Anselm Kiefer, Lilith
Ecco un altro artista contemporaneo che ci fa dire che NON lo possiamo fare anche noi!La storia è da sempre l’interesse principale di Anselm Kiefer, autore eclettico e artista attento al passato e alle sue ombre. Non è mai facile parlare di ciò che è stato, ma alle volte è necessario mettere in dubbio alcune certezze e trasmettere dubbi alla popolazione perché si parli di temi importanti .Kiefer è nato a Donaueschingen ( Germania ) nel 1945 , subito dopo la guerra, appena in tempo per vedere la difficile situazione del suo paese costretto a riemergere dalle macerie. Gli occhi di Kiefer vedono la povertà, la paura ed i sentimenti contrapposti dei tedeschi che sperano nel futuro ma che temono il presente. Nel 1965 intraprende studi di legge ma l’anno successivo passa alla pittura, la sua vera passione. Incontra Joseph Beuys ed è forse anche grazie a lui che sviluppa una sensibilità particolare per alcuni materiali considerati "poveri".Kiefer ama la storia, quella che scotta e che si fa sentire, che pulsa ancora oggi e che molto spesso ci richiama ad alcune meditazioni necessarie e non scontate. Come per esempio "Gerusalemme" , un titolo che come si dice, è tutto un programma. Con un nome di città Kiefer rievoca ricordi e sensazioni di oggi ( la tragica situazione attuale nelle terre contese fra israeliani e palestinesi ) e del passato (la persecuzione e l’olocausto ). La tela sembra quasi squarciata e molti elementi sono irriconoscibili , forse abbiamo davanti la città santa ma chi può dirlo e soprattutto chi la scorge bene? I colori e la tecnica possono richiamare all’action painting di Pollock e spiazzano lo spettatore che si immagina con estrema facilità ciò che non c’è e che di sicuro non vede. Ma in realtà Kiefer con "Gerusalemme" non vuole trattare della storia del popolo israelita ma vuole richiamare alla mente il passato tedesco, ciò che fu per la nazione tedesca. La contestazione è il sale delle vita di Kiefer che negli anni settanta con una serie di opere denominate "occupazione" e con alcune azioni sui luoghi simbolo del nazismo, si fa notare ed apprezzare in vari casi dall’ambiente intellettuale tedesco e non solo. Da allora Kiefer si ferma, la sua biografia ci dice poco o nulla , come se il furore in parte fosse svanito oppure fosse stato ridimensionato. Lo spettro degli errori e del passato torna sempre, anche in "Margarete", tela che riporta alla mente lo sterminio degli ebrei e l’infamia di quell’atto. Vi è nelle opere di Kiefer un pathos, una tensione emozionale difficile da dimenticare perché ci si perde dentro i ricordi, dietro a ciò che è stato e che in parte è ancora oggi. Margarete è un nome comune fra gli ebrei e può essere quello di ognuno dei deportati e soprattutto delle donne che hanno subito maggiormente questa infamia. Un' altra opera significativa è "Nigredo", del 1984, ennesimo tentativo da parte di Kiefer di analizzare la storia senza pregiudizi o insegnamenti accademici. Un campo parrebbe mostrarsi davanti a noi, una zona di contadini e di lavoratori della terra potrebbero arare questo campo, ma dove sono finiti tutti ?Colpisce nei quadri di Kiefer l’assenza totale di uomini e di donne, appaiono raramente, in casi del tutto eccezionali. La storia è fatta dagli esseri umani ma loro non compaiono mai, come se fossero stati risucchiati dal passato stesso, solo luoghi e zone irriconoscibili sono degni di essere rappresentati. Alla fine degli anni ottanta Kiefer comincia a farsi notare anche grazie ad una vasta tournee di mostre ed esposizioni: Chicago, Filadelphia, Los Angeles e New York e poi arriva il turno dell’Italia con Venezia nel 1997 e a Bologna nel 1999. Dagli anni ’90 Anselm divide il suo studio fra Buchen e Gerusalemme, luogo quest’ultimo dove la storia sta tracciando le sue trame. Ma questa è storia quella che Kiefer un giorno analizzerà a suo modo e senza pregiudizi.