Scrivevo, l’8 giugno scorso, che i suicidi degli operai nelle fabbriche cinesi in cui si costruiscono i bellissimi oggetti Apple “sembrano storie di altri tempi”… storie eversive, che vorremmo allontanare da noi, scacciare come fossero mosche. E invece la realtà supera la fantasia. Nel 2010 i funzionari di Apple hanno trovato novantuno bambini impiegati illegalmente in fabbriche sue fornitrici, nove volte in più rispetto all’anno precedente.
Attenzione. La notizia non è stata divulgata dai detrattori della Mela, né dalla concorrenza, bensì dalla stessa Apple. E’ la prima volta che il colosso dei gioielli digitali fa outing mediale e introduce trasparenza nelle comunicazioni su aziende e stabilimenti a cui appalta i lavori. I dettagli del rapporto sono stati pubblicati dal britannico The Guardian, in una corrispondenza da Pechino di Tania Branigan.
Si apprende così che meno di un terzo delle fabbriche cinesi in cui si costruiscono i gioiellini che abbiamo per le mani rispettano il codice Apple sugli orari di lavoro, che impone un tetto di sessanta ore settimanali e almeno una giornata di riposo.
Non è l'Esercito di terracotta che protegge la tomba del primo imperatore cinese Qin Shi Huang. Sono lavoratori di una fabbrica cinese di Apple
Apple ha ammesso anche che 137 dipendenti di una fabbrica a Suzhou hanno presentato sintomi da avvelenamento da n-esano, un solvente che può provocare gravi neuropatie se maneggiato senza cautela.
L’ambientalista Ma Jun, fondatore in Cina dell’Istituto per gli affari pubblici e ambientali, dice che è positivo che Apple abbia finalmente riconosciuto il problema, ma aggiunge: “Questo rapporto dimostra che Apple non è ancora disposta ad accettare il controllo del pubblico. Avevamo elencato i nomi di alcuni fornitori della Apple ma nel rapporto non ne viene fatta menzione”.
Quanto a bambini e ragazzini, Apple ha intensificato i controlli dopo aver accertato trucchi sull’età dei dipendenti. Una scuola che aveva organizzato l’impiego di minorenni è stata denunciata alle autorità per aver fornito documenti falsi, mentre un fornitore dell’azienda ha perso il contratto dopo che nella sua fabbrica erano stati scoperti quarantadue bambini sulle linee di montaggio.
Debby Chan, dell’associazione no profit SACOM (Hong Kong’s Students and Scholars Against Corporate Misbehaviour), sostiene che è impossibile monitorare ciò che fanno gli appaltatori di Apple perché l’azienda si rifiuta di identificarli o di dire quanti sono. Secondo la Chan, il rapporto sarebbe dunque soltanto un esercizio di immagine e non un genuino sforzo al fine di garantire i diritti dei lavoratori.
Una mela amara, da morsicare. D’altronde se Atene piange, Sparta non ride. Il “favoloso” accordo Nokia-Microsoft costerà migliaia di posti di lavoro. Seimila nella sola Finlandia.