Antibiotici col bugiardino

Creato il 10 maggio 2012 da Albertocapece

Licia Satirico per il Simplicissimus

Le algide affermazioni di Mario Monti sulla responsabilità delle “conseguenze umane” della crisi continuano a produrre effetti perversi: la ricerca dei colpevoli si è tradotta, per un verso, in una sconcertante corsa collettiva all’autoassoluzione con rilancio su nuovi sospetti, per l’altro nell’ennesima smentita sul significato dell’espressione “conseguenze umane”, con proteste ufficiali di fraintendimento. Nonostante ciò il Pdl, o ciò che ne resta, si sente chiamato in causa ed esige scuse, fingendo di sottoporre il governo a un improbabile aut aut: all’armata Brancalenone dell’ex premier si può attribuire idealmente metà del codice penale (per poi depenalizzarla), ma non l’istigazione al suicidio.

Una legge di Murphy dice che, toccato il fondo, si comincia a scavare. A scavare pensa oggi Massimo Gramellini, che liquida la questione dicendo che «la responsabilità di quei gesti non è di nessuno. La scelta di togliersi la vita attiene a una zona insondabile del cuore umano che ha a che fare con la fragilità, il dolore, la paura: mondi troppo profondi per farne oggetto di gargarismi politici». Però è Gramellini stesso a prodursi, subito dopo, in un pirotecnico gargarismo qualunquistico: «negli ultimi vent’anni l’Italia è stata governata – bene o male non so, ma governata – soltanto dal primo governo Prodi. Il resto è stato un susseguirsi di agguati, proclami, scandali e cialtronate. Gli altri governi di sinistra hanno pensato unicamente a farsi del male. Berlusconi ai fatti propri». Non si salva nessuno: gli alleati leghisti dell’ex premier miravano alla dissoluzione dello Stato, mentre quelli sudisti prendevano voti «dalla massa di mantenuti che qualsiasi riforma seria avrebbe spazzato via».

L’immagine finale è degna di un film con Alvaro Vitali: il paziente Italia è stato curato per quasi vent’anni con flebo di acqua fresca da mediconzoli corrotti e infermiere in tanga. Adesso è giunto un medico onesto, non particolarmente abile a chiacchierare col malato, ma in grado di riportare serietà nel reparto e mettere gli antibiotici nella flebo.
Mentre ci interroghiamo sulla fine delle infermiere in tanga, sorge il dubbio atroce che nessuno – a cominciare da Gramellini – abbia capito nulla della correlazione tragica tra crisi e conseguenze umane: l’attribuzione alle “zone insondabili del cuore umano” di gesti che rappresentano anche un fatto sociale è una banalizzazione iniqua del suicidio e delle sue cause. È difficile pensare che un artigiano che si dà fuoco davanti all’Agenzia delle entrate lo faccia per un moto insondabile del cuore. È davvero curioso pensare che la pensionata che si butta dal balcone perché la sua pensione è stata ridotta di duecento euro sia stata solo fragile, perché un pensionato di oggi non può nemmeno permettersi il lusso di essere fragile: non ha il denaro necessario per farsi curare. È comodo pensare che la morte di un precario disperato per l’assenza di lavoro non potesse essere evitata per la sua insondabilità.

Nessun suicidio è uguale all’altro, perché nulla dice di noi più della nostra morte. Esistono però fattori esterni che possono agevolare “la fragilità, il dolore, la paura”: i cittadini sono fatti di questo, specie se si sentono traditi o abbandonati dallo Stato. Le modalità di alcune morti autoinflitte denunciano l’esistenza di un problema che nessuno può più ignorare. Nemmeno Monti, del resto, lo ignora, preso com’è a individuare responsabili e a fare valutazioni comparatistiche sulla frequenza dei suicidi in Italia rispetto ad altri Paesi europei.

In verità non ci conforta per niente sapere che nel nostro Paese ci si ammazzi meno che in Grecia: il diligente medico al nostro capezzale ci parla delle probabilità di sopravvivenza come se la cosa non lo riguardasse. Come se i batteri che ci ammorbano fossero solo i protozoi di Pdl e Lega, gli anaerobi del Pd, i microbi del Terzo Polo e non anche i flagellati delle politiche di austerity dell’eurozona, o i gram-negativi di un’economia dissennata che ha innescato una recessione incurabile.
Si dice che il fallimento sia l’oggetto di sforzi che, per riuscire, devono fallire. In tal caso, lo sforzo di Gramellini di dimostrarci che il suicidio da massacro sociale non può essere indotto da chi ci somministra la medicina è solennemente riuscito.


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