Aoi haru (青い春, Blue Spring). Regia: Toyoda Toshiaki. Sceneggiatura: Toyoda Toshiaki, Matsumoto Taiyo. Fotografia: Kasamatsu Norimichi. Montaggio: Kusakabe Mototaka. Suono: Kakizawa Kiyoshi. Interpreti e personaggi: Matsuda Ryūhei (Kujo), Arai Hirofumi (Aoki), Takaoka Sōsuke (Yukio), Oshiba Yusuke (Kimura), Yamazaki Yuta (Ota), Oshinari Shūgo (Yoshimura). Prodotto da: Miyazaki Dai per Fimmakers, Omega Micott Inc. Direzione artistica: Harada Mitsuo. Durata: 83'. Uscita nelle sale giapponesi: 29 giugno 2002.
Blue Spring appartiene a quel filone di gang giovanili ambientato negli edifici scolastici dove la conquista del potere ed il controllo del territorio sono le finalità di adolescenti che si scontrano in risse e duelli, o si sfidano in prove di coraggio: soggetto diffuso, enfatizzato e restituito attraverso connotazioni iperboliche nella serie Crow Zero di Miike Takashi.
Come spesso accade, il mondo degli adulti è ai margini e la scuola diventa specchio di una società in avanzato stato di degrado, dove i giovani preferiscono non immaginare il loro futuro, oppure hanno desideri vaghi, come li definisce Yukio, il quale, davanti al professore dice, con un certo sarcasmo, di sognare la pace nel mondo. Oltre il recinto dell'edificio si affaccia la yakuza per arruolare giovani che si ritengono falliti, oppure la polizia che viene a prelevare lo stesso Yukio, per mano del quale si è compiuto un assassinio negli squallidi bagni, luogo privilegiato di violenze e caos.
Kujo diviene il capo dopo aver superato la prova di battere più volte le mani mollando la presa dal parapetto del cornicione della scuola. Continua a mantenere il suo ruolo gerarchico nonostante altri rivali tentino di sostituirsi a lui, sfidandolo sul tetto. Fra questi Aoki, che è sempre stato suo fedele tirapiedi, come dicono alcuni, si ribella al suo comando presentandosi a scuola con un paio di aspiranti teppisti al suo seguito e con i quali compie violenze mirate a danno di alcuni studenti. Non riuscendo ad affermarsi come sostituto, lo sfida e, rimanendo un'intera notte sul tetto dell'edificio, cerca di superare il primato della prova prima dell'inizio delle lezioni, lasciandosi cadere nel vuoto, quando Kujo, personaggio più complesso e articolato della vicenda in mezzo a caratteri stilizzati, tenta di raggiungerlo per farlo desistere.
Sono i valori di una generazione ribelle che vengono rappresentati in chiave critica e mai esaltante. I colori prevalenti dell'ambientazione sono i grigi, dove le pareti sono tappezzate di vernice spray. Anche i fiori, piantati insieme al professore nano nel cortile della scuola, nella loro evidente funzione metaforica tendono ad appassire e perdere vitalità con il deteriorarsi delle relazioni e dell'amicizia. L'accento, infatti, non è posto sull'azione e sulla violenza, che seppur presente e palese in alcuni suoi effetti, si compie nel limitrofo fuoricampo. Valga per tutti la freddezza dell'omicidio nel bagno, preparato dal monologo della vittima e dal silenzio di Yukio che procede sino a che non mostra la lama: l'inquadratura passa all'esterno della porta che viene trafitta in più punti con le rispettive gocce di sangue che fluiscono.
Sono invece le relazioni e i giochi di potere fini a se stessi che assumono tutta la loro rilevanza narrativa e tematica per culminare nel suicidio di Aoki, nell'assurdità di un gesto estremo e dimostrativo che rivela il carattere ossessivo e delirante di un diffuso modo di pensare. La sua sagoma scura, quasi immobile, sul tetto dell'edificio scolastico, si regge per una notte, dal tramonto all'alba, in un'accelerazione che assume tutto il suo valore significante. Epilogo preannunciato dalla stessa verticalità della macchina da presa, che sin dall'inizio restituisce la vertigine di un salto nel vuoto dall'alto del tetto, dove i ragazzi puntualmente si trovano per sfidare se stessi e la morte. [Davide Morello]