Non mi ritengo una persona ansiosa, neanche come madre: forse sono, anzi, l’opposto mandando il nano allo sbaraglio in qualsiasi tipo di gioco, attività e compagnia. Eppure, dalla sua nascita c’è un ambito della sua vita che talvolta mi travolge e mi provoca ansia: la sua salute. Ciclicamente, si verificano episodi e riceviamo segnali che ci fanno sospettare problemi “chirurgici”: alla fine a 2 anni e mezzo dopo continui ricoveri ogni due settimane, anche i medici hanno dovuto far fronte all’alta probabilità della presenza di una “briglia” ad un livello molto alto dell’intestino, derivata da aderenze delle precedenti operazioni, che gli creava continue occlusioni. Ancora oggi, gli episodi di vomito ci creano ansie e preoccupazioni che sia in divenire una nuova aderenza, ancora non completa; anche perché questi eventi hanno poche caratteristiche della solita influenza intestinale: sporadico episodio che non inficia la normale quotidianità del nano, nessun tipo di alterazione febbrile, né diarrea o altro sintomo di malessere. E noi genitori rimaniamo lì, sul chi vive, in attesa di nuovi sviluppi e nel vano tentativo di comprendere ciò che succede a nostro figlio quando lamenta quasi quotidiani mal di pancia, frequenti singhiozzi e poi, liberatosi, ritorna la rana salterina di sempre.
L’ansia si fa palpabile soprattutto quando si avvicina la sera e non sappiamo come riparare i possibili improvvisi ed improvvidi sbocchi notturni che potrebbe avere nel sonno: sì, perché come ancora alla sua età di quasi 5 anni continua a liberarsi la notte nel pannolino senza svegliarsi e senza accorgersene, così succede spesso anche per il vomito. Non si sveglia quasi mai prima, ma al massimo dopo essersi liberato, soprattutto per quella sensazione di malessere e fastidio di tutto quest’acidume che risale e gli invade anche le narici: mi ricordo ancora, una volta, quando era più piccolino, che alla seconda nottata di episodi di vomito lui, ma anche noi, eravamo così distrutti che ha inondato il lettino ed ha continuato a dormire profondamente mentre noi non ci siamo accorti di nulla fino al mattino dopo.
Nei momenti di calma piatta l’ansia non mi assale, ma basta qualche malore ripetuto e costante che i miei nervi vacillano e mi domando quando la situazione si stabilizzerà definitivamente e non mi perseguiterà più l’incubo di dover assistere nuovamente a mio figlio ricoverato, se non per le normali cose che possono capitare a tutti i bambini (tonsille, adenoidi, etc.). Perché, quello che so mi distingue dalle altre mamme è proprio il fatto che magari in queste circostanze sembro ansiosa, come una qualsiasi mamma italiana ansiosa, ma in realtà so di non esserlo e so che una normale mamma, ansiosa o meno, probabilmente non arriva a questi livelli di angoscia per degli episodi di vomito.
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