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Anna Laura Pedron, un giallo risolto?

Creato il 04 marzo 2010 da Paultemplar57

Anna Laura Pedron, un giallo risolto?

Una mattina piovosa, il 2 febbraio del 1988, una di quelle mattine tipicamente invernali in cui Pordenone, operosa cittadina friulana si risvegliava per riprendere il lavoro quotidiano; una città di provincia, tranquilla, bella e a misura d’uomo. Uno di quei posti che sembra essere al riparo dalla follia quotidiana delle metropoli, in cui la vita scorre serenamente.
Un posto in cui non immagini possa accadere quello che invece accadde a Anna Laura Pedron, 21 anni, bella e irreprensibile ragazza di buona famiglia.
Una ragazza come tante, dalla vita ordinaria; aveva da poco terminati gli studi, aveva un fidanzato, un impiego temporaneo come baby sitter.
Una ragazza che fino all’età di sedici anni non aveva dato nessun problema alla famiglia; una data fatidica quello del compimento del sedicesimo anno, perchè proprio allora accadde qualcosa che la cambiò profondamente.
Spinta da una cugina, la ragazza si avvicinò alla setta Telsen Sao, creata da Renato Minozzi, sulla base delle sue teorie su una presunta civiltà extraterrestre che migliaia di anni prima avrebbe colonizzato la terra; una setta innocua, se vogliamo, ma che aveva coinvolto la ragazza a tal punto da modificarne profondamente il carattere.
Anna Laura, che fino ad allora era stata una tranquilla e solare adolescente, con uno splendido rapporto in famiglia, sia con i genitori, sia con le sorelle più piccole, si trasformò in una ragazza chiusa, diffidente.
La madre la descrive ancora oggi come una ragazza che all’improvviso creò un muro tra se e la famiglia.
Torniamo a quel fatidico 2 febbraio.
Dopo 4 anni di assoluto estraneamento dalla vita familiare, la ragazza aveva all’improvviso ritrovato la sua allegria; da qualche giorno aveva anche un lavoro temporaneo, faceva la baby sitter accudendo un bimbo di 20 mesi, Andrea, per conto di una famiglia bene della città, in una via periferica e tranquilla, via Colvera, in condominio altrettanto tranquillo e popolato da poche famiglie irreprensibili; le cose cambiano però in maniera drammatica quella mattina, poco prima delle 13,00, quando la signora Marina, che ha assunto Anna Laura come baby sitter, torna a casa dopo aver preso da scuola la sua bambina più grande.
La donna arriva a casa e infila le chiavi nella toppa della serratura, ma c’è qualcosa di strano che la colpisce immediatamente: dall’interno dell’appartamento si ode il pianto di un bambino, lungo e intenso.
La signora Marina cerca di girare la chiave nella serratura, ma non ci riesce, perchè qualcosa blocca la serratura; allora prova a suonare, dapprima con qualche scampanellata, poi più a lungo.
Ma dall’interno della casa arriva solo il pianto disperato del piccolo Andrea; ormai preoccupata, la donna sale al piano superiore e chiede ai vicini di poter fare una telefonata.
Dal suo appartamento il telefono da sempre il segnale di occupato, così la donna chiede ai vicini del quinto piano di potersi affacciare per vedere il suo balcone. Chiama ad alta voce la ragazza, ma non ottiene nessuna risposta.
A questo punto la signora Marina chiama i pompieri, che arrivano di gran lena; forzano la porta e fanno una scoperta agghiacciante.

Anna Laura Pedron, un giallo risolto?

All’interno della casa Anna Laura effettivamente c’è, ma non avrebbe mai potuto rispondere.
Perchè la ragazza è morta; giace riversa su un tavolo, con accanto una lampada da tavola rotta. A parte questi particolari, l’appartamento è in ordine.
Dopo pochi minuti arriva la scientifica, perchè è chiaro che la ragazza è stata uccisa.
I primi rilievi muovono immediatamente dei sospetti: accanto al volto della ragazza, che è riversa sul tavolino, c’è un cuscino. Lei è supina sul tavolo, con le gambe quasi a formare un angolo retto e le braccia in croce.
E’ discinta, perchè ha la maglia sollevata sul petto e pantaloni e slip abbassati sotto le ginocchia.
Presenta molte ferite da taglio, ma nessuna di esse è mortale.
Come stabilirà in seguito l’autopsia di rito, la ragazza non è morta per le ferite, ma è stata soffocata, proprio con quel cuscino accanto a lei, al suo corpo.
Sempre l’autopsia stabilisce che non ha subito violenza e che le ferite sul corpo sono prodotte dai frammenti di quella lampada che è sul pavimento, rotta.
Non è stata uccisa quindi con il coltello ritrovato accanto a lei, perchè lo stesso è seghettato ed è assolutamente pulito.
E’ un depistaggio, così come sono un depistaggio le macchie di sangue sparse in giro, sul citofono, in cucina; l’assassino si è lavato le mani e ha ucciso apparentemente senza movente; si, perchè Anna Laura non ha segni di violenza carnale sul corpo.
L’assassino ha agito in preda ad un raptus?
Sembrerebbe di si; si è accanito sul corpo, perchè prima di soffocare la povera ragazza, ha tentato di strangolarla, come si desume dal segno che Anna Laura presenta sul collo.
Un omicidio quasi perfetto, perchè l’assassino non ha lasciato tracce.
Apparentemente.
Le indagini partono immediatamente, ma devono scontrarsi con una serie di problemi, originati in primis dalla vita assolutamente senza macchie e ombre di Anna Laura, e poi con le modalità stesse dell’omicidio.
Nessuno ha visto nulla, in quel condominio poco abitato, anche perchè la strada adiacente è tranquillissima.
Per cui appare evidente sin dall’inizio che sarà dura dare un nome al misterioso assassino.
Si scava nella vita della ragazza, che presenta solo un lato oscuro, quell’appartenenza alla setta Telsen; vengono interrogati in tanti, con risultati inesistenti.
Anche il fidanzato della ragazza, interrogato, fornisce un alibi di ferro e ben presto le indagini si infilano nel classico vicolo cieco.
Resta la pista setta, quel gruppo che però appare inoffensivo, con rituali strani che impongono agli adepti di imparare una lingua che il guru del gruppo definisce come la lingua parlata dagli antichi; ci sono quei viaggi astrali che gli stessi adepti compiono per congiungersi con gli antichi, ma anche questi sono frutto al limite solo di un’immaginazione che potrebbe essere utilizzata con più costrutto.
Poco alla volta, l’omicidio misterioso di Anna Laura diventa un cold case, un caso freddo.
Le indagini diventano meno assidue, il delitto passa alla storia della cronaca nera come l’omicidio della baby sitter, in maniera riduttiva, perchè dietro l’appellativo c’era una ragazza per bene, con tutta la sua voglia di tornare a vivere dopo i quattro anni in cui si era estraneata dal mondo per seguire le illusioni della Telsen.
Ma 21 anni dopo, quasi come una nemesi, visto che Anna Laura aveva 21 anni il giorno in cui venne rinvenuta morta, ecco il colpo di scena che getta una luce inquietante sul caso, con la scoperta di quello che potrebbe essere stato il suo assassino, delle sue motivazioni.
Quando nel 1988 la polizia scientifica aveva rilevato le tracce biologiche dalla scena del delitto, aveva conservato dei reperti.
Così nel 2009, grazie alle nuove tecniche di estrazione del Dna, con un lavoro paziente la scientifica raccoglie i dna dei vari sospettati che all’epoca dei fatti avevano avuto a che fare in qualche modo con il delitto.
Ed ecco saltare fuori un nome; il Dna del probabile assassino (uso il termine probabile perchè le indagini sono in corso e sarà la magistratura a valutare il tutto) appartiene a David R., che all’epoca dei fatti aveva poco più di 14 anni.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il ragazzo, infatuato di Anna Laura, quel fatidico 2 febbraio l’aveva raggiunta sul posto di lavoro e si era fatto aprire la porta.
Poi aveva tentato in qualche modo di abusare della stessa, che si era difesa; il ragazzo aveva perso la testa e l’aveva soffocata, dopo aver tentato di strangolarla.
Con l’aiuto della madre, anch’essa aderente alla setta, aveva inscenato il depistaggio.
Era stata proprio la madre a posizionare il corpo nel modo in cui venne ritrovato, per far cadere i sospetti sugli aderenti alla setta.
Questa la ricostruzione, molto attendibile, della storia; appare chiaro che la ragazza doveva conoscere il suo assassino, perchè gli aveva aperto la porta.
Ed è anche chiaro che l’assassino doveva per forza essere qualcuno che non creasse imbarazzo alla ragazza, qualora i proprietari di casa, ovvero i genitori del piccolo Andrea, fossero rientrati in anticipo.
Così siamo alla svolta; la procura indaga David, che oggi ha 37 anni, e che si proclama innocente.
A giudicare il tutto è la procura di Trieste, competente sul caso perchè all’epoca dei fatti l’uomo era minorenne.
Di Anna Laura, bella e brava ragazza strappata alla vita in una brutta mattina di febbraio si torna quindi a parlare oggi, grazie alla buona volontà degli inquirenti, che spesso hanno la memoria di un elefante; è un modo per dare giustizia ad Anna Laura, ai suoi genitori e alle sue sorelle, che hanno vissuto questi vent’anni in attesa sospesa, sempre ricordando la loro congiunta, uscita di casa la mattina del 2 febbraio 1988 e mai più ritornata.
Ora sarà guerra di perizie e di abilità oratorie, scontro su tracce e battaglia di nervi.
Nulla potrà ovviamente ridare la vita ad Anna Laura, ma si può sperare che venga resa giustizia al suo nome.
E che venga cancellato, sopratutto, quel brutto appellativo di “l’omicidio della baby sitter”

 


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