Vi ricordate come vi sentivate quando, da ragazzini, riempivate di fantasia le giornate estive?
Con l'età adulta arriva anche un'insofferenza profonda per gli eroi-bambini, protagonisti di tante storie edificanti. Ci siamo perciò avvicinati a The Night of the Rabbit pronti a subire l'irriverenza infantile o la bontà stucchevole del suo protagonista, Jeremiah Hazelnut. Siamo felici di esserci sbagliati. Jerry è splendido nei suoi dodici anni. Gli sviluppatori hanno avuto l'ottima intuizione di lasciare da parte i soliti protagonisti da avventura grafica, spocchiosi e pronti a deridere chiunque, vittime di un egocentrismo galoppante, per tratteggiare invece un ragazzino che crede nella magia ed è quindi pronto a prendere per buoni i personaggi impossibili che incontrerà nel suo cammino, senza passare il tempo a elargire giudizi sprezzanti. Inoltre sono riusciti a sfuggire la trappola del buonismo, regalando a Jerry un animo sì buono, ma incline a infrangere qualche regola con il sorriso piratesco del bambino che ha progettato un piano del quale sa già sua madre non andrà fiera. Il successo di questo eroe dodicenne è dovuto anche allo stile insieme umile e sbarazzino con cui è stato disegnato, e all'efficace interpretazione del doppiatore, che con voce musicale e piacevole alleggerisce anche i dialoghi meno brillanti. Vale la pena parlare così tanto di Jerry perché il cuore della vicenda riguarda soprattutto lui che, quando gli restano solo due giorni di vacanza prima che ricominci la scuola, fa una scoperta sorprendente nel bosco vicino a casa. Trova infatti un baule di cianfrusaglie di un certo Zaroff, illusionista di professione. Per Jerry, che sogna di diventare un mago, non c'è nulla di più eccitante. Ma il meglio è contenuto in un messaggio che gli viene recapitato per posta tramite una lettera volante e che contiene le istruzioni per un incantesimo. Una volta risolto l'enigma faremo la conoscenza di un elegante coniglio antropomorfo di nome Marquis de Hoto, il quale sceglierà Jerry come suo apprendista mago e lo condurrà nella città di Mousewood attraverso un portale aperto nella corteccia di un albero. Jerry varca così la soglia del mondo fantastico dell'avventura e, come la famosa Alice di Carroll, incontra personaggi impossibili, si ritrova in situazioni oniriche e deve risolvere problemi forse più grandi di lui. Ma andiamo con ordine. A Mousewood è tradizione tenere una grande festa in onore di un nuovo apprendista ed è nostro compito aiutare gli abitanti a organizzarla per poi iniziare l'addestramento vero e proprio. Peccato che ognuno abbia altri pensieri per la testa. Ecco allora che arriva per Jerry il momento di fare la differenza. Da qui in poi il cammino sarà lungo e molto, molto tortuoso ma ci porterà a fare scoperte importanti su di noi e sul destino di Mousewood. The Night of the Rabbit - Il trailer di gioco
Grazie a tutti e alla prossima
Questa è l'avventura più ambiziosa di Daedalic Entertainment e in generale una delle più lunghe e dense tra quelle uscite negli ultimi anni. La cittadina di Mousewood, con i suoi deliziosi topi, ricci, gufi e ranocchi antropomorfi è un intricato mondo fantastico da scoprire con meraviglia. E a questo si aggiungono quattro portali che Jerry visiterà per imparare incantesimi utili a risolvere puzzle o svelare dettagli della trama.
Si tratta di mondi fuori dalla dimensione di Mousewood, molto diversi tra loro per stile e umore. Ma c'è anche la lunga sequenza finale ambientata in un teatro che sembra uscito da America di Kafka e che ci spiazza con la sua atmosfera surreale. Ad ogni modo non è tanto il numero di schermate visitabili a fare di The Night of the Rabbit un gioco vasto, quanto il numero di personaggi, scherzi, riferimenti al folklore europeo, citazioni videoludiche e soprattutto enigmi che gli sviluppatori ci hanno infilato dentro, al punto di esagerare. La terza parte del gioco infatti è tirata via rispetto alla corposa sezione centrale e lo scontro con l'arcinemico delude nella sua banalità, dopo tutti gli sforzi che The Night of the Rabbit ci ha fatto fare per arrivare sino a lì. La sovrabbondanza di trovate fantasiose ricrea alla perfezione l'immaginazione vagabonda e straripante dell'infanzia, ma finisce per annacquare la storia. L'ambientazione invece è coerente e tutti i suoi elementi si legano tra loro in armonia. Tra le righe dei dialoghi si intravede il ricco passato di Mousewood, raccontato dagli otto audio libri nascosti nel gioco, uno degli extra che documentano la storia del mondo in cui ci troviamo e danno un senso di pienezza e verità all'esperienza di gioco. Il piacere della scoperta è però minato da due difetti, uno legato ai puzzle e l'altro alla storia. Dei puzzle parliamo nel prossimo paragrafo, perciò veniamo alla storia. The Night of the Rabbit può sembrare un gioco per bambini, e di certo farà la felicità dei giocatori più giovani, ma contiene sostanza sufficiente e interessare anche gli adulti. Forse proprio per il timore di sembrare infantili gli sviluppatori hanno caricato la storia di significati importanti che però non trovano posto nello svolgimento del gioco. Verso la fine la vicenda prende una piega oscura e sinistra e la narrazione accelera per tenere testa alla tensione narrativa ma proprio a causa delle tante sottotrame si fa confusa. Anziché seguire la regola aurea della storie - mostra anziché raccontare - dopo un anticlimax deludente il gioco si affida a una voce narrante che, aiutata da schermate ben disegnate, spiega quanto è accaduto, rivelando retroscena impensabili. Come dire: Caro giocatore, molla tutto e mettiti comodo, ché ora ti spiego per filo e per segno tutto quello che è successo e poi buona notte. Con tanto di frasi lasciate in sospeso su schermate nere. Si doveva lasciare che fossero le nostre azioni a rivelare gli eventi senza complicare tanto le cose. Infatti quello che ci rimane dentro è il sapore di un'avventura intensa dove alla fine ha trionfato l'amicizia e la solidarietà, altro che perdita dell'innocenza, vanità e fallimenti dell'ego. Per noi The Night of the Rabbit resta una storia che racconta la disperazione personale davanti alle avversità e la forza che ci viene dall'incontro con l'Altro. Sarà anche un messaggio semplice, ma è universale, e il fatto che sia l'unico a risuonare quando tutto è finito significa che è anche quello più onesto e sentito dagli sviluppatori. L'unico che, guarda caso, non aveva bisogno di spiegazioni. Ma dalle parti di Daedalic Entertainment devono esserne ben consapevoli se durante i titoli di coda ci lasciano la possibilità di salutare un'ultima volta tutti gli abitanti di Mousewood che, con le loro voci uniche e le personalità più disparate, ci hanno tenuto ottima compagnia. Di loro conserviamo solo un bel ricordo.Requisiti di Sistema PC
- Configurazione di Prova
- Processore Intel Core i7-2600K 3.40GHz
- RAM 8 GB
- Scheda video GeForce GTX570
- Sistema operativo Windows 7 64 bit
- Requisiti Minimi
- Processore 2.5 GHz (Single Core) o 2 GHz (Dual Core)
- RAM 4 GB
- Scheda video compatibile OpenGL 2.0 con 512 MB RAM
- Direct X 9.0c
- Sistema operativo Windows Vista/7/8
Bwahahah: soffri ragazzino, soffri!
Anche il giocatore scafato si troverà presto a picchiare i pugni sul tavolo, perché Mousewood è tanto bella quanto priva di logica nella sequenza dei suoi enigmi. Spesso basta un quarto d'ora per capire in che direzione andare e quali personaggi sono coinvolti nella soluzione, ma subito dopo ci si perde nei passaggi intermedi, quelli che ci forniscono gli strumenti per completare il puzzle principale.
Troppo spesso è necessario ricordare dettagli e strizzate d'occhio che il gioco ci ha fornito anche molto tempo prima o sperare di azzeccare il punto di partenza del passaggio successivo. Ci è capitato più volte di vagare provando combinazioni casuali per smuovere qualcosa, dal momento che non era chiaro quale fosse il bandolo della matassa. Certo, un anello magico individua i punti sensibili nell'ambiente intorno a noi ma di rado è quello che ci blocca. Peccato perché esplorare Mousewood e parlare con i suoi abitanti sarebbe molto piacevole se non fosse per i lunghi momenti di frustrazione, che raggiungono l'apice quando si scopre la beffa degli aiuti. Abbiamo infatti la facoltà di contattare il Marquis de Hoto per chiedere consiglio. La prima volta che lo abbiamo fatto ci è venuta voglia di piangare. Il bianconiglio si limita infatti a ripetere le istruzioni generali del nostro prossimo compito - quell'infame. Comunque con dedizione e pazienza e dopo ore di tentativi, The Night of the Rabbit si lascia penetrare e ci si abitua alle sue scelte arbitrarie. Quello che invece non ci è andato giù è la sadica sequenza di puzzle a ripetizione. Dopo tutta la fatica fatta per cominciare quella dannata festa in nostro onore non c'è nessun avanzamento significativo nella storia o una sequenza animata che ci dia respiro e ci faccia sentire gratificati, magari con qualche problema facile da risolvere che serve solo a innescare nuovi dialoghi e avvenimenti. Macché. Dopo una sfacchinata ne inizia un'altra. Jerry, e noi con lui, si rompe la schiena per aprire un portale e subito deve fare i conti con un bel puzzle ostico al suo interno. Esce dal portale per aprire quello successivo e, senza tante cerimonie, via con un'altra raffica di enigmi. Va bene il bastone, ma poi pretendiamo la carota, se non proprio una caramella. Che diamine: tutti gli eroi hanno diritto alla loro ricompensa. Se nel frattempo vi è venuto il dubbio che questa non sia un'avventura punta e clicca classica vi confermiamo invece che è delle più tradizionali. La magia è solo un simpatico velo sotto il quale si muovono le meccaniche punta e clicca di sempre. E in fin dei conti la magia è solo un dettaglio. Infatti l'incantesimo più simpatico è quello che ci permette di parlare con le rocce antropomorfe. Di rado serve a risolvere un enigma ma in compenso dà voce a tutte quelle buffe facce che abbiamo visto in giro fin dall'inizio, aggiungendo sapore alla narrazione generale del mondo. C'è poi un mini gioco di carte da fare con alcuni abitanti di Mousewood e oggetti collezionabili, tra cui nuove carte da gioco e adesivi. Delle tracce audio invece vi abbiamo già parlato. Sono tutte trovate intelligenti che impreziosiscono l'esperienza, anche se non offrono motivi validi per un secondo giro dalle parti di Mousewood. Nonostante i suoi difetti, The Night of The Rabbit è comunque un'avventura riuscita, che lascia il ricordo dolce di un'esperienza vivace. Come sia possibile è difficile dirlo. Sarà l'esplosione di fantasia, il calore dei personaggi, la varietà degli avvenimenti. O forse, semplicemente, la magia funziona, e noi ce l'eravamo dimenticato.Un eroe accattivante e incontri memorabili ci fanno dimenticare i tanti difetti. Questa sì che è magia.
The Night of the Rabbit è uno scrigno del tesoro pronto a scoppiare di contenuti non appena si solleva il coperchio. Al suo interno si scopre un mondo sovraffollato che rivela uno spessore narrativo sorprendente. Certo il viaggio è accidentato, lento e offuscato da momenti di frustrazione causati da una rotta difficile da seguire, ma lascia il ricordo dolce delle avventure che valeva la pena vivere, comunque siano andate. Perché anche se l'infanzia è finita e non era dorata come adesso ci sembra, porta con sé il ricordo di un'epoca in cui bastava la fantasia per fare di uno stagno un mare, di un ramo una spada. Ed è questa la magia che celebra The Night of the Rabbit, insieme a tante altre cose serie ma meno importanti.
Andrea Rubbini @ScaryFarmerPro
- Protagonista amabile
- Ogni personaggio lascia un segno
- Confezionato ad arte
Contro
- Finale deludente
- È facile perdere la bussola
- Troppi enigmi e poche gratificazioni