Un’immagine composita da tre Osservatori spaziali
di Marco Cagnotti
Bisogna pur ammetterlo: le immagini degli oggetti del cielo profondo, per quanto belle, dopo un po’ producono assuefazione. L’ultima nebulosa planetaria, la galassia particolare… sì, vabbe’, graziose… ma poi ti dici: “Ancora?”. E non ti stupisci più di niente, non ti emozioni più per niente. Poi un mattino ti svegli, grufoli fra i soliti siti di news astronomiche e davanti agli occhi ti trovi una roba che… che… insomma, uno sballo.
Stupefacente, vero? (Cortesia: NASA/ESA/SAO/CXC/JPL-Caltech/STScI)
Sono le Antennae, scoperte da William Herschel nel 1785 e in seguito catalogate come NGC 4038 e NGC 4039: due galassie interagenti a 45 milioni di anni-luce da noi (ma questo Herschel mica poteva saperlo). Adesso le vedi così deformate, ma devi pensare che 1,2 miliardi di anni fa erano rispettivamente una galassia a spirale e una a spirale barrata. Poi si sono avvicinate, compenetrate e infine separate strappandosi materia sotto forma di stelle e gas interstellare. Il risultato attuale è lì da vedere: un enorme ponte che unisce i due nuclei galattici, con immensi filamenti curvi visibili nelle immagini a largo campo. Ma la storia non finisce qui: le due galassie finiranno per riavvicinarsi e, nelle centinaia di milioni di anni a venire, fondersi formando (si presume) una galassia ellittica.
Sembrano quasi le antenne di un insetto. Da cui il nome, appunto. (Cortesia: NASA)
La spettacolare immagine appena rilasciata dalla NASA è la composizione di riprese indipendenti raccolte dal Chandra X-Ray Observatory (aree in blu), dall’Hubble Space Telescope (oro e marrone) e dallo Spitzer Space Telescope (in rosso). Nei raggi X Chandra ha evidenziato il gas interstellare, arricchito con elementi pesanti (ossigeno, ferro, magnesio, silicio) dalle esplosioni di supernovae prodotte dalle stelle massicce a loro volta generate dalla compenetrazione delle galassie. Nei punti brillanti si trovano buchi neri e stelle di neutroni, resti di quelle esplosioni, sui quali sta precipitando materia. Hubble invece, operando nel visibile, mostra stelle antiche e tranquille insieme al gas interstellare. Infine nella componente infrarossa ripresa da Spitzer troviamo nubi di polveri, nursery di giovani stelle. Le riprese sono state effettuate ad anni di distanza l’una dalle altre: nel 1999 quella di Chandra, nel 2003 quella di Spitzer e nel 2004 e nel 2005 quelle di Hubble. Com’è ovvio, nel frattempo non è cambiato praticamente niente.
Quest’immagine è disponibile anche in altissima risoluzione (occhio, perché sono 13 Mega!). Perciò, se vuoi, te la stampi e ne ricavi un poster da appendere nella tua cameretta. Poi però ti viene voglia di buttare via il telescopio, ché una roba del genere a occhio non la vedrai mai, nemmeno ficcando l’occhio nell’oculare del Palomar. Ma ha senso?