L’altro ieri ho assistito a un convegno su Anna Maria Ortese presso l’Abbazia Benedettina di San Vincenzo al Volturno, organizzato dall’Associazione Culturale Promozione Donna di Isernia (presieduta da Leontina Lanciano), in collaborazione con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e dall’Associazione Eleonora Pimentel Lopez de Leon – entrambe prestigiose istituzioni napoletane.
Ricorrono i 100 anni dalla nascita di Anna Maria Ortese e la città di Napoli (che “non è bagnata dal mare…”) si fa ‘città ortesiana’. Nel mese di giugno, nel capoluogo campano si svolgeranno due convegni dedicati alla grande scrittrice, aperti al pubblico, fortemente voluti da Esther Basile e resi possibili da un protocollo di intesa tra le biblioteche e le massime istituzioni culturali del nostro Paese.
Il primo appuntamento è per il 6 giugno alle ore 16:00 presso l’Archivio di Stato di Napoli e il secondo per il 13 giugno, venerdì, sempre alle ore 16:00, presso la sede dell’Istituto per gli Studi Filosofici. Questa seconda occasione, denominata Il silenzio della ragione – omaggio alla Ortese nel centenario della nascita, vedrà la partecipazione di grandi personalità della cultura e anche del teatro, perché avranno luogo diverse letture teatralizzate di testi di Anna Maria Ortese. Sarò presente anch’io, con un piccolo contributo molto personale, ma ne parlerò più avanti.
Inoltre, il 29 giugno 2014, presso il Castello di Prata Sannita (Caserta), alle ore 11:30 si svolgerà la cerimonia di premiazione del concorso “L’iguana – omaggio ad Anna Maria Ortese” di poesia, narrativa, saggistica, fotografia, composizione musicale sul tema del Mediterraneo, nonché realizzazione di un video a tema libero. E a proposito dell’iguana, cito dal bando di concorso (inviatomi da Maria Stella Rossi – grazie – Gioia):
L’iguana, in natura, è un essere dall’aspetto assai poco attraente.
Nelle pagine di Anna Maria Ortese, invece, essa diventa ibridazione mitica e assume l’aspetto, umano e zoomorfo assieme, della protagonista dell’omonimo romanzo.
L’iguana è figura densa di pietà e di emozioni, che cela, tra le sue grinze e le sue squame assunte a valore di rughe di donna partecipe e dolente, tutto il pudore di teneri sentimenti e tutta la consapevolezza penosa della sofferenza della vita.
Questa nuova figura mitica diventa emblema di tutte “le creature belle che pure ci sono, (ma che) noi conosciamo poco, troppo poco”.
Queste “creature”, dunque, al di là del loro aspetto esteriore, sono l’unica difesa dell’umano contro un mondo disattento e superficiale, che si rivela essere sempre più, come ci indica ancora l’Ortese, “una forza ignota, tremenda, brutale.”
Per tale motivo ci piace assumere proprio l’ “iguana” come simbolo cui intestare il nostro Premio di Arte e di Poesia.
Essa saprà accompagnarci nell’intento di contrastare l’agguato della nuova barbarie che mercifica la Parola, che la rende asservita all’amplificazione dei mass-media nell’assenza di un nuovo serio e libero statuto critico. Ci aiuterà, così, a vincere la disattenzione crescente per la riflessione del profondo, che tanto allontana dalla più autentica cifra dell’humanitas e dell’impegno civile.
Che dite, vogliamo sottoscrivere…?