E adesso tornano più attuali che mai. Gli emendamenti proposti dal presidente della sezione cittadina dell’Anpi Ennio Serventi hanno precorso i tempi. Il fascismo non è semplicemente “storia”, “passato”, è un problema del presente, fra Casa Pound, Forza Nuova, Alba Dorata, l’attuale governo ungherese e tanti altri movimenti e partiti neonazisti e neofascisti che si sono diffusi negli ultimi anni, grazie alla crisi economica. Fenomeni legati tra loro a vario modo: la passione per il regime non emerge per caso e non svanisce con una guerra persa. Non si dimentichi la connessione fra la Grande Depressione del ’29 e il nazismo. Rapporti che s’intrecciano in vari modi (crisi economica e tentazioni autoritarie) e spuntano varie volte nella storia. Il problema resta, aspro, grave, al punto da costringere a decisioni quanto mai impegnative.
Serventi però è stato ascoltato dal centrosinistra? I suoi emendamenti hanno segnato il Congresso dell’Anpi ma il messaggio è arrivato? No. L’antifascismo si è indebolito, come fosse solo un vecchio fardello della sinistra, che non riguarda i giovani. E invece è il contrario. I giovani scaricano da iTunes i discorsi di Mussolini al prezzo di un euro, e li ascoltano sull’iPhone, senza neanche sapere che Violante era in lutto per i “ragazzi di Salò morti per i loro ideali”. Si trova persino, per un euro, la dichiarazione di guerra di Mussolini agli Stati Uniti, alla Francia e al Regno Unito! Una follia! L’Italia dichiarò guerra a tre potenze simili! Non aggiungiamo altro. E ci sono ancora neofascisti e Casa Pound sta per aprire una sede a Cremona! E allora riparliamo dell’associazione partigiani e di Ennio Serventi.
Dal 15° Congresso provinciale dell’Anpi, l’ultimo, sono passati già circa due anni. Il dibattito fu animato: la tesi congressuale era stata presentata dal presidente regionale Pizzinato, che si era impegnato a sostenerla. Non fu un congresso di routine, destinato a passare inosservato.
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A Cremona però nessun giornalista se ne interessò e l’appassionata discussione rimase nella memoria dei partecipanti, con il sorprendente successo finale degli emendamenti presentati dal delegato Ennio Serventi.
Sorprendente perché Serventi non aveva preannunciato i propri emendamenti, non c’erano quindi maggioranze precostituite e il dibattito riuscì spontaneo. Era presente anche il deputato Luciano Pizzetti, in quanto parlamentare, che portò il proprio saluto.
Serventi diede una sterzata al corso che stava prendendo l’Anpi, al punto che alcuni suoi emendamenti giunsero fino all’Anpi nazionale.
C’era un motivo, ed è che il fascismo non appartiene al passato, non è storia. E’ sempre un pericolo contemporaneo che assume forme diverse e sempre minaccia la libertà di tutti, non di una parte sola. Il compito dell’Anpi, infatti, è tener viva l’eredità partigiana e ideali realmente universali e non di parte.
L’ala moderata, chiamiamola così, passava per innovatrice, eppure sono più attuali che mai gli emendamenti passati alla fine del Congresso, a maggioranza, con alcune astensioni e malgrado l’impegno del segretario regionale Pizzinato, che alle proposte del presidente del circolo cremonese si oppose spendendosi in prima persona.
Riporto gli emendamenti, che aggiungono (qui in neretto) parti di testo risultate fondamentali ad una mozione congressuale che di tali concetti era priva.
Il primo: “E’ doverosa la promozione di una politica di unità antifascista europea resa necessaria ed urgente anche dalla crescita di forze di estrema destra e razziste, non solo in Paesi di antica tradizione democratica, ma anche nell’Est europeo dove emergono movimenti dichiaratamente nostalgici, che furono alleati dell’Asse nazista e fascista nell’ultima guerra“.
Altro passaggio aggiunto con emendamento: “Sotto attacco è l’esistenza stessa dei contratti nazionali di lavoro ed è in atto una forte azione padronale, condotta dalla Fiat e in prima persona dal suo amministratore delegato, per la loro sostituzione con contratti personali ed individuali che esporrebbero maggiormente indifesi i lavoratori ad eventuali ricatti padronali“.
Marchionne, tempo fa di gran moda, oggi è attaccato persino da Matteo Renzi. Ma l’Anpi cittadino era preveggente.
Ecco il secondo emendamento: “La campagna revisionista di rivalutazione di azioni e figure del nostro cupo passato e di attaco alla Resistenza e alla guerra di Liberazione, oltre ad essere sostenuta dai mezzi di comunicazione di massa, si esprime nei ripetuti tentativi di equiparare i repubblichini ai partigiani nella sempre più frequente intitolazione di vie e piazze ai gerarchi fascisti, nella concessione di spazi pubblici a organizzazioni di esplicita ispirazione fascista o neonazista“.
E dopo la concessione di palazzo Cittanova a Forza Nuova non resta che il sindaco Perri inviti personalmente gli esponenti di Alba Dorata a parlarci dei propri programmi, o riceva in Comune i ragazzi di Casa Pound.
Un altro emendamento afferma che anche l’evoluzione della Destra italiana va seguita, non però alla maniera di Violante e altri fino a Pizzinato.
“Di fatto, in Italia, contrariamente al resto d’Europa, non si è ancora costituita in termini significativi una destra conservatrice che si rifaccia alla Costituzione Repubblicana. Alcuni tentativi sono in atto per dare espressione politica ad una costituenda destra costituzionale e debbono essere seguiti con attenzione, non dimenticando la diversa provenienza di queste forze che vanno da un trascorso neo-fascista fino a quelle di emanazione di un localismo reazionario“.
Un discorso chiaro. L’Anpi non è il tutore della sinistra. Anche la destra può ben essere antifascista, ma senza infingimenti e colpi di spugna. Un discorso che a suo modo faceva anche Indro Montanelli, quando lamentava l’assenza di una vera borghesia progressista in Italia. Una destra credibile è necessaria al pluralismo implicito nella democrazia: pare strano però che venga personificata da Gianfranco Fini, passato da posizioni estremiste a una linea moderata in pochi anni, o dalla Lega Nord.
Gli ultimi due emendamenti esprimevano la preferenza per una nuova legge elettorale mediante la quale i cittadini potessero essere rappresentati con “diretta proporzionalità”. Infine veniva bocciato il federalismo fiscale.
Tra l’altro l’Anpi nella mozione congressuale proponeva la riduzione del numero dei parlamentari e l’istituzione di una camera in cui siano rappresentati i poteri locali: tesi rimaste anche dopo gli emendamenti.