Magazine Cultura
1893(registrazione del 1959)
Questa nuova rubrica nasce da una riflessione dovuta a una constatazione: siamo pieni di musica, la musica è dappertutto, non possiamo fuggire dalla musica, avanguardisticamente parlando la musica ci esce anche dal culo.
Adesso, lungi da me il voler condannare questa situazione o voler scrivere un ipotetico e complesso "elogio del silenzio", la grandissima parte della musica che sentiamo e di cui parliamo su internet è cronologicamente inquadrabile negli ultimi decenni. Di rado si va più indietro degli anni '60 del '900 - anche per quanto riguarda la musica popolare. Insomma, nel 2012 abbiamo scelto di prescindere dalla nostra tradizione occidentale, da quella che fino a 70 anni fa non era "musica classica" ma semplicemente musica. D'altronde il rock è effettivamente più figlio del melting-pot che dell'incontaminazione, è più africano che europeo, più meridionale che settentrionale. Questo allontanamento è dunque comprensibile. Ma di certo non plaudibile. Il rock è stato rivoluzionario, ha sovvertito tutti i dettami accademici ed è stato il trionfo della sperimentazione diretta a scapito dello studio minuzioso, la vittoria dell'istintualità sulla ponderatezza. Ma così come la storia umana è minuscola in confronto a quella dell'universo, la storia degli ultimi 50 anni di musica popolare è lo stesso ridicolmente parziale rispetto ai 7 secoli di tradizione musicale manoscritta che la precedono. E non si può semplicemente far finta che essa non sia mai esistita: bisogna proteggerla e vigilare affinché fraintendimenti ibridanti e terrificanti che rispondono ai nomi di symphonic prog, symphonic metal e Queen non accadano mai più.
I Classiconi (lo so è un nome idiota ma l'altro che avevo in mente era "Sfigaten Grammophon") vuole allora essere un primo approccio, all'acqua di rose, alle nostre radici musicali: un'introduzione all'introduzione - senza troppe menate teoriche - attraverso opere conosciute ma neanche troppo con le relative registrazioni migliori di cui l'acquisto in cd è fortemente consigliato dato che per questa musica la resa acustica è importantissima (tipo che se andare a un concerto è come fare sesso allora ascoltare un cd è come farsi una sega. Pertanto, ascoltare un mp3 è come farsi una sega davanti alla propria nonna in una stanza gelida).
In fondo, cosa c'è oggi di meno mainstream della musica classica?
Stirate bene la vostra maglietta-smoking e improfumatevi che ci si becca in galleria (che mica ci abbiamo i soldi per la platea).
Come primo episodio vi propongo la nona sinfonia del compositore ceco Antonín Leopold Dvořák (1841-1904. Il cognome si pronuncia dvosgiak). Per chi non lo sapesse una sinfonia è una composizione orchestrale in quattro movimenti in cui il primo movimento è generalmente veloce, il secondo lento, il terzo (denominato scherzo) è spesso rapido e breve, mentre il quarto movimento finale è altisonante e veloce. Dvořák la scrisse negli Stati Uniti dove soggiorno fra il 1892 al 1895 quando fu nominato direttore del Conservatorio Nazionale di New York: "Dal nuovo mondo" appunto. Non a caso nel secondo movimento (Largo) si nota una certo mood malinconico, una nostalgia di casa; mentre in altre parti il compositore pare si sia ispirato alla musica dei nativi americani. In generale, qui è la moderazione e l'equilibrio a farla da padrone: questa sinfonia alterna momenti potenti a momenti più delicati senza mai sfociare nella magniloquenza o nel patetismo fini a se stessi, sviluppando temi (così si chiamano i motivi ricorrenti) dal piglio melodico accattivante e memorabile. L'influenza di quest'opera fu infatti notevole, specialmente nella cultura anglofila, tanto che la prima volta che l'ascoltai sussultai in un "Li mortacci, questa è la musica del Signore degli Anelli!".
La scelta di questa sinfonia come prima puntata è dovuta al fatto che questo fu il primo vinile di musica classica che comprai a scatola chiusa: era una registrazione diretta dal nostro grande maestro Arturo Toscanini con l'orchestra della NBC datata 1952 e stranamente etichettata per errore come "Sinfonia n.5". L'edizione che però vi propongo è quella dell'ungherese Ferenc Fricsay che è meno sbrigativa di quella di Toscanini e assai dettagliata (ovvero l'equalizzazione è perfetta: gli strumenti si sentono tutti e il suono non è "impastato"). Con delle buone cuffie - ma sarebbe meglio un buon impianto - è una pacata goduria.
Compralo subito o downloadalo prima
P.S.: questo cd contiene anche un'opera di Liszt e una di Smetana
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