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Anna Marchesini secondo me

Da Flavialtomonte

È estremamente difficile cercare di capire le persone, tanto meno giudicarle, stendendo un papello di considerazioni senza riscontro. Sarebbe più facile e meno responsabile asserire un leggero “secondo me” in grado di contenere molte più cose, contestabili di fronte ad almeno un’eccezione pronta ad annullare l’intero giudizio. Un po’ come fa la scienza – l’eccezione che annulla la regola – e forse anche più della scienza.
Riuscire a capire la psicologia di un individuo senza averci mai parlato né aver mai sentito proferire parola sul proprio conto – bensì attraverso un romanzo – è cosa ben fuori dal comune.
Ci provo, perché voglio togliermi il desiderio di pubblicarlo. E lo pubblico perché qualora la persona in questione capitasse casualmente negli allori su cui quotidianamente cullo i miei pensieri, me ne toglierei due di desideri. Due in uno!
Il terrazzino dei gerani timidi, quel terrazzino in cui,

come in un vaso di Pandora, imparai ad entrare in confidenza con i miei sogni, che erano timidi, come i gerani, come timidi sono i talenti prima di uscire allo scoperto…

la piccola Anna Marchesini soleva rifugiarsi ogni sera tra quei gerani timidi.
Una grande donna – secondo me – forte e fragile allo stesso tempo, che aveva saputo prima ancora di crescere…

“che c’èra qualcos’altro oltre il funzionamento logico e ben pensante del pensiero, il circuito convenzionale dei luoghi comuni dell’agire, prevedibile e noto, oltre i confini mappati dell’impero della normalità dell’accreditato e presumibilmente protetto alle frontiere, c’èrano arcipelaghi e penisole, territori non colonizzati, difficili da raggiungere e da praticare”.

Una descrizione netta non solo di ciò che da piccola osservava, ma di ciò che riusciva a percepire: un mondo tutto da scoprire, con energia e determinazione. Non per niente scrive che, per lei e per la sua vita stava e sarebbe sempre stata spassionatamente dalla parte dei sogni.

“Dei sogni la cui sostanza immateriale sentivo carnale e a me somigliante, nascevano dal desiderio e prendevano peso dalla volontà, finalmente da una stoica e ostinata forza paziente sulla quale avrei potuto contare perché dipendeva da me sola, che amavo le imprese difficili che servivano ai sogni”.

Ho divorato tutte le parole che riporta nel suo romanzo, come qualcosa di già mio, che lettera per lettera sentivo battere dentro, perché già disposte tra i miei pensieri.
La descrizione di una bambina che era lei, ma che rifletteva me, che credevo di essere io, ma che era lei. Parole legate in maniera prudente su quel libro, che facilmente scioglievo dal contesto per dislocarle nella mia vita.
Come ha potuto quel libro venirmi incontro? E come, quella bambina nelle foto della Prima Comunione, nei pensieri, nei dubbi, nella suscettibilità, debolezza e caparbietà, descrivere o anche essere, me?
Forse in parte poteva esserlo, per opera di un sogno e di una passione che con lei condivido: il teatro.
Un sogno che Anna Marchesini ha realizzato a pieno, e che io sto ancora inseguendo…

Anna Marchesini secondo me

Chissà come sarebbe, poterla incontrare un giorno?


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