Riceviamo un chiarimento dalla Senatrice Anna Rita Fioroni e volentieri pubblichiamo
Da giorni gira su internet una lista contenente i nomi di 94 senatori che in data 2 maggio avrebbero votato contro i tagli alle così dette “pensioni d’oro”. E’ una notizia FALSA e FUORVIANTE e per questo sento l’esigenza di fare chiarezza.
Anna Rita Fioroni
Le così dette “pensioni d’oro” sono state tagliate dal Governo Monti (anche con il nostro appoggio) diversi mesi fa. L’emendamento in discussione NON va a modificare tale decisione e, come spiegato dalla relazione tecnica redatta dal Ministero dell’Economia ad esso riferita, non produce effetti negativi per i saldi di finanza pubblica. Questo significa che quel comma non determina una maggiore spesa per le casse dello Stato, e ciò dimostra che quanto affermato da troppi oggi sulla rete è falso. Non abbiamo MAI votato contro la riduzione delle pensioni d’oro e il Partito Democratico non ha in nessun modo cambiato idea a tal proposito.
Quella sulle pensioni d’oro e’ l’ennesimo caso di disinformazione non so se dolosa o frutto di incompetenza. Per spiegare piu’ precisamente l’accaduto occorre chiarire che:
1. nel dicembre scorso il decreto-legge “Salva-Italia” ha stabilito un taglio alle retribuzioni degli alti dirigenti pubblici superiori ai 300.000 euro;
2. quella disposizione ha determinato una situazione nella quale numerosi alti dirigenti pubblici che hanno già maturato i requisiti per il pensionamento sono fortemente incentivati a scegliere di andare in pensione subito, invece di continuare a lavorare, per evitare che il nuovo stipendio decurtato determini una riduzione corrispondente del trattamento pensionistico a cui altrimenti avrebbero già diritto; per evitare questo, il Governo si è impegnato a fare in modo che, rimanendo in servizio, essi non subiscano quel pregiudizio;
3. in un decreto-legge adottato ultimamente, il Governo ha quindi inserito una disposizione che stabilisce che il taglio operato con il decreto “Salva-Italia” non possa incidere sul trattamento pensionistico già maturato da quei dirigenti alla fine del 2011 nel vecchio regime, bensì incida soltanto sul trattamento che maturerà a loro favore dal 1° gennaio in poi, decidendo essi di restare in servizio;
4. quest’ultima disposizione corrisponde a un orientamento giurisprudenziale costante della Cassazione e della Corte costituzionale, secondo il quale il trattamento pensionistico per il quale una persona ha già maturato i requisiti, ma che non viene attivato poiché essa decide di continuare a lavorare, costituisce un diritto acquisito che non può essere inciso da nuove disposizioni;
5. la disposizione inserita dal Governo nel decreto-legge mira(va) dunque anche a evitare una pioggia di loro ricorsi dei dirigenti interessati, che avrebbero avuto una ottima possibilità di successo.
Mercoledì scorso in Senato il sottosegretario Claudio De Vincenti, a nome del Governo, ha sintetizzato in questi termini le ragioni per le quali il Governo esprimeva parere contrario all’emendamento soppressivo della Lega: “Questo articolo fa sì che i dirigenti della Pubblica amministrazione che hanno già maturato i requisiti di pensionamento, che volontariamente prolungano la loro attività, al momento dell’andata in pensione avranno l’assegno calcolato sulla situazione maturata al 22 dicembre 2012». L’articolo non comportava oneri per la finanza pubblica e il governo lo aveva inserito nel decreto sulla commissioni bancarie per evitare possibili ricorsi, alla luce di precedenti sentenze della Corte costituzionale in tema previdenziale”.Così stando le cose, ci è parso ragionevole l’accordo tra i partiti della maggioranza nel senso di respingere l’emendamento soppressivo presentato dalla Lega. E quando in Senato mercoledì scorso si è delineata la defezione quasi in blocco del Gruppo del PdL (con la significativa eccezione dei suoi esponenti di vertice), abbiamo mantenuto l’impegno preso, nonostante che questo rischiasse di esporlo alla disapprovazione dell’opinione pubblica meno informata. Noi abbiamo votato come richiesto da relatori e Governo. Parte del PdL, della Lega dell’Idv hanno votato per la soppressione della norma per mettere in difficoltà il governo, tanto che dopo il voto la lega ha dichiarato che finalmente su quel voto si era ricostituita la vecchia maggioranza (più l’Idv). Questi sono i fatti, il resto sono chiacchiere al vento. Lo stato adesso subirà migliaia di cause. E’ utile infine ricordare che con la Finanziaria 2007 (relatore Legnini) approvammo il tetto agli stipendi dei manager pubblici che avrebbe comportato una drastica riduzione di stipendi e pensioni d’oro. Il Governo Berlusconi (PdL-Lega) nel 2008 abolì la disposizione, ripristinata in parte dal Governo Monti.
I soli che hanno tentato di combattere i privilegi siamo stati noi. Gli altri fanno propaganda e questo post che gira sul web e’ pura e cattiva propaganda che inganna i cittadini omettendo di spiegare come stanno le cose.