“Che fatica il mestiere di scrivere”.
Oggi all’età di 68 anni Antonio Tabucchi è andato via. Era a Lisboa, in Prtogallo, la città che ha sempre amato e che gli ha ispirato il romanzo “Sostiene Pereira”, con il quale si è aggiudicato il Premio Campiello nel 1994.
“Che fatica il mestiere di scrivere” stigmatizza la natura di chi scrive e per il quale il lavoro non è un mero timbrare il cartellino per assolvere al proprio dovere, ma è il profondo sentire la vita che scorre e narrarla, interpretarla, magari anche modificarla.
“Gli artisti e gli intellettuali – scriveva Tabucchi – non fanno cadere i regimi, ma con un cerino illuminano l’oscurità in tempo per mostrare a chi abbia occhi quando il sentiero percorso è sull’orlo dell’abisso”.
Antonio Tabucchi è stato il maggior conoscitore e divulgatore oltre che traduttore dello scrittore e poeta portoghese Fernando Pessoa. La direttrice della Fondazione “Casa Pessoa” ha dichiarato che “il Portogallo deve molto a Tabucchi, scrittore tanto italiano quanto portoghese”.
giuseppe vinci