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Antonella Anedda, La vita dei dettagli

Da Viadellebelledonne

 

Pensare attraverso i miei occhi’; la frase di Dedalus nell’Ulisse di Joyce è la stella polare di questo libro, che traccia una originalissima mappa fatta di dettagli di opere d’arte, di attraversamenti di luoghi, di ritratti e di meditazioni sulla pittura e sugli oggetti, su quell’accumulo di immagini che la memoria costruisce nella vita di ognuno di noi.
Cosa ci affascina dei dettagli? La loro arbitrarietà? Cosa ci commuove? Forse, l’oscurità da cui il nostro sguardo li salva, la luce da cui si dirama una potenzialità di mondi. I dettagli aprono sentieri sconosciuti, cammini traversi alla storia dell’arte. Il dettaglio crea intimità, ha bisogno di dedizione ma può anche portare al delirio. Collezionista di perdite, adoratrice silenziosa di quadri, Antonella Anedda, una delle più importanti poetesse italiane contemporanee, si interroga sul senso dell’arte e sull’enigma della sua fruizione; procede per schegge, disseminando di indizi, collages e fotografie le pagine di questo insolito libro. Tanti gli incontri del suo percorso: da Rothko a Bill Viola, ma anche luoghi, oggetti rimasti nascosti nel fondo dei cassetti, pezzi di vecchie fotografie, ritagli di giornali. Il risultato è un’autentica avventura del pensiero e del linguaggio, una trasgressione del genere della critica d’arte per un’opera che si inscrive nel solco dei poeti cacciatori di immagini, come Charles Simic per Joseph Cornell, Mark Strand per Edward Hopper e Yves Bonnefoy per la pittura italiana.

Antonella Anedda,  La vita dei dettagli

13   Hieronymus Bosch, La torre di Babele

Dimmi a chi appartiene questa casa in fiamme, chi lancia la sua picca sul vuoto, quale peccato viene punito. I diavoli si accovacciano sule balaustre, agitando stendardi neri.
Non lontano hanno impiccato un orso, per gioco.  Ronde di sciocchi con coltelli che trafiggono le orecchie, tirano insensatamente delle carriole.  Le uova si schiudono al calore infernale, poco distante un santo si rovescia e nuota sul dorso tra onde di nuvole accese.

31   William Turner, Tempesta di neve, battello a vapore al largo di Harbour’s Mouth (1842)

Figlio di un barbiere, nipote di un macellaio, beniamino del pubblico, artista rispettato, le sue nuvole sono schiuma, i suoi cieli specchi confusi dal vapore, il suo mare monta le onde con il sangue che goccia. La sua neve strappa i cespugli. Dipinse bufere, valanghe, vento, incendi, vele nere come quella di Tristano. Acqua e cieli senza conforto, nonostante la fama e la ricchezza, sotto il ricordo della  madre morta pazza..
Guarda questo naufragio con le parole che nel 1875 avrebbe scritto Hopkins: ‘…Spazza dentro le navi oltre il porto/il mare scaglie- di silice, dorso nero …’

Collezionare perdite

Immagini , oggetti, fotografie, orecchie di lettere strappate, con ancora la spina di quella calligrafia.
Prendi una fotografia, taglia le parti più amate: l’ala del naso, la curva del collo.
Posale su di un cartone.
Metti lo spazio tra le parti, mettici l’aria.
Gli occhi.
Fai lo stesso lavoro. Allontanali, colora lo spazio (colora il dolore), fai concreta la separazione.
Scegli una gradazione, terra bruciata.
Cuci un pezzo di stoffa,  cuci un brano di lettera, cuci un’iniziale in quel mezzo-punto non entra il vento.

 

Da  La vita dei dettagli, A. Anedda, Donzelli 2009



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