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Anna Karenina – Lev Tolstoj

Creato il 21 aprile 2013 da Mrsfog @tulipano_bianco
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Anna Karenina e la coda di Alàskaja… ribattezzata per l’occasione!

“Sapeva molto bene che agli occhi di Betsy e di tutte le persone di mondo non rischiava di essere ridicolo. Sapeva molto bene che agli occhi di quella gente la parte dell’amante infelice di una fanciulla e in generale di una donna libera può apparire ridicola; ma la parte di un uomo che fa una corte serrata a una donna sposata e che mette in gioco tutta la sua vita pur di catturarla nell’adulterio ha qualcosa di bello, di grandioso, e non potrà mai essere ridicola, per cui lui, con un sorriso fiero e allegro sotto i baffi, abbassò il binocolo e guardò la cugina.”

Scrivere di un libro tanto complesso senza avere la minima conoscenza della letteratura russa in generale e di Tolstoj in particolare mi lascia un po’ atterrita. Che senso può avere la mia opinione su un’opera così grande e articolata? Mi sento in preda a un timore reverenziale, come ad entrare in un sacrario in pantaloncini corti e infradito. Mi aspetto che qualcuno alzi la mano e mi sgridi per tanta impudenza.

Non parlare di Anna Karenina è altrettanto difficile: è un romanzo che mi ha lasciato innumerevoli spunti di riflessione e forse anche per la sua lunghezza mi si è insidiato nella mente. Vita, morte, fede, amore, passione, morale. Tutti i grandi temi della natura umana vengono toccati e sviscerati.

Il romanzo si basa su continui giochi di opposti, a partire dai protagonisti: Anna e Vronskij, Levin e Kitty. Due coppie che non potrebbero essere più antitetiche e le cui vicende si intrecciano per più di mille pagine, divise in otto libri. A contorno, a volte sfondo, a volte protagonista, la Russia e in particolare la nobiltà russa. Falsa, ipocrita, lasciva, amorale. Vacua e annoiata. Le sue forze disperse tra salotti e balli, teatri e corse di cavalli. Immersa in questioni alla moda, politiche, letterarie, filosofiche o religiose. O dedita alla semplice maldicenza.

Due figure tra tutte si stagliano: Anna Karenina e Konstantin Levin. Una bruciata dalla passione, l’altro vittima della ragione. Solo per uno dei due ci sarà il riscatto finale, il raggiungimento della pace interiore.

La mia copia del libro è vissuta: la copertina è smangiucchiata dal gatto; è rimasto solo uno dei due segnalibri, quello per le note; numerose orecchie fanno capolino dal taglio e qualche macchia spezza la monotonia delle pagine bianche. D’altronde ci ho messo più di un mese a leggerlo, dedicandogli il poco tempo libero che ho a disposizione.

Leggerlo è stata un’avventura: non sapevo di cosa parlasse e non mi ero informata su cosa andavo incontro. Tutto è iniziato per colpa di Keira Knightley e del nuovo adattamento al cinema di qualche tempo fa. Avrei voluto vederlo ma ancora di più volevo leggere prima il libro. Anche se non sono una purista in merito, anzi, vario spesso se accordare la precedenza al libro o al film.

Anna Karenina – Lev Tolstoj

Lette le prime pagine ho iniziato subito ad entusiasmarmi: lo stile, i toni, l’ambientazione, la descrizione dei personaggi e delle loro dinamiche relazionali, tutto talmente perfetto da lasciarmi un grande senso di soddisfazione.

L’entrata in scena della protagonista solo a partire dal secondo capitolo mi ha impressionato favorevolmente. Le pagine sono volate ma non è sempre stata una lettura semplice: le discussioni filosofiche e politiche non mi hanno mai appassionato e nemmeno la splendida scrittura di Tolstoj è riuscita a redimermi. Contrariamente al solito ho invece letto con piacere le descrizioni della campagna russa, dettagliate e piene di semplice lirismo.

I caratteri dei personaggi sono descritti in maniera impietosa: non ci vengono risparmiate nessuna grettezza e nessuna debolezza, nemmeno negli spiriti più puri. Il personaggio della Karenina, così affascinante all’inizio del racconto, a poco a poco inizia a mostrare le sue falle, la sua profonda debolezza unita a un carattere passionale, per nulla tenuto a bada dalla ragione. Anna sacrifica tutto al suo grande amore, ma il sacrificio è troppo grande perchè regga di fronte alle difficoltà della vita quotidiana e al peso della colpa. E la sua mente vacilla alimentando mostri di gelosia e insicurezza.

Vronskij è un giovane ufficiale, leggero e incurante delle conseguenze delle sue azioni. Sarà l’amore profondo che ispira in lui Anna a cambiarlo e maturarlo, a contenere la sua arroganza giovanile e trasformarla in maturo impegno. Nonostante la grande passione che prova non riesce a capire la sofferenza interiore dell’amante e risponde alle crisi di lei  con l’orgoglio, allontanandola sempre più e decretando la loro condanna.

Karenin, il marito, è un uomo concentrato esclusivamente sulla carriera e sullo Stato, un efficiente funzionario ben diverso dal passionale Vronskij. Quando la moglie confessa il tradimento reagisce gelidamente e cerca di gestire lo scandalo come se fosse una pratica da archiviare e ignorare e le chiede solamente di non vedere più l’amante. Ma Anna non può, anzi, trova intollerabile anche solo la vista del marito e il suo ribrezzo si comunica a noi per tutto il resto del libro.

Leggendo qualche recensione sul film appena uscito ho trovato molta delusione per la scelta degli interpreti. Mi riservo di vederlo prima di esprimermi ma posso comprendere le perplessità. Per quanto io ami Keira Knightley non l’avrei mai associata al personaggio di Tolstoj: per me Anna è una donna matura, elegante e sensuale, dalla bellezza intensa ma poco appariscente. Keira invece ha una bellezza efebica e spigolosa anche se sono sicura ha avrà saputo comunicare grande passione, come ha dimostrato in altre produzioni.

Vronskij-Anna-Karenina

Non mi resta che noleggiare il dvd quando sarà disponibile e vedere se il film si sarà limitato alla storia d’amore o sarà riuscito a cogliere almeno una parte dello spirito del romanzo. E voi avete visto il film? Letto il libro? O entrambi? Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione.


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