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Risale al 2 luglio scorso la morte di Tito Traversa, piccolo campione di free climbing di appena 12 anni, originari di Ivrea, caduto durante un’arrampicata a Orpierre, nell’Alta Provenza.
Per la ricostruzione dei fatti e le indagini sul caso, di cui si sta occupando il PM Guariniello, è stato aperto un fascicolo alla Procura di Torino; attualmente è ancora contro ignoti, con l’accusa di omicidio colposo.
Le indagini sono state aperte dopo la denuncia del padre del piccolo scalatore; secondo gli accertamenti, la morte sarebbe avvenuta quando, appena iniziata la fase di discesa, un assemblaggio errato degli agganci avrebbe fatto precipitare Tito per 20 metri. In particolare, si ritiene che l’effettiva causa della caduta sia da ricercare dal cedimento dei gommini a cui era agganciata una fettuccia di sicurezza, che però avrebbe dovuto essere collegata a un moschettone. Per la discesa, il ragazzo aveva fissato gli agganci solo ad una fune. Probabilmente, l’eccessivo peso ha causato il cedimento dei gommini. Tito, inoltre, non indossava nessun casco protettivo e l’imbragatura non era la sua.
Le indagini, condotte anche dalla Procura di Gap che nei prossimi giorni fornirà i fascicoli sull’accaduto a Guariniello, stanno ora riguardando la ditta che ha assemblato l’imbragatura, quella rivenditrice e anche gli istruttori di free climbing presenti il 2 luglio, che avrebbero dovuto verificarne la sicurezza. Non si esclude quindi che le carenze siano state commesse in Italia.
Articolo di Giulia Porzionato