Announo - dobbiamo avere paura?

Creato il 09 maggio 2014 da Funicelli
Questa mattina non hanno ancora arrestato nessuno, ho controllato.
Nessun nuovo arresto per Expo, nessun ministro che ha fatto fuggire un parlamentare condannato per mafia, nessun senatore fuggito in Beirut ..
Oggi allora possiamo continuare a prendercela con gli immigrati, con l'euro, con la signora Merkel, con quest'Europa (che pure qualche difetto lo ha).
Ieri sera la prima puntata di Announo, condotta da Giulia Innocenzi, parlava proprio di questo: la crisi che sta soffiando sul fuoco dell'intolleranza e del razzismo.
I neofascisti che si sono ritrovati il 29 aprile a Milano, sempre più numerosi, per ricordare Ramelli e il repubblichino Borsani.
Il signore fascista che non si vergogna di dirlo, che racconta dell'occupazione delle case a Milano.
I padanos che si ritrovano a Pontida a gridare i soliti slogan.
Non ci sono soldi per gli italiani e dobbiamo accogliere gli stranieri
Gli immigrati si prendono i nostri lavori
Noi non possiamo fare figli metre loro fanno un figlio dopo l'altro
E poi i 30 euro al giorno per i rifugiati.
I favolosi hotel a cinque stelle.
E noi siamo stanchi ..
Quanti di quei 33 euro finiscono nelle tasche degli immigrati e quante nelle tasche di altri italiani?
Qual'è l'alternativa all'accoglienza, per i rifugiati, per i richiedenti asilo, per quelli che scappano da guerre e fame?
Il racket degli alloggi, che è anche gestito da italiani, come sono italiani i proprietari degli alloggi che rimagono vuoti mentre ci sono migliaia di domande inevase per case pubbliche.
La copertina della puntata era dedicata a Cesare, l'uomo politico la cui moglie deve essere al di sopra di ogni sospetto.
E oggi Cesare non può essere Scajola, né i magistrati se si sono sbagliati, né vecchie conoscenze come Greganti o Frigerio, né Grillo che non è Berlusconi e non può cacciare dalla Rai.
Grillo che non è fascista ma che ama giocare con le parole fasciste.
E intanto cresce una tendenza a demolire tutto, noi e voi, amici e nemici.
E alla fine ne rimarrà uno solo. E forse sarà Cesare.
La nuova formula della trasmissione prevedeva che a parlare di questi argomenti fossero 24 ragazzi che si sono poi confrontati col presidente del Consiglio che non si è sottratto a nessuna domanda.
Dagli scontri di Roma alla trattativa ultras stato.
Dall'accordo col pregiudicato Berlusconi.
Gli applausi della polizia.
Su Grillo, Renzi dice:
"Non seguo Grillo sul suo terreno, non ha senso continuare sullo scontro personale, io faccio il premier e cerco di tenere insieme l’Italia. Grillo, dopo la tanta speranza suscitata, si è un pò affievolito perché lui non cambia le cose mentre noi stiamo cercando di realizzare il cambiamento senza di lui”.
E sulla partita Napoli-Fiorentina rivendica il fatto di essere rimasto dentro lo stadio: “Ho voluto dare un segnale alle persone perbene che erano allo stadio”.
E poi le scuse: “Mi sento in colpa per non essermi accorto della maglietta di Genny A Carogna, è comprensibile ero alo stadio e non davanti alla tv. Ma quella maglietta offende due ragazzi rimasti orfani e una giovane donna rimasta vedova di un servitore dello Stato ucciso nel modo più barbaro e stupido”.
Renzi ha negato la trattativa e ha voluto proporre il suo modello per la gestione degli stadi, il modello inglese, dove chi sbaglia paga. Dove chi ha il daspo non entra.
Dividere i delinquenti dai tifosi: non deve essere più la magistratura a decidere sulle trasferte.
E poi l'altra trattativa, con Berlusconi per le riforme:
"Tecnicamente parlando" Berlusconi e Grillo "sono entrambi pregiudicati, due condannati in via definitiva". Così Matteo Renzi risponde a chi critica l'accordo sulle riforme con il "pregiudicato" Berlusconi. "La questione etica, morale, giudiziaria è per me fondamentale come valore personale prima che politico", afferma Renzi. "Non faccio il governo con Berlusconi e non lo faccio con Grillo" ma "ho chiesto prima a Grillo poi a Berlusconi" in quanto leader politici di "scrivere insieme le regole".
L'editoriale di Marco Travaglio

E il botta e risposta tra il presidente e il giornalista


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