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Ap-Punti, autopsie di recensioni (N°4): El Topo

Creato il 21 gennaio 2015 da Giuseppe Armellini
Ap-Punti, autopsie di recensioni (N°4): El TopoTorna la rubrica di Pietro, direttamente dal suo blog dal nome impronunciabile, che ci racconta, nella sua maniera, di film che possiamo trovare sul tubo legalmente e goderci comodamente dal nostro pc (che questo sia il futuro del cinema?).

Il regista, scrittore, fumettista, saggista, drammaturgo, poeta cileno che in tanti osannano e che può essere considerato, almeno nel cinema, il nuovo Dalì. Questa pellicola è puro onirismo, totale follia, eccentrica immaginazione: non dico altro, leggete qui e vedetelo, anzi prima vedetelo (in fondo il link legale per farlo) e poi parliamone:


  • inizio con spiegazione didascalica del titolo e riassunto brevissimo del film
  • titoli di testa inclinati incredibilmente fastidiosi da leggere
  • nessuno dei personaggi è normale, per noi, ma nel loro mondo son tutti normali e fan quello che deve essere fatto
  • il sangue è palesemente finto, ma non importa la realtà o la bellezza degli effetti, quanto il significato dell'immagine, e c'è tutto
  • le inquadrature son tutte da dio, il montaggio è molto ricercato e molto evocativo, come lo sono tutti i gesti dei personaggi, mai casuali
  • film anni '70 che riprende il western usandone però solo i luoghi e i personaggi principali
  • Alejandro è sia davanti che dietro la macchina da presa, oltre che sceneggiatore, curatore della colonna sonora, scenografo e costumista
  • violenza, perversione, potere, sesso, morte, crudeltà tutto in una sola pellicola
  • i paesaggi son potenti da soli, ma la scelta delle inquadrature li rende ancor più incantevoli (il set è lo stesso che Glen Ford utilizzò per la pellicola The law of Tombstone)
  • aforisma del film (probabile autocitazione del regista stesso): "sono talmente forte che posso giocare con questa forma delicatissima senza romperla"
  • l'audio, come gli efeti, è pessimo, ma si passa anche qui sopra alla banalità comprendendone il significato
  • tante metafore, forse troppe, per raccontare il diverso in ogni sua possibile declinazione
  • l'uomo senza braccia che porta l'uomo senza gambe è una simbolo molto più forte e significativo del'85% del cinema mondiale
  • l'omosessualità è parecchia, e nei momenti più improbabili: la scena col fico d'india è al limite della sensualità
  • John Lennon, Peter Gabriel, David Lynch, Marylin Manson, i Kasabian, Franco Battiato e i Timoria sono artisti (più o meno famosi) fan del film; gli ultimi gli han pure dedicato una canzone
  • la caverna degli storpi ricorda, forse la caverna di Platone, ma di certo questo è uno dei mille rimandi che il regista cileno ficca tra le immagini
  • si è parlato di un sequel, ma niente è stato fatto (per fortuna direi)
  • se c'è una trama non credo di averla compresa a pieno, ma neanche parzialmente, ma comunque rimane qualcosa che chi ama il Cinema, e soprattutto chi vuol farlo, deve vedere assolutamente
  • stessa cosa dicasi per il genere...una sorta di bildungsfilm (parola da me inventata qui e qui)on the road, anche se non si capisce bene verso dove o verso cosa: un girone dantesco in salsa western, o un western dantesco?
  • la prima parte è molto più "action" mentre nella seconda troviamo la storia d'amore e quella della ricerca di una soluzione ad un problema che finirà con l'uccidere tutti
  • Goichi Suda ha citato El Topo come fonte d'ispirazione principale per il suo gioco No More Heroes. Tra le somiglianze tra il film e il gioco, c'è una donna che chiede al protagonista di sconfiggere i maestri pistoleri/assassini per diventare il più bravo e il protagonista che fa lavori strani per guadagnare soldi
  • il finale è triste, distruttivo, potentemente triste e violentemente angosciante, non lascia spazio a nulla che non sia la tristezza e l'impotenza di fronte a quelle immagini
  • 125 minuti di puro onanismo onirico psichedelico
  • tutto girato in meno di un mese , in messico
  • di certo adesso andrò a cercarmi tutto il resto della sua produzione che vedrò, con calma, ma senza perdermi un titolo (peccato sia saltata la presentazione de La danza della realtà lo scorso 14 gennaio a Catania)
  • niente è spiegato, tutto va capito e interpretato, e forse per questo è un grande film


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