Confesso che tutta la pioggia di oggi e le previsioni infauste per domani mi stanno un po' smorzando l'entusiasmo che avevo (inaspettatamente) raggiunto nei giorni precedenti. Dico inaspettatamente perché fino a qualche mese fa sembrava che sui giornali se ne parlasse solo per costrizione, perché era un appuntamento culturalmente troppo importante per ignorarlo come faceva la gente comune; e fino a qualche settimana fa sembrava tutto ridotto ad una bagarre politica che aveva come fulcro la questione dello stare a casa o meno nella giornata di giovedì.
E poi, quando meno te lo aspettavi, svraam! un tripudio di tricolori dai balconi, le striscette blu risorgimento su tutte le vetrine dei negozi, un programma di festeggiamenti fulminante già solo per domani sera che non sai proprio da dove partire, se dotarti di un paio di ali meccaniche per passare da un capo all'altro del centro per fare tutto il fattibile, assaggiare tutto l'assaggiabile e visitare tutto il visitabile.
E poi, la pioggia. Sgrunt. Peccato.
Quando Torino ebbe la notte bianca olimpica, io lavoravo a Sestriere e non feci in tempo a scendere e godermi la calca. Quando, pochi mesi dopo, l'Italia vinse il mondiale, io ero a Parigi; e per quanto cantare in 150 sotto l'hotel de ville fosse piacevole, non era la stessa cosa, specialmente dopo aver visto filmati di cosa non era Torino quella notte. Speravo di invadere la città anch'io con la massa, finalmente, domani sera.
Alla fine festeggeremo lo stesso, lo so. E sarà ugualmente bello.
Chissà cosa racconteremo tra 50 anni ai nostri nipoti di questa serata.