ROMA – I segreti della grande Anna Magnani svelati nella biografia a lei dedicata firmata da Matilde Hochkofler per Bompiani.
A 4o anni dalla morte di Anna Magnani i segreti di una delle attrici italiane più amate e controverse della storia sono raccontati una struggente e minuziosa biografia. Non era “nata attrice”, la grande Magnani. Ha scelto di diventarlo per ricevere un’amore che ha sempre mendicato. Una vita travagliata quella dell’attrice divisa da sempre dalla “piccola e fragile Anna” e dalla “grande e immensa Magnani“.
Scrive Giuseppina Manin per il Corriere della Sera:
“La bambina nata senza amore, da madre nubile, troppo giovane e troppo bella per curarsi di lei. Che difatti l’abbandona alla nonna e se ne va in Egitto con un uomo ricco. Ferita indelebile che spingerà Anna a compensare quell’affetto negato con gli applausi. Più che una vocazione, un risarcimento. Più che spavalderia, fragilità. Non una lupa, ma una gattina randagia in cerca di una cuccia calda”.
Una biografia meticolosa quella firmata da Matilde Hochkofler, che si avvalsa anche degli archivi di Luca Magnani, unico figlio di Anna, che ha collaborato al testo con preziosi ricordi di vita privata. Si legge sul Corriere della Sera:
“Tra le sorprese emerse, proprio il lacerante distacco di Anna dalla madre. «Non mi ero mai resa conto di quanto lei avesse sofferto per quell’abbandono», svela Hochkofler. E poi la scoperta di un’altra Magnani, per niente viscerale e sregolata. «Era metodica, pignola, ossessionata dalla ricerca del personaggio — prosegue l’autrice —. Prima di girare un film si chiudeva in casa a studiare la parte fino a che non le entrava nella pelle». La riprova è nel finale di Roma città aperta di Rossellini, film che le spalancò le porte del cinema. Quella scena della sua morte Anna la girò molte volte, cascando sull’asfalto e sbucciandosi gomiti e ginocchia. Altro che attrice istintiva. Una puntigliosità che mette in pratica nel vaglio di qualsiasi copione, persino quando è firmato da un genio del teatro come Tennessee Williams. Con cui nasce un’intesa speciale, un’amicizia amorosa. Poco male se lui è rigorosamente gay, nell’intrico di affetti e complicità Anna coinvolge anche il compagno di Ten, Frank Merlo. Lo scrittore le propone di recitare in teatro la sua Rosa tatuata ma Anna, che con l’inglese non se la cava bene, rifiuta. Accetta invece di portare la pièce al cinema e vince l’Oscar come miglior protagonista. Williams è così felice che subito le propone di debuttare a teatro con il suo Orpheus Descending e le promette come partner Marlon Brando. Rivelando doti di esperta drammaturga, Magnani suggerisce tagli e modifiche giudicati azzeccatissimi dallo scrittore. Ma anche stavolta il progetto teatrale finisce sullo schermo, titolo italiano Pelle di serpente “.
“Tra Anna e Marlon la vita sul set non è facile. «È stato una specie di incontro di judo tra noi», ricorda lei. Gli grida di essere «un uomo volgarissimo e un grosso cafone», in realtà le piace moltissimo. Che abbia 16 anni di meno poco conta, ad Anna sono sempre piaciuti giovani e belli. Un pomeriggio gli salta addosso. «Cominciò a baciarmi con passione — ricordò Marlon —. Mi sentii in dovere di restituire i baci, ma appena tentavo di sottrarmi lei si stringeva ancor di più. Per staccarla, l’afferrai per il naso e cominciai a strizzarlo con tutte le mie forze»”.
Una donna divisa da sempre dall’amore per il marito Goffredo Alessandrini e la passione per Roberto Rossellini,
“Con cui arrivò allo scontro fisico e al lancio di piatti di spaghetti in faccia. Quando lui la lascia per Ingrid Bergman, lei è distrutta dal dolore. Ma, come le aveva predetto una maga, da ogni perdita esce più forte e battagliera. Litiga anche con Visconti, lo manda al diavolo perché durante le riprese di Bellissima osa maltrattare un gattino che lei stava spulciando. Moravia, che come Ungaretti, la stima per le sua intelligenza acuta, la vorrebbe protagonista de La Ciociara ma poi i diritti li compera Carlo Ponti e la parte finisce alla Loren“.
Ci penserà Pasolini a risarcirla:
“Che in pochi giorni le scrive su misura Mamma Roma . Quanto a Fellini, Anna lo incontra sul set de Il miracolo nei panni di un San Giuseppe ossigenato e scostumato. Tanti anni dopo, il grande regista farà carte false per averla nel suo Roma . Nannarella nicchia, non si fida di lui, «un fijo de ‘na mignotta come Rossellini». Ma alla fine accetta. Una sola scena, lei che rientra a casa, a Palazzo Altieri, inseguita dalla vocetta chioccia di Fellini che declama: «Ecco il simbolo della città, un po’ lupa e un po’ vestale… aristocratica, buffonesca…». E lei lo inchioda: «A Federì, ma va a dormì, va…». La sua ultima battuta. Anna esce di scena. Nel cinema e nella vita. La malattia la divora ma non la spezza: «Ho lottato, ho urlato alla vita, oggi posso sorridere alla morte»“.