outline | Anna dai capelli rossi
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Wikipedia | Yumiko Igarashi
Per finire, dure parole su Gilbert.
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