33 pagine per spiegare le proprie ragioni: Apple risponde così
Apple si dice contraria a creare un software in grado di sbloccare lo smartphone senza avere il codice apposito.
Tutto era partito dalla richiesta dei federali di sbloccare l’iPhone dell’attentatore della strage di San Bernardino, creando un software in grado di farlo; ma l’azienda di Cupertino si rifiuta di crearlo. La questione è molto complicata: da una parte, riguarda il diritto delle autorità di avere maggiori informazioni su casi e sospettati; dall’altra, si tratta di una violazione della privacy degli utenti Apple, che vedrebbero sgretolata la protezione dei propri dati presenti nel dispositivo.
Gli avvocati che rappresentano l’azienda della mela hanno così presentato un documento di 33 pagine nel quale si legge che “Costringere Apple a creare un software per ridurre la sicurezza dell’iPhone metterebbe in pericolo la privacy di centinaia di milioni di persone“. Secondo Tim Cook, il numero uno della Mela, un software di questo tipo “equivarrebbe a un cancro“: sembra che l’azienda statunitense con sede a Cupertino fondata da Steve Jobs, Steve Wozniak e Ronald Wayne nel 1976 non si smuoverà dalle proprie convinzioni. E lo ribadisce dichiarando che perfino i padri fondatori degli Stai Uniti d’America rimarrebbero “sconvolti” da una richiesta simile, appellandosi ai principi costituenti dell’ordinamento Usa.
In attesa dell’udienza di martedì prossimo, il colosso statunitense attacca il governo, il quale crede che i tribunali possano ordinare a soggetti privati “..di fare qualsiasi cosa venga in mente al Dipartimento di Giustizia e all’Fbi“. E aggiunge “Il Dipartimento di Giustizia e l’Fbi sono alla ricerca di un ordine da questo tribunale che costringerebbe Apple a creare esattamente il tipo di sistema operativo che il Congresso ha finora rifiutato di richiedere. Stanno chiedendo a questo tribunale di risolvere una questione politica che sta dividendo varie agenzie del ramo esecutivo, così come il Congresso“. Dovrebbe essere il Congresso a decidere se le autorità possano chiedere o meno un determinato tipo di collaborazione nel corso delle indagini penali.
Martedì, nel tribunale di Riverside in cui si svolgerà l’udienza tra il Dipartimento di Giustizia americano, affiancato dall’Fbi, e la Apple, sapremo quale sarà il verdetto finale. Vincerà la privacy degli utenti della mela morsicata o la possibilità di conoscere particolari determinanti sui sospettati di tutto il mondo che abbiano un iPhone?
CM