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Antichrist – Lars von Trier

Creato il 17 maggio 2013 da Maxscorda @MaxScorda

17 maggio 2013 Lascia un commento

Antichrist
La morte di un bambino e’ sempre inaccettabile, se poi avviene a causa di un momento di distrazione legato al piacere e alla lussuria, e’ inevitabile che una madre crolli, forse inesorabilmente.
Le cure psichiatriche non sortiscono alcun effetto e il marito terapeuta e padre del bambino scomparso, decide di prendere in mano la situazione e tentare di guarire la moglie togliendola dal tunnel del dolore e del terrore.
La paura e’ l’antidoto per guarire dal veleno della morte ma va assunta a piccole dosi attraverso un viaggio che condurra’ entrambi nel luogo in cui madre e figlio hanno trascorso del tempo da soli e che in qualche modo puo’ essere la soluzione per liberare la donna dal trauma della morte.
E’ una casa in una foresta, la Natura che circonda ogni cosa e lentamente detta le sue regole e svela i propri ancestrali segreti.
Saranno segreti terribili, follia di una mente disintegrata da ricerche spinte troppo in fondo o chissa’ che all’opposto quelle stesse letture non abbiano riaperto porte sigillate dal tempo e dal terrore degli uomini.
Primo capitolo della cosiddetta "trilogia della depressione", il secondo e’ "Melancholia", il terzo sara’ "Nymphomaniac", attinge a piene mani nella psiche di chi, come il regista, soffre o ha sofferto di questo disturbo. L’inizio in slow motion, cosi’ come il viaggio onirico di lei, li ritroveremo nel prologo di"Melancholia" ed e’ difficile pensare a qualcosa di piu’ efficace per rappresentare una realta’ distorta e confusa all’interno della mente di chi a stento si regge psicologicamente in piedi.
Vita e morte, in mezzo il sesso, fiamma purificatrice e nel contempo distruttrice, forza primordiale e in quante tale passaggio dimensionale per forze antiche quanto le stelle. C’e’ la progressione nell’abisso di "Rosemary’s baby" e le rivelazioni centellinate di "Shining" che in un tripudio di sangue e orrore, sfociano nel finale riuscito solo in parte.
In questo si poteva fare di piu’, vi e’ un senso d’incompletezza forse dovuto allo scopo del regista, quello di raccontare una patologia, gia’ ben delineata nella prima parte.
Niente da dire di Defoe e soprattutto la Gainsbourg, i ruoli erano complicatissimi specie per lei ma tanto di cappello, complimenti per la faccia… e tutto il resto.
Comunque imperfetto.

Scheda IMDB


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