Maddalena penitente, 1597, olio su tela, 122,5 cm × 98,5 cm, Roma, Galleria Doria Pamphilj.
“(Caravaggio) aveva due lati, uno oscuro e uno luminosissimo.
C’è una frase che Filippo Neri dirà a Caravaggio: ‘Io vedo in te due lupi che lottano uno contro l’altro e devono sbranarsi a vicenda.’
Caravaggio dice: ‘Quale dei due riuscirà a vincere?’
‘Quello che tu avrai nutrito di più’, risponde Filippo Neri.“
(Milo Manara intervistato da Vincenzo Mollica)
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Anna “Annuccia” Bianchini, fu ritratta da Caravaggio in quattro sue opere, dal 1597 al 1604. Figlia di una prostituta e prostituta a sua volta dall’età di 12 anni, Annuccia è descritta in un rapporto di polizia: “Più presto piccola che grande e dai capelli rosci et lunghi”.
Il Caravaggio la conobbe all’Osteria del Turchetto, frequentata da popolani, donne di facili costumi… e pittori, dove nel 1597, sempre secondo un rapporto di polizia, i due ebbero un litigio nel corso del quale egli colpì la modella con uno schiaffo.
Annuccia era nota per il suo carattere focoso, a causa del quale più volte era rimasta coinvolta in zuffe con le sue colleghe e i loro protettori. E fu proprio in una di quelle occasioni che, secondo il costume dell’epoca, venne condannata alla fustigazione e poi condotta su una carretta per le vie della città, come monito alle sue colleghe.
C’è chi crede, come il biografo Giovanni Bellori, che la “Maddalena penitente” dipinta dal Caravaggio nel 1597, raffiguri Annuccia a breve distanza di tempo dalla fustigazione. Così egli scrive:
“Dipinse una fanciulla a sedere sopra una seggiola, con le mani in seno in atto di asciugarsi li capelli, la ritrasse in una camera, ed aggiungendovi in terra un vasello di unguenti, con monili e gemme, la finse per Maddalena”.
Il “Vasello” conteneva forse un unguento di cui la modella si serviva per lenire il dolore delle sue ferite e il suo aspetto sofferente avvalora questa tesi, che è confermata dal Manara, il quale afferma:
“Anna Bianchini era stata ritratta dopo una fustigazione e il quadro in cui appare questa fustigazione è stato chiamato “La Maddalena pentita”. Per trovare una giustificazione che permettesse al quadro di sopravvivere, il cardinale Camerlengo ha dato questo titolo al quadro, che altrimenti sarebbe stato bruciato, sarebbe stato distrutto”.
In seguito, il Caravaggio usò come modella Annuccia ancora tre volte, nelle opere: “Riposo durante la fuga in Egitto (1597), “Marta e Maria Maddalena” (1598) e “Morte della Vergine” (1604)… e l’ultima volta la ritrasse morta.
Morte della Vergine, 1604, olio su tela, 369 cm × 245 cm, Parigi, Musée du Louvre.
Il dipinto fu commissionato per la Cappella Lelmi, in Santa Maria della Scala a Roma, ma venne rifiutato, perché, come scrive Giovanni Baglione nel 1642:
“… Aveva fatto con poco decoro la Madonna gonfia e con le gambe scoperte, fu levata via e la comperò il duca di Mantova e la mise in Mantova nella sua nobilissima galleria”.
La tesi, poi, del Mancini, che nel 1621, a proposito della modella del Caravaggio scrive che egli avesse utilizzato “…Qualche meretrice sozza degli ortacci, qualche sua bagascia, una cortigiana da lui amata”, è confermata da Riccardo Bassani e Fiora Bellini, che recentemente hanno dimostrato come la Vergine altri non sia se non Annuccia, ripescata dal Tevere dove aveva trovato la morte… non si sa se per sua volontà o perché assassinata all’età di 24 anni.
E anche questo quadro avrebbe rischiato di fare la medesima fine del precedente se Rubens non l’avesse portato con sé a Parigi.
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Milo Manara, ispirandosi al grande pittore, ha disegnato alcune tavole nelle quali il Caravaggio ha le sembianze di Andrea Pazienza… e una di queste ritrae l’Annuccia fustigata.
Federico Bernardini