5 marzo 2014 Lascia un commento
Anima del testo s’intende, che la grande attrice andava ad interpretare.
I suoi occhi parlano ed ascoltano, giocano con l’apparenza senza celare la verita’ interiore che soltanto chi non sa vedere puo’ ignorare.
La Karenina e’ una donna che vive di passioni ma al contrario di altre eroine invero piu’ tragiche e a volte ridicole come Madame Bovary, ella ha piena coscienza di cio’ che si appresta a fare per quanto alla fine, la mente soccombera’ innanzi le pressioni esterne di una societa’ ipocrita ma imbattibile ed interne quando la coscienza continua a legarla ai doveri nei confronti del figlio e del marito che sa di aver amato e che soffre, a modo suo, per lei.
In fondo non scrivo nulla di nuovo ma e’ importante evidenziare quanto il carattere dell’intero film dipenda dalla sua protagonista ed in cio’ la trasposizione del 1935 rispecchia quanto di meglio si possa ottenere, malgrado in senso stretto, non sia la migliore traduzione del testo.
Basti vedere il folkloristico inizio dove i russi sono rappresentati tra bagordi e canti con una punta di esotico ridicolo, quasi un cappello a dichiarare che si sta parlando di gente molto, molto diversa da chi guarda.
Si fosse stati gia’ in clima di guerra fredda, si potrebbe malignare su un atto voluto e non ingenuo come credo invece sia. Le tinte restano forti, i passaggi sottolineati, Vronskij e’ il bellone dell’epoca, sciupafemmine nella finzione come nella vita e Karenin piu’ fetente di come e’ descritto nel romanzo ma sono scherzi che accadono comprimendo il romanzo. Buona quasi tutta la sintesi del testo con una accelerazione sul finale che finisce per falsarlo ma come s’e’ visto, e’ il punto piu’ delicato sul quale in genere si casca e dove e’ cascato
Resta comunque una buona conversione del romanzo di Tolstoj e se non troppo fedele al testo, lo e’ quantomeno allo spirito.