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Antimafia criminale: saguto “chiama in correita’”

Creato il 06 novembre 2015 da Goodmorningsicilia
Silvana Saguto

Silvana Saguto

Non siamo con “confiscopoli” all’”effetto domino” per l’Antimafia Criminale. Almeno non ci siamo ancora. Ma ci siamo vicini.

La dott. Saguto, in una intervista, ha sfoderato l’arma delle “chiamate in correità”. Esperta utilizzatrice dell’”arma dei pentiti”, ha cominciato a fare le sue brave “chiamate di correo”. O meglio, a preannuziarle.

“Gli amministratori…non li ho scelti io…i nomi…li abbiamo chiesti (!!!) ad associazioni antimafia, come “Libera”, “Addiopizzo”, li abbiamo chiesti ai parroci (!!!). Segnalazioni sono arrivate da tutte le parti, anche da colleghi magistrati”.

Per “venire incontro” a tante sollecitazioni (questo lo aggiungiamo noi) dagli a sequestrare e confiscare. Così si salvava l’economia siciliana dalla sanguisuga della mafia!!!  Che le cose stesserò così non mi meraviglia affatto, direi, anzi, che mi meraviglierebbe molto se fossero andate diversamente.

Ma se è vero solo una parte, anche modesta, di quel che la Saguto ha detto e lasciato intendere (non avendo assunto ancora la qualifica formale di “collaboratrice di giustizia” non è assistita dalla presunzione di “attendibilità”), siamo di fronte ad uno scandalo clamoroso, che solo il fatto che gran parte della stampa è impegnata a soffocarlo, mentre grandissima parte di quella Siciliana è sul libro paga dell’Antimafia Criminale, fa sì che non se ne senta ancora il fragore ed il fetore.

Questo quadro, che emerge dalla “versione Saguto”, rende, tra l’altro, evidente il collegamento con quell’altro bubbone che avvelena l’economia siciliana: l’Antimafia più esplicitamente d’affari, di Sicindustria, dei “munnezzari” e dei concessionari di un po’ di tutto dalla Regione, le “colonne” di Crocetta, del suo governo regionale e del “crocettismo”, che proprio in questi giorni stanno ricevendo l’ennesimo sputtanamento.

Ma c’è, nelle “rivelazioni” anticipatorie della penitenda Saguto, un nome che richiede, per particolari coincidenze, una riflessione ed una attenzione particolare. Una attenzione particolare, naturalmente, anzitutto a conferma o smentita di quel che la Saguto ne ha detto. Parlo di don Ciotti.

Quando la Saguto dice “Libera”, è come se dicesse don Ciotti, che di “Libera” è tutto. Ne avevamo già notato il silenzio di fronte all’esplosione di “confiscopoli” e ne avevamo ricordato la sua opposizione “di esperto” al progetto di messa all’asta dei beni “mafiosi” confiscati ed il suo slogan, che oggi assume un significato ancor più ambiguo ed umoristico “I beni confiscati alla mafia son Cosa Costra” (!!!!).

Don Ciotti è il classico prete televisivo antimafia, e naturalmente, di Sinistra, più “sociologico” che “teologico”.
Che mette becco in tutto e sempre, con l’aureola, fatta più di attivismo antimafia che di santità.

Ma in questi giorni ha avuto un ruolo singolarissimo, impensabile qualche tempo fa. E’ stato, nientemeno, il principale sponsor presso il Papa per la nomina che questi ha fatto di un prete, sconvolgendo precedenze, anzianità, possesso di titoli, addirittura ad arcivescovo di Palermo, carica che importa, o, almeno, importava, il ruolo cardinalizio (e precedenti funzioni vescovili sia pur “minori”). Suscitando ovviamene reazioni anche aspre e perplessità inevitabili.  “Matrimoni e vescovati son dal cielo destinati”, si diceva una volta.

Ma Papa Francesco, con questa nomina ha aperto, probabilmente, la serie che sta portando nella Chiesa al potere quella che, per assonanza un po’ maliziosa, vorremmo definire “Prelatura Democratica” (facendo i debiti anche se non ammissibili, data la materia, scongiuri).

Mettere assieme tutte queste cose e vedere lo sponsor di tanto discussa nomina da parte del Papa, tirato in ballo da questa non inverosimile chiamata di correo in uno scandalo proprio nella Città sede del beneficiario di così sconvolgenti nomina, se non consente certo di dire che schizzi di fango dell’esplosione di “confiscopoli” e dello scoperchiarsi della pentola dell’Antimafia Criminale abbiano raggiunto la veste immacolata del Pontefice (sarebbe una indebita forzatura, degna della cultura del sospetto dei “lottatori”, magistrati o meno) è certo una brutta coincidenza, che potrebbe anche lasciar intravedere una volpina macchinazione al riguardo.

Ma lasciamo perdere il Papa, le nomine arcivescovili, Prelatura Democratica ed altre storie ecclesiastiche.
Non ce la sentiamo, però di dire “attendiamo con fiducia che l’inchiesta faccia luce…etc. etc.”.
Non siamo nati ieri.

Quel che è venuto fuori basta e avanza per esigere di sbaraccare questo sistema di falsa e criminale Antimafia.
Ma chi dovrebbe farlo?

Mauro Mellini

in collaborazione con http://www.italia-politica.it


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