Era lo scorso dicembre quando uno delle massime menti criminali e mafiose italiane aveva deciso di revocare i suoi difensori nel processo contro di lui: Antonio Iovine, boss dei casalesi che è stato latitante per quattordici anni, aveva comunicato in aula durante il processo per le intimidazioni a Roberto Saviano e a Rosaria Capacchione la decisione di sospendere dall’incarico i suoi avvocati. Tra molti, lo stesso Saviano su twitter aveva menzionato la possibilità di un pentimento, e non di un semplice cambio di legali.
Possibilità che da qualche giorno a questa parte è stata confermata, Antonio Iovine detto, nell’ambiente per la sua faccia da ragazzino, ‘o ninno, ha deciso di pentirsi e di collaborare con la giustizia. Che lo abbia fatto per paura di incorrere nel carcere duro del 41-bis, poco importa. Il pentimento di un boss come Iovine è un accadimento di importanza fondamentale per la giustizia italiana: chiamato anche il “ministero dell’economia della camorra” per il suo ruolo centrale nei giri di racket e di ricicli sia negli ambiti campani, sia in quelli italiani che negli ambienti politici. Giri descritti minuziosamente in Gomorra, il libro documentario che ha portato a conoscenza anche di persone comuni i processi mafiosi della camorra campana.
La questione dei rifiuti, la strage di Castelvolturno, come mai nel 2008, dopo lo scandalo Mastella e la caduta del governo di centro-sinistra le elezioni siano state vinte dai voti casertani del centro-destra. E ancora, i patti politici, gli scandali sull’edilizia, i ricicli di droga. L’importanza delle dichiarazioni di Iovine alla Procura della Repubblica di Napoli è fondamentale, e rischia di far cadere una parte portante e centrale dell’impero mafioso delle istituzioni.
Nel giorno in cui viene ricordata la Strage di Capaci, la morte di Falcone per mano della mafia palermitana e il fondo in cui l’Italia è precipitata per le mafie tutte, sicuramente il pentimento e la collaborazione con la giustizia di Antonio Iovine è una bella vittoria.