Al mondo sono molti i siti archeologici romani interessanti ma pochi sono giunti ai giorni nostri quasi completamente intatti senza l’intervento di più o meno abili restauratori.
La mia preparazione classica mi ha da sempre portata ad interessarmi all’archeologia ed alle gesta compiute in tempi lontani, però non amo molto quei luoghi che sono stati ricostruiti non utilizzando esclusivamente materiali originali.
Viaggiando, però, ho avuto la fortuna d’imbattermi nei tre teatri romani meglio conservati al mondo, Aspendos in Turchia, Bosra in Siria ed Orange in Francia.

Dietro il palcoscenico ha una struttura fissa creata per non avere come sfondo il panorama naturale, come invece accadeva in età ellenistica.
Una leggenda racconta che il re di Aspendos promise la propria figlia in sposa a colui che avesse costruito l’opera migliore per la città. La competizione si aprì tra due uomini che portarono a termine i progetti nello stesso momento. Uno costruì il teatro mentre l’altro l’acquedotto. Il re, per adempiere alla promessa fatta, decise di dividere in due la figlia, dando a ciascuno la sua metà. Il costruttore del teatro, volendo salvare la principessa dall’orribile sorte, rinunciò al premio. La sua generosità venne ricompensata dal re che decise di concedergli in sposa la figlia.
Probabilmente il teatro è ancora in così ottime condizioni grazie ad Atatürk che, dopo una visita, ordinò venisse preservato ed utilizzato per rappresentazioni artistiche e musicali. Per la sua ottima acustica viene tutt’oggi organizzato annualmente il Festival dell’Opera e del Balletto nei mesi di giugno e luglio.
Bosra è un’antica città nel sud della Siria che, per un certo periodo, è stata capitale del regno nabateo. Il suo nome in
Al tempo della sua realizzazione si trovava al di fuori della cinta muraria ed era stato eretto utilizzando il nero basalto. Tuttavia, dopo gli attacchi dei Crociati cui la città riuscì a resistere, vennero costruite mura e nuove torri. Il risultato fu una struttura di otto torri unite da spesse mura che abbracciavano, proteggendolo, il teatro.
La cavea poteva accogliere fino a 15.000 spettatori seduti, cosa davvero straordinaria se si pensa al fatto che la struttura è totalmente indipendente e non non poggia su nessuna collina, com’era usuale a quel tempo.
A lungo rimasto sepolto dalla sabbia e nascosto dagli edifici costruiti successivamente, è stato riportato alla luce solo nel XX secolo. Ad agosto ospita il festival delle musica popolare.

Se avrete poi la fortuna di capitare ad Orange la domenica di Pasqua, potrete partecipare alla caccia all’uovo organizzata nell’area del teatro. Decine di piccole uova di cioccolato vengono nascoste negli anfratti di pietra. Al visitatore, il divertimento di scovarle tutte.




