Siri è stata lanciata con
iPhone 4S lo scorso ottobre e, da allora, è stato un vero tripudio di proposte dai concorrenti. Per questo motivo,
Zhizhen Network Technology lo scorso febbraio ha lanciato
Xiaoi Bot, un assistente vocale Siri-like per piattaforme Android, aggiornando un vecchio brevetto – lo ZL200410053749.9 – approvato nel 2006 per un comune chat-bot. Esattamente un mese dopo, Apple ha abilitato il
supporto al mandarino alla voce
metallica più amata degli smartphone.
Ora
Zhizhen Network Technology ha deciso di denunciare la Mela per l’infrazione del
brevetto, con l’ovvia richiesta di un maxi-risarcimento. Qualcosa, però, non torna agli occhi dell’osservatore attento: Xiao Bot è fin troppo simile a Siri, tanto da chiedersi se l’infrazione non si sia effettivamente verificata a ruoli invertiti. La GUI del servizio è decisamente ispirata a quella di Cupertino – le icone sarebbero praticamente sovrapponibili se non fosse per una lieve differenza di colore – e il funzionamento è identico, tanto che la finestrella delle informazioni meteo pare essere presa direttamente da
iOS. In altre parole, Zhizhen Network Technology ha avuto sì l’idea di inserire il mandarino prima di Apple, peccato però che tutto il resto sia chiaramente preso in prestito da iPhone.
Ora, nel mondo occidentale probabilmente una simile causa non avrebbe mai avuto luogo, ma in Cina pare vi siano i giusti spazi legali per porla in essere. Le corti sembrano proteggere le società autoctone dagli investitori stranieri, come ben è stato evidente con il caso Proview: nonostante Apple avesse acquistato a tempo debito la licenza per il marchio iPad dalle filiali di Hong Kong e Taiwan del concorrente, ai fini della legge ha avuto decisamente più peso il fatto che la transazione fosse avvenuta fuori dai confini della Cina continentale. È in arrivo, perciò, l’ennesimo accordo extra-giudiziale per Apple?
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